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Trieste, si spengono le luci: tempi duri per i nottambuli

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Trieste, finis terrae dell'Europa occidentale, porta d'oriente che si apre sui Balcani. Indubbiamente una delle città più affascinanti d'Italia, ma anche la prima per la qualità della vita, secondo il quotidiano Il Sole 24 Ore. Nonostante ciò, le luci notturne del capoluogo del Friuli Venezia Giulia rischiano di spegnersi. Ma non è ancora detta l'ultima parola.

Trieste, città più vivibile d'Italia? Sì, stando alla classifica annuale de Il Sole 24 Ore. No, se diamo ascolto alle voci dei cittadini del centro giuliano, riuniti nel comitato “Trieste Vivibile”. Comitato che ha un blog,con un unico post datato 2008. E non un recapito, né un indirizzo e-mail, né un nome di un responsabile. A Trieste, chi vive la notte sa chi c'è dietro al comitato: è Marina Della Torre, proprietaria di una merceria nell'affascinante quartiere di Cavana, dietro la famosa Piazza Unità. Che l'anno scorso ha intrapreso una battaglia a base di accuse verso alcune associazioni e locali del centro della città alabardata. La colpa? Troppo rumore, non si può dormire.

Una realtà associazionistica importante

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Ma oltre che contro i rumori, il comitato “Trieste Vivibile” si scagliava anche contro una realtà associazionistica forte e molto importante per il quartiere di Cavana, che fino ai primi anni Duemila era un quartiere considerato pericoloso e malfamato. «L'associazione culturale Etnoblog - mi spiega il suo presidente, Paolo Rizzi - è una Onlus che, fra le varie attività, gestiva Colors, progetto editoriale per immigrati, divulgato sui media locali; al suo interno opera la cooperativa sociale On Stage, che si occupa di allestimento palchi sia per il club musicale, che fino allo scorso anno si trovava in centro città, sia per esterni, e che gestisce, tra le altre cose, il progetto Overnight, che include un servizio bus notturno per ragazzi sotto i trent'anni, e un progetto di reinserimento dei carcerati nella società».

Trieste viva o vivibile?

C'è dunque tutto un mondo dietro quello che i cittadini di “Trieste Vivibile” additavano come rumoroso locale notturno di giovani buontemponi. L'associazione, dopo varie denunce e salatissime multe della questura, lo scorso anno si è dovuta trasferire più lontano dal centro, sulle rive – il lungomare triestino. «C'è stato accanimento da parte della polizia - continua Rizzi - ed è un peccato non essere più in centro, anche se gli uffici sono rimasti dov'erano. Il centro riusciva a riunire in modo non ghettizzante vari tipi di persone, dal freak al “fighetto”. Ma non potevamo rischiare una chiusura definitiva e così ci siamo trasferiti: chiudere avrebbe comportato la perdita del posto di lavoro per troppe persone e famiglie».

Un piano ben preciso...

L'altro club “incriminato” è il Tetris, che l'anno scorso ha subito una multa di 3.000 euro dalla Questura. L'accusa? Essere un locale notturno “mascherato” da associazione culturale. «Ma fino ad ora, le prove che questo fosse vero non sono mai emerse» dice Andrea Rodriguez, direttore artistico dell'associazione, tra i fondatori del club. «Altri problemi, comunque, dopo l'anno scorso non ne abbiamo avuti. Noi continuiamo ad andare avanti, a offrire musica e intrattenimento giovanile».

Una delle piazze principali di TriesteMa non ci sono soltanto le associazioni in centro a rischio chiusura. Racconta Luca, trent'anni, ingegnere, a proposito di alcuni bar della più periferica e popolare San Giacomo: «C'è stato un momento, un po' di mesi fa, in cui io e un amico seriamente pensavamo ad un piano ben preciso ordito dalle autorità per chiudere tutti i locali notturni in periferia, e per dirottare la clientela verso i locali ben più chiccosi del centro e togliere così dalla strada i “relitti” umani che invece noi frequentavamo con assiduo piacere. Mi riferisco in particolare alla chiusura dell'Angelo Blu dell'ex-trapezista Bruno e del Famous British Beer, vicini a piazza Sansovino. Sempre lì è stato chiuso anche il meraviglioso Caffè Italia, per farci un supermercato o un parcheggio che non si è ancora visto, invece di preservarlo come caffè storico. Quando entravi era come tornare indietro, agli anni Cinquanta».

Trieste: viva o vivibile?

Molte associazioni si sono riunite in un comitato di nome “Trieste Viva”, in contrapposizione a “Trieste Vivibile”, il cui manifesto, citato sul seguitissimo gruppo su Facebook, la dice lunga: «Scompaiono le vecchie e pretestuose contrapposizioni: non c’è nessuno scontro “giovani contro anziani”, è un’invenzione creata ad arte per tenere in vita un modello di vita ben preciso, e cioè quello di un progressivo adeguamento dell’individuo a logiche commerciali che pretendono di regolare ogni aspetto dell’esistenza. Come se l’urgenza di esprimere se stessi, gli slanci dell’anima, fossero aspetti che con il passare degli anni andassero messi da parte per far posto unicamente ad una dimensione lavorativa nella quale si produce e poi ci si riposa». Insomma: di fronte ai pochi che vogliono spegnere la notte triestina, ci sono tantissimi cittadini attivi che, ci si può scommettere, la riaccenderanno.

Foto: london ally/flickr; Roberto Lisjak