UN COMPLESSO MOSAICO VERDE: AMAZZONIA
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Il Bacino delle Amazzoni riveste per l'ecologia terrestre un'importanza fondamentale.
Le piccole comunità e i gruppi indigeni legano ancora le loro economie di sussistenza allo sfruttamento della foresta e dei corsi d'acqua vicini.
Ma uno dei più grandi problemi che affliggono questo territorio è proprio quello dell'inquinamento delle risorse idriche
Minha terra tem palmeiras, onde canta o Sabiá; As aves, que aqui gorjeiam, não gorjeiam como lá. Nosso céu tem mais estrelas, nossas várzeas têm mais flores, nossos bosques têm mais vida, nossa vida mais amores. (GONÇALVES D. A.) La mia terra ha la palmiera d’onde canta il sabià; Trillano anche qua gli uccelli, ma il gorgheggio è un altro là. Ha più stelle il nostro cielo, i verzieri hanno più fiori, c’è più vita ai nostri boschi, vita trova là più amori.(Trad. G. Ungaretti)
Uno sguardo all’orizzonte e l’occhio cattura le bellezze naturali di un luogo difficile da descrivere a parole. I colori sono vivaci e caldi, la solitudine non ha spazio. La sensazione è di essere capitati nell’arena di un amphitheatrum romano. Ma qui le strutture di marmo non ci sono, i pilastri maestosi sostituiti da robusti tronchi e la platea è nascosta e silenziosa. Gli spettatori sono abili osservatori e ascoltatori, mentre l’arena sabbiosa si tramuta nel Rio Amazzonico.
L’Amazzonia è considerata uno dei più grandi serbatoi di acqua dolce al mondo. Secondo un’analisi a scala mondiale, l’acqua dolce presente nel bacino amazzonico (che comprende Brasile, Ecuador, Venezuela, Suriname, Colombia, Perù, Bolivia e Guyana) rappresenta il 20% di tutta l’acqua disponibile sulla terra. In quest’ambito il Brasile si colloca in una posizione privilegiata rispetto ad altri Stati: circa l’80% della disponibilità idrica brasiliana è concentrata nel bacino idrografico amazzonico.
Una zona questa conosciuta soprattutto per la sua biodiversità. Una lunga distesa d’acqua che attraversa Stati e Paesi. Navigare lungo il fiume amazzonico significa esporsi agli sguardi curiosi delle varie specie di animali oltre che a svariati pericoli e ostacoli della natura. Visitando una piccola porzione dello spazio Amazzonico si coglie la dimensione di un territorio tanto ampio quanto denso. La biodiversità, il meticciato si palesano: uno sguardo al viso delle popolazioni locali ne è la prova. L’Amazzonia ha integrato nel proprio ambiente migranti di tutto il mondo: indiani, arabi, portoghesi, spagnoli, olandesi, americani, giapponesi, cinesi.
UN MONDO PURO, MA SOLO IN APPARENZA
La difficile impresa di raggiungere i villaggi e varcare i confini della città si realizza quando si decide di visitare i luoghi considerati distanti. Le bellezze naturali non mancano ma ciò che ci stupisce è la scoperta di un mondo solo apparentemente incontaminato.
Il tramonto si avvicina. Pappagalli e scimmie sembrano annunciare l’arrivo della Luna e la partenza del sole. Siamo riusciti a penetrare nelle vene della foresta, lontani dalla città, fisicamente isolati dal mondo metropolitano e caotico. Il nostro unico trasporto è una canoa motorizzata, anche se il motore non sembra è affidabile. Stupisce la dimestichezza e abilità con cui adulti, bambini e anziani guidano nelle acque difficili di una foresta inondata, schivando continuamente tronchi in putrefazione, piccoli e grandi. Dopo qualche ora di navigazione, abbiamo raggiunto una delle tante isolette creatasi in conseguenza all’inondazione artificiale causata dalla costruzione della Diga di Balbina.
