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TV pubblica e sottotitoli

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Le politiche linguistiche

Cari amici, La Stampa di oggi riporta la notizia di un'iniziativa del Parlamento europeo che chiede alla Commissione di presentare una proposta che imponga alle emittenti l'obbligo di sottotitolare tutti i programmi, perché esso garantisce il pieno accesso all'informazione anche a chi ha problemi di udito e favorisce l'apprendimento delle lingue.

Può trattarsi di una iniziativa interessante, ma sotto certi aspetti insidiosa. Di nuovo, è la questione della lingua che si impone. Leggiamo le parole dell'articolo de La Stampa:

Sottotitoli obbligatori su tutte le reti televisive pubbliche d'Europa. E' quanto chiedono i 427 eurodeputati che hanno sottoscritto una dichiarazione con l'obiettivo di sollecitare la Commissione europea a mettere a punto una proposta legislativa che obblighi le emittenti d'Europa a sottotitolare tutti i programmi. Così come la britannica Bbc, che dall'inizio di aprile sottotitola il 100 per cento delle sue trasmissioni .... Gli eurodeputati sottolineano l'importanza dei sottotitoli anche nell'apprendimento delle lingue straniere, un terreno nel quale l'Italia ha particolare bisogno di migliorarsi, se si considera che il 33,8% dei cittadini non parla nemmeno una lingua straniera.

Di nuovo si confondono le cose: si pone come paragone la blasonata BBC che sottotitola tutti i programmi (che sono per la quasi totalità in inglese, quindi si tratta solo di offrire effettivamente un servizio ai sordi), ma poi si introduce l'idea che i sottotitoli servono a imparare le lingue. Ecco apparire il solito trucco retorico: si dice "siamo in ritardo! Dobbiamo offrire maggiori sottotitoli perché gli altri già lo fanno." Ma è evidente che in tutti i paesi europei, tranne Regno Unito e Irlanda, la questione dei sordi è un pretesto: la vera posta in gioco è linguistica, ovvero favorire la presenza dell'inglese nei teleschermi in tutta l'Unione europea. Perché sarebbe questo l'esito di questa politica (caldeggiata da alcuni esponenti intellettuali che sostengono che il doppiaggio va abolito non certo per i sordi ma per inculcare fin dalla tenera età l'inglese a tutti i bambini e ragazzi europei). Non vi sarebbe altro esito possibile, visto che già oggi il 64% dei film nell'Unione europea sono di produzione americana. Se si sommano le produzioni britanniche e alcune produzioni internazionali, la quota diventa ancora maggiore.

Ritengo che imparare le lingue (al plurale) sia certamente importante, ed è vero che la TV aiuta. Ma allora per imparare meglio lo spagnolo, l’inglese o il finlandese, guardiamo allora la TV spagnola, britannica o finlandese. Col digitale terrestre, le parabole e internet si può, e costa poco. Se poi tutte queste reti offrono sottotitoli nella loro lingua, avremo un servizio eccezionale per l'apprendimento, ovvero leggere e ascoltare direttamente l'originale. Non c’è nessun bisogno di anglofonizzare le TV pubbliche e private di tutta Europa. Perché, ripeto, questo sarebbe l’esito dell’abolizione del doppiaggio, dato che la grandissima maggioranza dei film che sono trasmessi sono in inglese. In una certa misura il doppiaggio può anche essere visto come democratico. Senza di esso la gran parte della popolazione sarebbe esclusa dal godere dei programmi.