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“Troika dégage!”, indignados d'Europa a Parigi

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Politica

Erano in 70. Non tantissimi, certo. Ma agguerriti e solidali. Si sono ritrovati ai piedi della Tour Eiffel, lo scorso 1° giugno, gli indignados di tutta Europa, per protestare contro la falce dell'austerità e per sostenere i ribelli di piazza Taksim a Istanbul. Lo sguardo di un italiano a Parigi, che si è mescolato, almeno per un giorno, agli indignados europei.

Vogliono che la Troika “si tolga dai piedi”, i manifestanti scesi in piazza il 1° giugno a Trocadéro, a Parigi, luogo che sta diventando ormai sede della rivolta dei movimenti anti-austerity in città.

La manifestazione, Les peuples unis contre la Troika, è stata organizzata dal movimento Juventud Sin Futuro Paris (JSF), che già un mese fa si era radunato sotto la Tour Eiffel per la manifestazione No nos vamos, nos echan, (letteralmente, "noi non ce ne andiamo, ci cacciano") e dal partito greco d’opposizione Syriza, a cui si sono aggiunti i movimenti della sinistra francese Attac, il Front de Gauche, il Collectif Roosevelt e un imponente movimento turco, lì non solo per la Troika, ma soprattutto per dare il proprio sostegno ai manifestanti di piazza Taksim.

Vangelis, uno dei leader di Syriza Paris, è chiaro: “Siamo qui contro la Troika che rende il governo greco un governo marionetta, al servizio della finanza e non del popolo. Vogliamo una redistribuzione equa delle risorse che parta dal basso”. La crisi greca non è affatto finita, oggi il paese si trova ancora con un forte debito pubblico, con un governo di solidarietà nazionale che cerca di rispettare i patti con l’Europa e migliaia di giovani pronti a emigrare, come lo stesso Vangelis ha fatto. Stessa situazione per il Portogallo. Su 10 milioni di abitanti, uno e mezzo è già partito dal 2011 a oggi, con una stima in forte crescita. Anche qui l’austerity della Troika ha portato a enormi conseguenze. Cristina, una donna portoghese sulla cinquantina, parla “di una situazione di crisi umanitaria” con salari medi di 450 euro e 2 milioni di persone sotto la soglia di povertà.

Un altro capitolo è la Spagna, eldorado socialista dei primi anni del governo Zapatero e oggi paese che punta tutto sulla privatizzazione per risanare i debiti. Maria di JSF parla in castigliano per farsi comprendere meglio dai suoi: “Il salvataggio europeo delle banche ha garantito al governo una volta in più di privatizzare pezzi importanti dello Stato. Con la scusa della crisi, oggi in Spagna, sanità ed educazione sono privati”. 

Contro l’austerity che mortifica i popoli, contro la finanza che si arricchisce con la crisi, contro i governi fantocci che sono sotto le lobby internazionali: contro tutto questo hanno protestato i nuovi indignados. E la giornata del 1° giugno sembra essere solo l'inizio.

Foto: (cc) España en Paris