Ucraina: "all'ultimo sangue"
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Giovanna GirardiIn Ucraina la violenza aumenta e le forze politiche in gioco sono sempre meno chiare. Lo Euromaidan, il movimento europeista ucraino, conta i suoi primi morti. In cosa può sfociare questa "guerra civile" se l'Unione Europea continua a guardare dall'altra parte?
Sono più di 2 mesi che gli oppositori al "regime" di Kiev si riuniscono in Piazza Maïdan per reclamare le dimissioni del presidente Yanukovych. I manifestanti chiedono il rispetto dei valori professati dall'Unione Europea e un allontamento dal loro fratello maggiore, la Russia. Il movimento era partito come non-violento, ma dall'entrata in vigore di una serie di leggi liberticide, martedì 21 gennaio, la rivoluzione ribolle nel sangue. Anche gli oppositori pacifici ora sostengono la violenza dei più estremisti. Come dice un manifestante della prima ora: «Anche se la violenza non è auspicabile, anche se le nostre chance di vittoria sono nulle, dobbiamo lottare».
PRONTI A «PRENDERSI UNA PALLOTTOLA IN TESTA»
Provocata, l'opposizione ha indurito i toni. Dopo l'entrata in vigore delle leggi anti-protesta, Arsenij Jacenjuk, uno dei leader dell'opposizione, ha dichiarato: «Diamo 24 ore a Yanukovych per interrompere le violenze». Sebbene possano sembrare posizioni radicali, ormai la maggior parte degli oppositori supporta la violenza e perfino i militanti di estrema destra di Pravyi Sektor. Secondo un manifestante, tutti i democratici ora hanno il dovere di reagire: «Non possiamo più fermarli, avete visto cosa sono capaci di fare?! Non possiamo più tornare a casa, al caldo, e riposarci. Loro verranno a cercarci, perseguiteranno le nostre famiglie. Ormai siamo coinvolti in una battaglia all'ultimo sangue».
È stato l'inasprimento delle misure del governo a deteriorare la situazione. Un comportamento voluto da Mosca, che ha per simbolo le leggi repressive votate per alzata di mano martedì 21 gennaio in Ucraina. Queste sanzionano i manifestanti con pene che arrivano a 15 giorni di carcere, soltanto per aver piantato una tenda; obbligano le Ong che benificiano di finanziamenti stranieri a presentarsi come "agenti dell'estero"; vietano di indossare il casco nei luoghi pubblici e possono punire coloro che bloccano un palazzo ufficiale con 5 anni di prigione. Come spiegano gli esponenti dell'associazione Chesno, questi provvedimenti rappresentano «un deterioramento delle libertà democratiche e costituiscono il tentativo di stabilire legalmente una dittatura in Ucraina».
L'ORCO YANUKOVYCH
La chiave del problema è il presidente ucraino. Delinquente diventato uomo d'affari, Viktor Yanukovych farà qualunque cosa pur di restare sulla sua poltrona. Non si è mai piegato alla Corte europea dei diritti dell'uomo che chiede la libertà della prigioniera politica Yulia Tymochenko. «Yanukovych pensa che le manifestazioni attuali siano un complotto organizzato dalla Tymochenko – spiega il politologo Volodymyr Fesenko –. Nel 2004, in seguito a una mediazione europea, ha accettato di sottoporsi a un terzo turno di presidenziali e ha perso. Da allora, per lui, accettare le elezioni anticipate è come riconoscere la propria debbolezza. Oggi, una mediazione dell'Ue è esclusa. Lui cercherà di mantenere fino all'ultimo la sua linea». Se è ancora così intransigente, però, è perché sa di avere l'appoggio del vicino russo, con cui ha recemente siglato accordi commerciali molto importanti. Grazie al loro aiuto – 15 miliardi di euro – è riuscito ad abbassare il prezzo del gas. E questo dovrebbe bastare per resistere fino alle prossime elezioni. Tanto più che «se perde in politica, perde tutto e inoltre andrebbe in prigione», sottolinea Oleg Ribatchouk, un militante pro-Tiymochenko.
I russi tengono molto all'Ucraina, come dimostrano gli accordi commerciali siglati di recente. Per Mosca «questa situazione viene sostenuta dall’estero. E comunque, chi la alimenta non ha nemmeno rispetto per l'opposizione, dato che si crea solo violenza».
È il ministro degli affari esteri, Sergej Lavrov, che lo afferma, prima di concludere alludendo ad altri sospetti: «Quando cose simili accadono in un Paese dell'Ue, nessuno dubita sulla necessità di intervenire per reprimere i disordini». Sarebbe interessante sapere di che cosa il ministro stia parlando. Perché se c'è una cosa che l'Ue sa far bene è fermarsi e dubitare.
L'UE DISTESA
In effetti José Manuel Barroso dichiara che «se il governo ucraino non rispetterà i principi della democrazia, l'Unione dovrà reagire in modo chiaro». Ma questa è solo un'intenzione, i fatti sono ben più complicati. Non conviene voltare le spalle alla Russia che serve ai diplomatici europei per regolare il conflitto siriano. Mentre i manifestanti ucraini si dichiarano europei, i governi dell'Ue non ricambiano questo sentimento di fratellanza. È evidente che un nuovo Paese di 47 milioni di abitanti sconvolgerebbe i giochi di forza in seno al Consiglio europeo. Soltanto Svezia, Polonia e gli Stati baltici hanno preso una posizione ferma sulla questione. Il ministro degli Affari Esteri svedese ha denunciato le "responsabilità del regime" e il suo omologo polacco si è preoccupato perché «l'Ucraina si sta allontanando dall'Ue e niente sembra indicare un retro-front». La Germania si occupa del suo gas e la Francia dei suoi problemi interni. In realtà, sembra che l'Ucraina non sia mai stata tanto distante dalle preoccupazioni dell'Europa.
Le istituzioni europee devono reagire. La maschera democratica dietro la quale sperava di nascondersi Yanukovych sta per cadere. L'Ue deve avere il coraggio di prendere una posizione, per fermare le violenze e ripristinare la democrazia in Ucraina.
Translated from Ukraine : « nous sommes engagés dans une lutte à mort »