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Turchia, è l'anno della verità per Erdoğan

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Default profile picture Tolga Gucel

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Lara Burigo

Politica

Con la Cri­mea che mo­no­po­liz­za l'at­ten­zio­ne dei media, la Turchia è uscita dai radar dei principali mezzi d'informazione. Un'at­ten­ta ana­li­si ri­ve­la però le crepe del sistema Erdoğan. A giugno 2015 ci saranno le elezioni politiche. Il disagio dei giovani basterà a portare a un cambiamento nel Paese? Secondo alcuni sondaggi il governo detiene ancora il 40% delle preferenze.

Il conto alla ro­ve­scia per le ele­zio­ni par­la­men­ta­ri del giu­gno 2015 in Tur­chia è già iniziato. Allo stesso tempo, au­men­ta la pres­sio­ne sul Par­ti­to per la giu­sti­zia e lo svi­lup­po (AKP) e sul suo lea­der, Recep Tayy­ip Erdoğan, at­tual­men­te al go­ver­no. Col­pi­to da ac­cu­se di cor­ru­zio­ne e col­pe­vo­le di un at­teg­gia­men­to sem­pre più au­to­ri­ta­rio, il suo po­te­re è ora in dub­bio. Sebbene il con­trol­lo che il Primo mi­ni­stro ha eser­ci­ta­to sul Paese si sia raf­for­za­to nell'ultimo de­cen­nio, nel 2013 i cit­ta­di­ni sono scesi in campo con­tro ciò che ri­ten­go­no un at­tac­co alla na­tu­ra della Re­pub­bli­ca turca e al padre della Tur­chia mo­der­na, Mu­sta­fa Kemal Atatürk.  Le re­stri­zio­ni alla li­ber­tà di espres­sio­ne, la cen­su­ra della stam­pa in­di­pen­den­te e il ri­fiu­to da parte del go­ver­no di ri­co­no­sce­re i di­rit­ti della co­mu­ni­tà LGBT hanno fatto in­fu­ria­re i cit­ta­di­ni e, in par­ti­co­la­re, i gio­va­ni. Se­con­do que­st’ul­ti­mi, il Paese sta re­gre­den­do an­zi­ché ab­brac­cia­re lo stile di vita e i di­rit­ti di una so­cie­tà eu­ro­pea mo­der­na.

Giro di vite

No­no­stan­te la mag­gio­ran­za della po­po­la­zio­ne sia mu­sul­ma­na, la Tur­chia è un Paese laico e mul­ti­cul­tu­ra­le, fin dalla sua na­sci­ta nel 1923. Que­sta lai­ci­tà è però mi­nac­cia­ta dalla cre­scen­te in­fluen­za isla­mi­ca di Er­do­gan che ha provato a in­as­pri­re le pene re­la­ti­ve al con­su­mo di al­co­li­ci. Una legge del 2011 (poi abro­ga­ta) aveva al­za­to l'età le­ga­le per il con­su­mo dai 18 ai 24 anni. Le pre­oc­cu­pa­zio­ni dei cit­ta­di­ni sono cul­mi­na­te nei di­sor­di­ni ci­vi­li scop­pia­ti lo scor­so mag­gio a Istan­bul, a Piaz­za Tak­sim, vi­ci­no al Gezi Park. Da­van­ti ai media di tutto il mondo Er­do­gan ha af­fer­ma­to la sua au­to­ri­tà con la bru­ta­le re­pres­sio­ne dei manifestanti. Alla fine il mo­vi­men­to è stato se­da­to.  

Per­ché Er­do­gan è ri­ma­sto al po­te­re così a lungo? La ve­ri­tà è che, nel corso degli anni, il Primo mi­ni­stro ha in­cre­men­ta­to la sua po­po­la­ri­tà tra i cit­ta­di­ni del suo Paese. Nel de­cen­nio in cui è stato al po­te­re, la Tur­chia ha af­fron­ta­to un gran nu­me­ro di cam­bia­men­ti fino ad af­fer­mar­si come un at­to­re nello scacchiere internazionale. Con un pro­dot­to in­ter­no lordo cre­sciu­to del 64% tra il 2002 e il 2012, la Tur­chia è di­ven­ta­ta una po­ten­za eco­no­mi­ca glo­ba­le e ha ac­qui­si­to un'im­por­tan­te in­fluen­za geo­po­li­ti­ca.

A Istan­bul, i cam­bia­men­ti sono evi­den­ti. Un nuovo tun­nel fer­ro­via­rio co­strui­to sotto lo stret­to del Bo­sfo­ro col­le­ga l’A­sia al­l’Eu­ro­pa. Le stra­de prin­ci­pa­li sono fian­cheg­gia­te da giar­di­ni ben cu­ra­ti e im­po­nen­ti edi­fi­ci go­ver­na­ti­vi sono spun­ta­ti in città. Il gran nu­me­ro di auto spor­ti­ve di lusso e uti­li­ta­rie di­pin­go­no bene il qua­dro po­si­ti­vo del­l'e­co­no­mia turca.

