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Ucraina: "all'ultimo sangue"

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Politica

In Ucrai­na la vio­len­za au­men­ta e le forze po­li­ti­che in gioco sono sem­pre meno chia­re. Lo Eu­ro­mai­dan, il mo­vi­men­to eu­ro­pei­sta ucrai­no, conta i suoi primi morti. In cosa può sfo­cia­re que­sta "guer­ra ci­vi­le" se l'U­nio­ne Eu­ro­pea con­ti­nua a guar­da­re dal­l'al­tra parte? 

Sono più di 2 mesi che gli op­po­si­to­ri al "re­gi­me" di Kiev si riu­ni­sco­no in Piaz­za Maïdan per re­cla­ma­re le di­mis­sio­ni del pre­si­den­te Ya­nu­ko­vy­ch. I ma­ni­fe­stan­ti chie­do­no il ri­spet­to dei va­lo­ri pro­fes­sa­ti dal­l'U­nio­ne Eu­ro­pea e un al­lon­ta­men­to dal loro fra­tel­lo mag­gio­re, la Rus­sia. Il mo­vi­men­to era par­ti­to come non-vio­len­to, ma dal­l'en­tra­ta in vi­go­re di una serie di leggi li­ber­ti­ci­de, mar­te­dì 21 gen­na­io, la ri­vo­lu­zio­ne ri­bol­le nel san­gue. Anche gli op­po­si­to­ri pa­ci­fi­ci ora so­sten­go­no la vio­len­za dei più estre­mi­sti. Come dice un ma­ni­fe­stan­te della prima ora: «Anche se la vio­len­za non è au­spi­ca­bi­le, anche se le no­stre chan­ce di vit­to­ria sono nulle, dob­bia­mo lot­ta­re».

PRON­TI A «PREN­DER­SI UNA PAL­LOT­TO­LA IN TESTA»

Pro­vo­ca­ta, l'op­po­si­zio­ne ha in­du­ri­to i toni. Dopo l'en­tra­ta in vi­go­re delle leggi an­ti-pro­te­sta, Ar­se­nij Ja­ce­n­juk, uno dei lea­der del­l'op­po­si­zio­ne, ha di­chia­ra­to: «Diamo 24 ore a Ya­nu­ko­vy­ch per in­ter­rom­pe­re le vio­len­ze». Seb­be­ne pos­sa­no sem­bra­re po­si­zio­ni ra­di­ca­li, ormai la mag­gior parte degli op­po­si­to­ri sup­por­ta la vio­len­za e per­fi­no i mi­li­tan­ti di estre­ma de­stra di Pra­vyi Sek­tor. Se­con­do un ma­ni­fe­stan­te, tutti i de­mo­cra­ti­ci ora hanno il do­ve­re di rea­gi­re: «Non pos­sia­mo più fer­mar­li, avete visto cosa sono ca­pa­ci di fare?! Non pos­sia­mo più tor­na­re a casa, al caldo, e ri­po­sar­ci. Loro ver­ran­no a cer­car­ci, per­se­gui­te­ran­no le no­stre fa­mi­glie. Ormai siamo coin­vol­ti in una bat­ta­glia al­l'ul­ti­mo san­gue».

È stato l'i­na­spri­men­to delle mi­su­re del go­ver­no a de­te­rio­ra­re la si­tua­zio­ne. Un com­por­ta­men­to vo­lu­to da Mosca, che ha per sim­bo­lo le leggi re­pres­si­ve vo­ta­te per al­za­ta di mano mar­te­dì 21 gen­na­io in Ucrai­na. Que­ste san­zio­na­no i ma­ni­fe­stan­ti con pene che ar­ri­va­no a 15 gior­ni di car­ce­re, sol­tan­to per aver pian­ta­to una tenda; ob­bli­ga­no le Ong che be­ni­fi­cia­no di fi­nan­zia­men­ti stra­nie­ri a pre­sen­tar­si come "agen­ti del­l'e­ste­ro"; vie­ta­no di in­dos­sa­re il casco nei luo­ghi pub­bli­ci e pos­so­no pu­ni­re co­lo­ro che bloc­ca­no un pa­laz­zo uf­fi­cia­le con 5 anni di pri­gio­ne. Come spie­ga­no gli espo­nen­ti del­l'as­so­cia­zio­ne Che­sno, que­sti prov­ve­di­men­ti rap­pre­sen­ta­no «un de­te­rio­ra­men­to delle li­ber­tà de­mo­cra­ti­che e co­sti­tui­sco­no il ten­ta­ti­vo di sta­bi­li­re le­gal­men­te una dit­ta­tu­ra in Ucrai­na».

