Tratta migratoria tra Francia e Regno Unito: una Manica di rischi
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Una famiglia di curdo-iraniani sono le ultime vittime di un lungo elenco di migranti che tentano la traversata via mare verso il Regno Unito, a partire dalla Francia. Un tuffo nel dibattito migratorio UK, nel mezzo della marea Brexit.
Lo scorso 27 Ottobre, i trentacinquenni Rasoul Iran-Nejad e Shiva Mohammad Panahi, una coppia curdo-iraniana e genitori di Anita, Armin e Artin, hanno cercato di attraversare, insieme ai loro figli, lo Stretto della Manica per raggiungere il Regno Unito. Ma l’imbarcazione sulla quale stavano viaggiando è affondata. I membri della famiglia sono nuove vittime che si iscrivono nel dibattito sull'approccio "Fortezza Britannia", a pochi giorni di distanza dal primo anniversario del ritrovamento dei corpi senza vita di 39 uomini, donne e bambini di origine vietnamita ritrovati all’interno del container di un camion nell’Essex, il 23 Ottobre del 2019.
Il caso della famiglia curdo-iraniana è anche un memento della situazione critica dei migranti e rifugiati tra Calais e Dunkirk - persone bloccate in Francia e costrette ad affidarsi a contrabbandieri e a viaggi rischiosi per attraversare la Manica. Clare Moseley, fondatrice di Care4Calais, un'organizzazione che opera nel Nord della Francia, ha indicato - nel corso di un'intervista andata in onda sulla BBC il 28 Ottobre scorso - la necessità di offrire alternative per il percorso della richiesta di asilo politico, sottolineando come «persone comuni sentono di non aver altre opzioni se non quella di intraprendere questo terribile viaggio».
Secondo una ricerca dell’Institute of Race Relations intitolata Deadly Crossings and the Militarisation of Britain’s borders ("Traversate letali e la militarizzazione dei confini della Gran Bretagna", tda.), sarebbero 300 i richiedenti asilo morti nel corso degli ultimi vent’anni nel tentativo di raggiungere il Regno Unito dal Nord della Francia. Tra questi ci sarebbero anche 36 minori. Il rapporto include le morti dello scorso martedì e rappresenta il primo tentativo, in collaborazione con Maël Galisson di Gisti (un servizio di assistenza legale per richiedenti asilo in Francia) e il Permanent People’s Tribunal London di dare un volto, un nome e una storia alle vittime di questa tratta, come riporta il The Guardian. Eppure, le storie di naufragi e morti in mare sono drammaticamente superate da quelle di coloro che sono morti investiti da treni, auto o camion. Vicende orribili come quella nel 2014 del 17enne eritreo Ahmed Osman, che morì appena giunto in Gran Bretagna, sotto il camion ove si era aggrappato per raggiungere il Paese.
Perché la tratta della Manica è così pericolosa? Parte della risposta ha a che fare con l'intesa tra Francia e Regno Unito, siglata con l’accordo di Sandhurst del gennaio 2018, grazie all'avallo del Presidente Emmanuel Macron e dalla ex-Prima ministra britannica, Theresa May e controfirmata dai ministri degli Interni dei due Paesi di allora, rispettivamente Christopher Castaner e Sajid Javid. L’accordo, in linea con intese precedenti, prevede un coordinamento di azione marittima e terrestre e fondi per nuovi investimenti in tecnologie di sicurezza sul suolo francese. A oltre due anni di distanza, l’approccio dell’Home Office britannico non è certo cambiato, specialmente con la guida della ministra dell’Interno Priti Patel, che ha fatto della retorica e delle prospettive politiche repressive rispetto alla migrazione un marchio di fabbrica.
In un'intervista al Daily Telegraph, Dan O’ Mahoney, ex Royal Marine ha dichiarato che si potrebbe ricorrere all’uso di reti per bloccare le imbarcazioni nella Manica; nel novero delle idee che si stanno generando su questo fronte sono anche incluse l’idea di imprigionare migranti a bordo di piattaforme petrolifere, di trasferirli ad Ascension Island, possedimento britannico nell’Atlantico meridionale e di usare cannoni ad acqua per respingere le suddette imbarcazioni. Questo scenario si inserisce nella scia delle dichiarazioni di Patel di voler rendere il sistema d’asilo britannico "fermo e giusto", indicando lo stato attuale come non funzionale.
Inoltre, in questo contesto si inseriscono anche gli attacchi senza precedenti verso la alcuni professionisti della categoria forense britannica che si sono occupati di contestare i mandati di deportazione. Attacchi retorici condotti non solo da Patel, ma anche dallo stesso Primo ministro Boris Johnson. Ma c'è di più. Dopo le prime dichiarazioni di Patel sul tema, uno studio legale londinese focalizzato su questioni migratorie, ha subìto un attacco sui generis: il cittadino britannico Cavan Medlock si è presentato allo studio legale armato di un coltello ed esibendo una bandiera della Germania nazista e degli Stati Confederati del Sud. Medlock dovrà affrontare sei capi di accusa incluso la preparazione di un atto di terrorismo.
Infine, c'è il ruolo giocato dai media. Di fronte alla pandemia e a una accesa retorica da Hard Brexit, alcuni media - come la BBC e Sky News - hanno spettacolarizzato gli sbarchi sulle coste britanniche e galvanizzato l’estrema destra che potuto esibire la propria presenze a Dover (cittadina costiera del Regno Unito) anche con attacchi a strutture che ospitano migranti e richiedenti asilo.