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Turchia: l'AKP ha perso la maggioranza

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Politica

Il partito islamico conservatore AKP ha perso la maggioranza assoluta dopo le elezioni legislative in Turchia mentre il partito di sinistra pro-curdo HDP fa per la prima volta il suo ingresso in Parlamento. La società civile si è opposta alla deriva autoritarista dell'AKP, si rallegrano certi analisti mentre altri temono un periodo d'instabilità in quella regione, alle soglie del Medio Oriente.

La vittoria della società civile

Benché l'AKP rimanga la prima formazione politica del paese, la democrazia è la grande vincitrice di queste elezioni, scrive il portale pubblico tagesschau.de: «La maggior parte degli elettori turchi ha detto chiaramente no alle aspirazioni autocratiche e autoritarie del loro presidente. Coloro che si rallegrano dei risultati del voto non devono pero' dimenticare una cosa: 13 anni di potere esclusivo dell'AKP hanno conferito alla politica turca una stabilità che il paese non conosceva da numerosi anni. Occorre quindi concluderne che lo scenario di una Turchia caratterizzata da coalizioni incerte, che si neutralizzano a vicenda e minacciano il paese di un periodo di stagnazione e di insicurezza, sia di nuovo d'attualità? Non necessariamente. I risultati dello scrutinio non sono l'unico segnale incoraggiante. L'impegno di decine di migliaia persone ha dimostrato che in Turchia esiste una società civile attiva, viva e operativa, per la quale la democrazia non è una parola vuota ma una realtà vissuta sulla propria pelle».

Tagesschau.de Germania » 07/06/2015

I risultati delle elezioni parlamentari turche del 2015 a confronto con il 2011. Creato con Infogr.am.

La vittoria dei curdi

Il presidente Recep Tayyip Erdoğan paga le conseguenze della sua arroganza, si rallegra il quotidiano liberal-conservatore Corriere della Sera dopo le lezioni legislative turche:  «Formalmente, il capo dello Stato avrebbe dovuto restare ai margini della contesa. Non è stato così. Spaventato dai sondaggi e da opache sprospettive future, Erdoğan, Corano in mano, ha cercato di convincere il popolo turco d'essere l'unico capace di guidarlo. Il popolo gli ha risposto no. [...] L'arroganza del Presidente ha prodotto l'anticorpo. È un giovane politico curdo che ha deciso di far diventare il partito HDP (Pace e democrazia) una forza politica nazionale, pesionando dubbio e pregiudizi. Selahattin Demirtaş, 42 anni, con il suo stile sobrio e la sua oratoria convincente, ha saputo seppellire un tabù. Quello di aprire l'Assemblea nazionale a un partito di un'importante minoranza che, nel passato, è stata sospettata di tutto».

Corriere della Sera Italia » 08/06/2015

Continuare con le riforme

Alle legislative turche, il partito al potere AKP ha perso voti nei grandi centri urbani e nelle regioni a maggioranza curda dell'est del paese. Dopo 13 anni al potere, il partito deve ritrovare la sua indole riformista, scrive il quotidiano filogovernativo Sabah: «Conviene conferire una dimensione più riformista al paradigma di "nuova Turchia" promosso dal partito al potere. Al di là del PKK (partito curdo dei lavoratori) e dell'HDP, dovrebbe impegnarsi maggiormente a favore del processo di pace come progetto portato avanti dalla società civile. […] Bisogna interrogarsi sulle ragioni all'origine delle sue perdite di consensi nella regione. […] Al fine di consolidare la base che desidera il cambiamento, bisogna concentrarsi sulle questioni urgenti d'una potenziale revisione costituzionale e rimettere in causa gli obiettivi presidenziali, che sono stati affrontati in maniera superficiale. L'AKP deve domandarsi perché non ha potuto mobilitare i giovani e sforzarsi di prediligere una retorica più moderna, a cavallo fra tradizione e futuro».

Sabah Turchia » 08/06/2015

E l'Europa?

La Turchia affronta un periodo movimentato che potrebbe avere delle ripercussioni sull'insieme dell'Europa, analizza il giornale economico De Tijd: «Al crocevia dell'Europa, del Medio Oriente e della Russia, la Turchia è un punto sensibile sul piano geopolitico. Non per nulla costituisce un partner strategico nella NATO. Il futuro politico del paese è dunque di primaria importanza per l'Europa. L'attitudine chiusa di Erdogan è fonte di spaccature, e non solo nel Vecchio Continente. A sud, la Turchia confina con la Siria e con l'Iraq, dove i terroristi dell'ISIS sono potenti, e dove i curdi rivendicano la propria regione. […] In tal contesto, il presidente russo Vladimir Putin sta tentando di rafforzare i legami con la Turchia. Più Erdogan si ritrova circondato, più Putin ha possibilità di farcela. I prossimi mesi saranno decisivi per la democrazia turca, ma anche per il ruolo della Turchia nel panorama geopolitico mondiale».

De Tijd Belgio » 08/06/2015

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Translated from Erdogan: Das Ende der absoluten Mehrheit