MA DA DOVE PRO­VIE­NE QUE­STO DE­NA­RO?

I so­ste­ni­to­ri di Erdoğan lo­da­no la sua in­tel­li­gen­te lea­der­ship e le po­li­ti­che eco­no­mi­che vin­cen­ti. La sta­bi­li­tà po­li­ti­ca ha por­ta­to alla sta­bi­li­tà eco­no­mi­ca: tra il 2002 e il 2012, gli in­ve­sti­men­ti stra­nie­ri sono au­men­ta­ti in ma­nie­ra no­te­vo­le, per un to­ta­le di 123,7 mi­liar­di di dol­la­ri. Tutto ciò non si era mai visto con i pre­ce­den­ti go­ver­ni, in ge­ne­re coa­li­zio­ni dalla breve du­ra­ta.

Dal­l'al­tro lato, gli scet­ti­ci cri­ti­ca­no la cor­ru­zio­ne di­la­gan­te. I re­cen­ti svi­lup­pi sug­ge­ri­sco­no in­fat­ti che Erdoğan e il suo go­ver­no siano pro­fon­da­men­te coin­vol­ti in di­ver­si scan­da­li e lo stes­so vale per molte delle più ric­che e in­fluen­ti im­pre­se del Paese. La tv pub­bli­ca ha tra­smes­so una te­le­fo­na­ta tra il Primo mi­ni­stro e suo fi­glio, in­ter­cet­ta­ta dalle au­to­ri­tà giu­di­zia­rie. A quan­to pare, i due sta­va­no di­scu­ten­do sulla ne­ces­si­tà di spo­sta­re dal loro conto una co­spi­cua somma di de­na­ro. Ov­via­men­te Erdoğangan re­spin­ge le ac­cu­se e so­stie­ne che la re­gi­stra­zio­ne sia un falso. Inol­tre, ha de­sta­to scal­po­re un'al­tra re­gi­stra­zio­ne in cui Erdoğan chie­de al di­ret­to­re di uno dei prin­ci­pa­li net­work te­le­vi­si­vi di ta­glia­re gli spazi de­di­ca­ti a un lea­der del­l'op­po­si­zio­ne. L’au­ten­ti­ci­tà delle re­gi­stra­zio­ni deve es­se­re an­co­ra di­mo­stra­ta, ma, in ogni caso, fin­ché Er­do­gan sarà al po­te­re, ap­pa­re im­pro­ba­bi­le che que­ste prove pos­sa­no es­se­re uti­liz­za­te con­tro di lui. Il Primo mi­ni­stro ha l'a­bi­li­tà di ma­ni­po­la­re a suo vantaggio qual­sia­si no­ti­zia o av­ve­ni­men­to. La de­li­ca­tez­za delle si­tua­zio­ne è se­gna­ta anche dal cam­bio dei ver­ti­ci mi­li­ta­ri con lea­der fi­lo-go­ver­na­ti­vi. In que­sto modo il go­ver­no sem­bra voler con­so­li­da­re il suo po­te­re in un Paese noto per i golpe. La re­cen­te mi­nac­cia di Erdoğan di cen­su­ra­re Fa­ce­book e You­tu­be è stata for­tu­na­ta­men­te stron­ca­ta sul na­sce­re dal Pre­si­den­te della Re­pub­bli­ca, Ab­dul­lah Gul.

Ground Zero: Tur­chia - I ma­ni­fe­stan­ti di Gezi Park

SENZA AL­TER­NA­TI­VE

I ri­sul­ta­ti di un re­cen­te son­dag­gio in­di­ca­no che nelle pros­si­me ele­zio­ni l’AKP ot­ter­rà co­mun­que il 40% dei voti. No­no­stan­te il cre­scen­te scon­ten­to nei con­fron­ti del go­ver­no, gli elet­to­ri de­vo­no fare i conti con un'al­ter­na­ti­va che non con­vin­ce. Il prin­ci­pa­le av­ver­sa­rio di Er­do­gan, il Par­ti­to Re­pub­bli­ca­no del Po­po­lo (CHP), ha in­fat­ti an­co­ra molta stra­da da fare. Il 2014 pro­met­te quin­di di es­se­re un anno fon­da­men­ta­le per la Tur­chia. Man­ca­no solo poche set­ti­ma­ne alle ele­zio­ni am­mi­ni­stra­ti­ve e gli os­ser­va­to­ri pre­ve­do­no che chi ne usci­rà vin­ci­to­re avrà la me­glio anche in quel­le po­li­ti­che dell'anno prossimo. 

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Translated from Turkey: Make or break time for Erdogan