L'ORCO YANUKOVYCH

La chia­ve del pro­ble­ma è il pre­si­den­te ucrai­no. De­lin­quen­te di­ven­ta­to uomo d'af­fa­ri, Vik­tor Ya­nu­ko­vy­ch farà qua­lun­que cosa pur di re­sta­re sulla sua pol­tro­na. Non si è mai pie­ga­to alla Corte eu­ro­pea dei di­rit­ti del­l'uo­mo che chie­de la li­ber­tà della pri­gio­nie­ra po­li­ti­ca Yulia Ty­mo­chen­ko. «Ya­nu­ko­vy­ch pensa che le ma­ni­fe­sta­zio­ni at­tua­li siano un com­plot­to or­ga­niz­za­to dalla Tymo­chen­ko – spie­ga il po­li­to­lo­go Vo­lo­dy­myr Fe­sen­ko –. Nel 2004, in se­gui­to a una me­dia­zio­ne eu­ro­pea, ha ac­cet­ta­to di sot­to­por­si a un terzo turno di pre­si­den­zia­li e ha perso. Da al­lo­ra, per lui, ac­cet­ta­re le ele­zio­ni an­ti­ci­pa­te è come ri­co­no­sce­re la pro­pria deb­bo­lez­za. Oggi, una me­dia­zio­ne del­l'Ue è esclu­sa. Lui cer­che­rà di man­te­ne­re fino al­l'ul­ti­mo la sua linea». Se è an­co­ra così in­tran­si­gen­te, però, è per­ché sa di avere l'ap­pog­gio del vi­ci­no russo, con cui ha re­ce­men­te si­gla­to ac­cor­di com­mer­cia­li molto im­por­tan­ti. Gra­zie al loro aiuto – 15 mi­liar­di di euro – è riu­sci­to ad ab­bas­sa­re il prez­zo del gas. E que­sto do­vreb­be ba­sta­re per re­si­ste­re fino alle pros­si­me ele­zio­ni. Tanto più che «se perde in po­li­ti­ca, perde tutto e inol­tre an­dreb­be in pri­gio­ne», sot­to­li­nea Oleg Ri­bat­chouk, un mi­li­tan­te pro-Tiymo­chen­ko. 

I russi ten­go­no molto al­l'U­crai­na, come di­mo­stra­no gli ac­cor­di com­mer­cia­li si­gla­ti di re­cen­te. Per Mosca «que­sta si­tua­zio­ne viene so­ste­nu­ta dal­l’e­ste­ro. E co­mun­que, chi la ali­men­ta non ha nem­me­no ri­spet­to per l'op­po­si­zio­ne, dato che si crea solo vio­len­za».

È il mi­ni­stro degli af­fa­ri este­ri, Ser­gej La­vrov, che lo af­fer­ma, prima di con­clu­de­re alludendo ad altri sospetti: «Quan­do cose si­mi­li ac­ca­do­no in un Paese del­l'Ue, nes­su­no du­bi­ta sulla ne­ces­si­tà di in­ter­ve­ni­re per re­pri­me­re i di­sor­di­ni». Sa­reb­be in­te­res­san­te sa­pe­re di che cosa il mi­ni­stro stia par­lan­do. Per­ché se c'è una cosa che l'Ue sa far bene è fer­mar­si e du­bi­ta­re.   

L'UE DI­STE­SA

In ef­fet­ti José Ma­nuel Bar­ro­so di­chia­ra che «se il go­ver­no ucrai­no non ri­spet­te­rà i prin­ci­pi della de­mo­cra­zia, l'U­nio­ne dovrà rea­gi­re in modo chia­ro». Ma que­sta è solo un'in­ten­zio­ne, i fatti sono ben più com­pli­ca­ti. Non con­vie­ne vol­ta­re le spal­le alla Rus­sia che serve ai di­plo­ma­ti­ci eu­ro­pei per re­go­la­re il con­flit­to si­ria­no. Men­tre i ma­ni­fe­stan­ti ucrai­ni si di­chia­ra­no eu­ro­pei, i go­ver­ni del­l'Ue non ri­cam­bia­no que­sto sen­ti­men­to di fra­tel­lan­za. È evi­den­te che un nuovo Paese di 47 mi­lio­ni di abi­tan­ti scon­vol­ge­reb­be i gio­chi di forza in seno al Con­si­glio eu­ro­peo. Sol­tan­to Sve­ziaPo­lo­nia e gli Stati bal­ti­ci hanno preso una po­si­zio­ne ferma sulla que­stio­ne. Il mi­ni­stro degli Af­fa­ri Este­ri sve­de­se ha de­nun­cia­to le "re­spon­sa­bi­li­tà del re­gi­me" e il suo omo­lo­go po­lac­co si è pre­oc­cu­pa­to per­ché «l'U­crai­na si sta al­lon­ta­nan­do dal­l'Ue e nien­te sem­bra in­di­ca­re un re­tro-front». La Ger­ma­nia si oc­cu­pa del suo gas e la Fran­cia dei suoi pro­ble­mi in­ter­ni. In real­tà, sem­bra che l'U­crai­na non sia mai stata tanto di­stan­te dalle pre­oc­cu­pa­zio­ni del­l'Eu­ro­pa. 

Le isti­tu­zio­ni eu­ro­pee de­vo­no rea­gi­re. La ma­sche­ra de­mo­cra­ti­ca die­tro la quale spe­ra­va di na­scon­der­si Ya­nu­ko­vy­ch sta per ca­de­re. L'Ue deve avere il co­rag­gio di pren­de­re una po­si­zio­ne, per fer­ma­re le vio­len­ze e ri­pri­sti­na­re la de­mo­cra­zia in Ucrai­na. 

Translated from Ukraine : « nous sommes engagés dans une lutte à mort »