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TTIP e TPP, gli accordi di libero scambio che scuotono la Cina

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Politica

Da molto tempo, in Germania come in tutta Europa, il TTIP è sulla bocca di tutti. Il 10 ottobre, a Berlino, si è tenuta una grande manifestazione contro gli accordi di libero scambio. Le critiche sull'accordo, celebrato da Hillary Clinton come la "nuova NATO dell'economia", arrivano anche dalla Cina.

Tra polli al cloro e tribunali arbitrali anti-democratici, nel dibattito tedesco sul TTIP (ovvero il Partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti, in fase di negoziazione con l'UE) si trascura spesso l'intenzione degli Stati Uniti di concludere altri accordi di libero scambio di una certa importanza. Nei forum cinesi il TTIP e il TPP (la sua versione transpacifica, già firmata, e da cui la Cina è esclusa, n.d.r.) appaiono come due facce della stessa medaglia. Potrebbe essere tranquillizzante il Governo cinese sapere che nei forum i riflettori non sono puntati tanto sulla mancanza di trasparenza, quanto principalmente sulle mire strategiche dell'Amministazione USA.

TTIP e TPP: due facce della stessa medaglia?

Trova grande consenso l'analisi del think tank cinese e filogovernativo "Fiaccola del pensiero". «Al momento l'America, l'Europa e alcuni Paesi industrializzati stanno cercando, mediante il TTIP e il TPP, di creare una nuova generazione di regolamenti sugli investimenti e sul commercio con standard più elevati e norme più severe, al fine di limitare i margini di sviluppo della Cina e di altre economie emergenti (...). Spezzare l'egemonia occidentale sarà un cammino lungo e difficile!».

Batte sullo stesso chiodo anche il blogger, esperto di economia, Liang Jianzhang, che vede entrambi gli accordi come una coalizione di Stati dell'Occidente e di loro alleati volta a controllare lo sviluppo della Cina. «La Cina ha attualmente una popolazione di 1,36 miliardi di persone, vale a dire 400 milioni di persone in più rispetto ai 900 milioni che vivono in Occidente. A lungo questo ha rappresentato un vantaggio naturale ai fini della crescita, vantaggio che gli altri Paesi potevano solo sognarsi di avere. Tuttavia, stando alle tendenze che si registrano in questo momento, presto il popolo cinese potrebbe diventare un'entità più piccola rispetto alla regione controllata dagli Stati Uniti con il TTIP e il TPP, che esclude di fatto la Cina».

I calcoli politici dell'Occidente

A metà settembre 2015, in occasione del Forum economico mondiale tenutosi a Dalian, l'ex capo economista della Banca mondiale, Justin Yifu Lin, ha provato a ribadire la necessità di una partecipazione della Cina al TPP, adducendo motivazioni di ordine economico. La maggior parte dei commentatori di Sina Weibo (uno dei blog cinesi più frequentati, n.d.t.) ritiene comunque che l'esclusione della Cina dall'accordo commerciale transpacifico sia frutto di calcoli politici mirati.

Niurentiannu, un utente di Weibo, vede messo in pericolo anche lo storico successo dell'adesione cinese alla WTO (Organizzazione mondiale del commercio), che nel 2001 cambiò la storia economica globale. «Gli altri concludono il TPP proprio allo scopo di non coinvolgere la Cina. L'allora Premier Zhu Rongji aveva portato la Cina nella WTO e noi, da allora, ci adagiamo sugli allori; ma ben presto questi allori non ci saranno più».

Trattative lente: segno di debolezza americana?

Recentemente sempre più al centro dell'attenzione, anche le difficoltà e i ripetuti ritardi dei negoziati. Un forum di discussione di Weibo, legato al canale televisivo di Hong KongPhoenix, ha aperto un dibattito all'inizio di agosto: "I negoziati sul TPP non hanno dato risultati: declino dell'influenza nippo-americana?".

Uno degli utenti vede Cina e Stati Uniti incastrati in una gara di negoziati per il predominio del commercio mondiale. «Gli USA, dopo aver perso la facoltà di dettare le condizioni nel quadro della WTO, eludono queste norme e aprono nuovi negoziati. (...) La strategia intrapresa dalla Cina di una "nuova via della seta", la Banca asiatica di investimento e le zone di libero scambio multilaterali, sono risposte conformi alle normative in questo grande scontro (...). Avanti Cina!».

Un altro utente, invece, riconosce come inconciliabili gli interessi economici alla base delle difficoltà mostrate dal TPP. L'assenza di risultati dei negoziati è un chiaro segno di come le norme del TPP, dettate dagli USA, non possano soddisfare gli interessi centrali di tutti i Paesi coinvolti. È scontato dire che ogni Stato presenta condizioni economiche diverse (...). Se non si ubbidisce alle regole dell'economia e non si guarda ai reciproci vantaggi, il TPP fallirà nuovamente.

Se nel dibattito europeo sul TTIP la Cina svolge un ruolo marginale, tra gli internauti e analisti cinesi il concetto chiave sembra essere il seguente: il TTIP e il TPP fanno parte di un piano americano, sia questo di mantenimento dell'egemonia economica o di arginamento geostrategico della Cina. Logicamente, anche le difficoltà e le resistenze nelle trattative sono decifrate più come un segno di debolezza degli Stati Uniti, che come l'espressione di una nuova funzione di controllo della società civile sui negoziati internazionali.

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Questo articolo è stato pubblicato su Stimmen aus Asien (Voci dall'Asia, n.d.t.), un blog della fondazione Asienhaus.

Translated from TTIP und TPP: Freihandelsabkommen schlagen in China Wellen