Lentamente si fa buio, la nostra unica fonte di luce è la luna, circondata da un’illimitata quantità di stelle, mai viste prima. Difficile raccontare l’armonia della natura e il suo sincronismo. Non ci sono pareti nella nostra capanna, ma la vegetazione così densa e ravvicinata costruisce un enorme muro verde. Una casa di tutti, dove l’assenza di limitazioni invita e accoglie chiunque cerchi rifugio. Carne bianca, pesce fresco di fiume, anzi freschissimo. Bisogna ammettere che i piranha fritti con riso bianco hanno un buon sapore. Ci corichiamo nelle nostre amache e il silenzio attorno è abbastanza intimidatorio. É già notte fonda ma non mancano visite, dal rospo corpulento di un colore verde luccicante, alla pericolosa signora tarantola, che non ha scrupoli nel volersi rifugiare nelle amache di nascosto. Sono le quattro di notte e la pioggia è continua, raffredda le temperature.
Il silenzio della foresta spaventa più dei rumori. Con gli occhi dello straniero e il sangue del nativo, osservo attentamente ciò che mi circonda.
UNA FONTE DI VITA, NON ACCESSIBILE A TUTTI
Le acque della conca Amazzonica attraversano Stati, foreste, villaggi e paesi. Costituisce la caratteristica fondamentale di queste regioni fino a trasformarsi in un elemento culturale, radicato nella vita di tutti quelli coinvolti nel processo di modifica strutturale dell’Amazzonia. Tuttavia, l’acqua non è ben ripartita fra gli Stati che appartengono al bacino idrografico amazzonico, tanto da non riuscire a soddisfare nemmeno il fabbisogno di tutta la popolazione locale. Nel bilancio idrico emergono alcune zone con problemi di accesso all’acqua sia in termini quantitativi che qualitativi. Tra le cause principali c’è la pressione demografica che distrugge gli ecosistemi più fragili producendo deforestazione, perdita della vegetazione naturale, inquinamento delle acque, , senza dimenticare la costruzione delle grandi dighe per la produzione di energia elettrica. Il Brasile è uno dei principali paesi produttori di energia idroelettrica: i principali impianti si trovano in prossimità dei bacini di Amazonas, São Francisco e Paraná.
La costruzione della diga di Balbina, nel bacino idrografico amazzonico, rappresenta l’esempio di catastrofe ambientale che continua a danneggiare fauna, flora e aria. Quest’opera ha causato l’inondazione di varie aree della foresta, ormai. La vegetazione sommersa e in putrefazione si è trasformata nella più dannosa fonte di gas serra(soprattutto il metano), così morte e vita duellano sullo stesso terreno. Dislocamento delle popolazioni indigene, sommersione di riserve ambientali, estinzioni di specie vegetale e animali mai catalogate, rottura nel ciclo naturale di riproduzione sia della fauna sia della flora: tutto sembra far parte di un progetto mirato ad una diminuzione della biodiversità.
Non mancano le proteste contro questa centrale idroelettrica, motivate dal fatto che questa abbia causato un forte impatto ambientale, per produrre di contro una scarsa quantità di energia elettrica ad un elevato costo di produzione, rendendo secondo le associazioni, la centrale di Balbina molto dannosa e poco efficace.
Bisogna riconoscere che il Brasile ha comunque fatto passi importanti riguardo al rispetto per l’ambiente, ma occorre una maggiore sensibilità e attenzione nei confronti della salvaguardia del complesso territorio del mosaico amazzonico, da parte della comunità internazionale. Purtroppo il caso Balbina dimostra di essere conseguenza di un sistema economico che non bada alle necessità autoctone e allo stesso tempo esempio di una carenza amministrativa nella tutela delle risorse idriche
La specie umana dipende dalle foreste sparse per il mondo per garantire la propria sopravvivenza e noi, Homo sapiens, siamo responsabili per la tutela dell’ambiente e persino di quegli spazi che si trovano lontani dai nostri occhi. Sfortunatamente, l’Amazzonia, il cuore verde del mondo, ogni giorno rallenta il suo battito a causa di azioni quotidiane che danneggiano la flora e la fauna di quei posti che sembrano piuttosto lontani, ma che in realtà sono a stretto contatto con tutti. La foresta più ambita al mondo sembra quasi immortale per cui ci illudiamo che le sue risorse naturali siano illimitate. Ma questa appunto è solo un’illusione.