Un Caffè storico sta risvegliando Palermo
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Sempre in bilico tra antico e innovativo senza mai essere scontati. L'esperimento del Caffè del Teatro Massimo.
Nel progetto che Giovan Battista Filippo Basile avviò nel lontano 1875 c’era già il Caffè del Teatro. Un luogo di ristoro dove gli spettatori potessero rifocillarsi tra un atto e l’altro. Rimase un luogo di ristoro fino alla fine della seconda guerra mondiale circa, quando, forse per il mutamento dei costumi, si perse. Quei locali ospitarono poi negli anni il Circolo della Stampa. Il 6 marzo 2015 Palermo si riappropria del suo Caffè.
Sembra di tornare indietro nel tempo
Il Teatro Massimo è forse l’unico, almeno in Italia, che abbia un giardino. Quel giardino è una barriera, a volte difficile da superare, ma che, una volta oltrepassata, è come se ti proteggesse, dal tempo che passa, dalla città che cambia, dalla cultura insultata. Lo attraverso in un pomeriggio di inizio giugno ed entro nel Caffè del Teatro, ci sono i tavolini in ferro battuto, che hanno per sfondo la scalinata del "Massimo". Varco una delle portefinestre accarezzate come da un sipario di velluto rosso ed ecco che sembra di tornare indietro nel tempo, le pareti affrescate, interrotte da enormi vetrate, il marmo dei pavimenti e i tavolini di legno, due ragazze parlano francese davanti a un buon cappuccino, sembrano le protagoniste di una foto di Doisneau della Parigi degli anni ’30. Ma le ragazze non sono in bianco e nero, sono a colori, non siamo a Parigi, siamo a Palermo, d’un tratto degli schermi interrompono questa sorta di viaggio nel tempo, ma non disturbano, diffondono un’ammaliante musica jazz che ti accoglie.
Qui incontro Alberto Coppola, responsabile del Caffè del Teatro. Mi racconta di come un paio di anni fa nasce l’idea di ricreare un caffè storico che mancava a Palermo, "un luogo di incontro al centro della città, nel monumento simbolo della città”. La sfida viene accolta da Coop Culture e Cot Ristorazione e il 6 marzo 2015 apre, o meglio, riapre le sue porte il Caffè del Teatro Massimo. Nei primi tre mesi di attività i risultati fanno ben sperare, il Caffè nel cuore della città funziona benissimo e i fruitori sono di tutte le età; moltissimi i turisti, numerosi gli studenti che cercano tranquillità e anche famiglie. Le iniziative sono tantissime, dal “Brunch@CAFFÉ” ogni domenica dalle 12 alle 15, al “KidLab@CAFFÉ”, laboratorio di educazione al teatro rivolto ai più piccoli, e ancora “Sound Vision@CAFFÉ”, i concertini acustici del venerdì sera e numerose presentazioni di libri. Oggi il Caffè si estende anche in quella che un tempo era la Buvette e poi circa vent’anni fa il circolo della stampa. Qui troviamo foto che sono testimonianze delle personalità e degli artisti che da questo luogo sono passati e vengono i brividi. Ma il caffè non è solo un luogo di celebrazione della cultura, c’è anche un’altra importante protagonista, la tradizione culinaria. “Questa è stata una delle scommesse vinte”, continua Coppola, “oggi c’è una cucina del Teatro Massimo”, si offre una cucina siciliana rivisitata, stagionale, si trasforma il cibo da strada in finger food. La tradizione culinaria però si può anche portare con sé, oltre che essere apprezzata sul posto. All’interno, un piccolo corner ospita il progetto “Da Nord a Food. United Tastes of Italy”, si offre la possibilità di riempire una valigia di cartone con i prodotti tipici della cucina italiana di cui la Sicilia è perfetta ambasciatrice.
L’atmosfera è antica, ma mai vecchia, il Caffè del Teatro Massimo è una continua commistione di antico e innovativo, come può esserlo una coppola con una stampa di design, con un profumo di Sicilia, una Sicilia antica, che si era sopita, la Sicilia ottocentesca di Basile, del trionfo del Liberty, la Sicilia che ha fatto innamorare generazioni di intellettuali e che sta per risorgere. Speriamo.