Trema in Germania il piano di studi “fai da te”
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Marco RiciputiGli studenti tedeschi godono di una libertà senza pari a livello europeo di pianificare i propri studi. Ma con il passaggio al "sistema 3+2" qualcosa cambierà.
Non sono rare nelle università tedesche esotiche combinazioni: come lingue orientali insieme a economia. Mentre gli studenti di altri paesi devono studiare le materie pianificate nell’indirizzo accademico scelto, i tedeschi si struggono nel dubbio delle scelte, avendo la possibilità di gestire e modificare da soli il proprio percorso di studi. Il rischio che si corre è quindi quello di studiare invano una o più parti del proprio piano di studi in quanto non strettamente attinente alla professione per la quale ci si sta preparando. Il vantaggio risiede invece nelle interessanti possibilità che possono nascere da insoliti accostamenti: Bianca Gabrielli, ad esempio, studia sociologia, scienze politiche e letteratura italiana.
Oltre la Humbolt
Gli studenti tedeschi dovrebbero, ubbidendo all'Humboldtschen, che è il principio dell’ “unità di ricerca ed insegnamento”, dare impulso alla ricerca e specializzarsi. Ma se si getta uno sguardo nell’ambiente universitario, si nota subito come quest’ideale e la realtà divergano. La durata degli studi è eccessivamente lunga, i laureati sono mal preparati alle esigenze del mercato del lavoro e le università di massa mancanodi risorse e capacità, oltre che di soldi. Tutte le diverse proposte di riforma universitaria vanno a vantaggio di un’università d’élite, sempre più orientata alle esigenze del mercato e a discapito della varietà dell’offerta formativa. Molte università hanno già portato avanti la riforma accorciando il tempo degli studi.Entro il 2010 al massimo, i corsi di studi saranno inquadrati nel processo europeo di armonizzazione della formazione universitaria che prevede solo il duplice modello bachelor e master. In questo modo anche l’università tedesca diverrà più strutturata e internazionale.
Cosa rimane?
In questo processo ormai tracciato rimane da chiedersi quali elementi del sistema universitario tedesco saranno conservati. Il professor Dr Wolfang Behringer, insegnante di storia moderna presso l’università di Saarlandes, tratteggia grazie alla sua esperienza un confronto con il sistema universitario inglese: «Un vantaggio del sistema precedente risiede nell’ampia libertà di scelta degli studenti». Un sistema che, con l’inserimento del modello bachelor e master sulla base dell’esperienza inglese, può portare un qualche vantaggio: «Con una riduzione degli anni di studio si può rispettare l’obiettivo politico di accorciare il periodo degli studi. Meta, questa, non necessariamente collegata alla qualità degli studi». Anche Rainer Hudemann, professore di storia contemporanea all’università di Saarlandes, crede che la libertà che contraddistingue il sistema unaccademico tedesco sia indice di qualità: «Il sistema tedesco forma studenti autonomi che in futuro e nel corso della loro vita professionale sapranno far fronte a diverse esigenze». Scopo, questo, che non pare sia raggiunto in molti altri paesi europei: «Dopo tre anni uno studente francese si trova con la licence (ovvero quella che in Italia corrisponde ad una laurea di primo livello) e senza un lavoro regolare e la necessità di continuare gli studi per conseguire ulteriore certificati accademici».
Poca libertà di scelta in Europa
Nelle università francesi e nelle grandes écoles (scuole d’élite) si è sottoposti ad un severo ed intenso percorso di studi: la libertà di scelta è appena concessa.
In Olanda il passaggio al "sistema 3+2" è già avvenuto. Un unico ordinamento, come nell’università di Maastricht, preserva in una cornice di “apprendimento per problemi” una certa libertà, sempre nel rispetto del corso accademico scelto.
In Gran Bretagna la rigidità dei percorsi di studio è stata recentemente allentata. Gli studenti, cosidetti “elective”, hanno la possibilità di operare scelte su dei moduli obbligatori. All’interno dei quali possono scegliere quali materie studiare e come combinarle.
Translated from Schluss mit „pick and mix“ in Deutschland