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Da una lettera all’altra, égo-histoire dell’esilio

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Cafébabel

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Default profile picture Gabriella Gentile

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Nel XIX e XX secolo, milioni di tedeschi hanno attraversato l’Oceano Atlantico per raggiungere il Nuovo Mondo. Secondo vari censimenti, più di 43 milioni di cittadini americani hanno origini tedesche. Ma le loro storie non sono ancora ben conosciute. E' per questo motivo che gli studiosi di storia collaborano con i cittadini, per conoscere meglio le loro vite quotidiane. Questo è il primo articolo della nostra nuova serie “Terre comuni”.

Se decidete di andare a New York per qualche giorno, ecco un consiglio: alzatevi presto, correte al Battery Park nel sud dell’isola di Manhattan e salite su un traghetto che vi porti ad Ellis Island.

Dal 1892 al 1954 su quest’isola si trovava uno dei principali centri di immigrazione del governo federale americano. Era lì, in quel posto preciso, che per la prima volta più di 14 milioni di persone mettevano piede sul suolo americano. L'arrivo su quest’isola segnava l’inizio del sogno americano.

Ellis Island oggi è un museo. Ma un museo particolare. Tutti i giorni decine di famiglie americane scrutano registri e archivi. Il motivo? Ritrovare gli antenati che avevano fatto le valigie ed erano emigrati in America.

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Archivi di Ellis Island del 1889. ©Wayan Vota

Una preziosa corrispondenza

Il sogno americano. Ecco cosa cercavano persone di qualunque età, genere, etnia e nazionalità giunte dall’altra sponda dell’Atlantico. Se da una parte uomini e donne si avventuravano alla ricerca di migliori condizioni economiche per sé stessi e per le loro famiglie, dall’altra molti di loro speravano di mantenere i contatti con i propri cari rimasti nel vecchio continente.

Nel corso del XIX secolo aumenta il tasso di alfabetizzazione, che smette di essere prerogativa di una piccola élite di persone. In questo modo le famiglie hanno mantenuto corrispondenze epistolari e i documenti sono stati conservati con cura dai figli e dai nipoti.

Queste lettere sono delle miniere di informazioni, spiega Jana Keck, dottoressa dell’istituto di storia tedesca e del progetto pilota COESO (https://coeso.hypotheses.org/pilots#Growing-migrant-knowledege) Growing migrant knowledge: Contemporary and historical perspectives.

Il progetto di ricerca censisce circa 3.000 lettere scambiate tra migranti tedeschi trasferitisi negli Stati Uniti ed amici e familiari rimasti in Europa. Un modo differente di raccontare l’esilio e la migrazione.

Queste lettere, che provengono dagli archivi personali delle famiglie americane, sono state trascritte, tradotte e pubblicate. (https://migconn.hypotheses.org/).

Ci permettono di contestualizzare la vita quotidiana che si svolgeva sia negli Stati Uniti che in Germania.

Amelia Grupe
Lettera di Gustave Grupe ad Amalie Grupe, 16 Settembre 1898 ©Migrants Connections

“Queste lettere sono molto preziose per noi, ci permettono di capire la vita dei tedeschi e di coloro che sono emigrati” continua Jana Keck. In particolare, veniamo a scoprire in che modo gli emigrati percepissero le loro nuove vite, o alcuni indicatori economici come i costi del bestiame e delle uova.

Al posto dei racconti alla Gatsby o altre storie di successo degli emigrati d’oltre Atlantico, veniamo a scoprire come vivevano l’esilio dalle loro terre d'origine, la separazione dalle loro famiglie e dalle loro radici, quanto volessero essere aggiornati su matrimoni, nascite o decessi.

Gli storici della domenica

L’originalità di questo progetto di ricerca sta nel suo approccio partecipativo. Dalle due sponde dell’Atlantico americani e tedeschi hanno potuto scambiarsi i propri archivi personali, hanno partecipato ad un'opera di decodificazione e sono stati formati per scannerizzare o tradurre queste lettere. La trascrizione di queste lettere è stata anche facilitata dal software open source Trannskribus.

Mandy Andreasen
Studenti del German Historical Institute al lavoro sul software Transkribus © COESO

In Germania i partecipanti erano principalmente insegnanti e studenti di storia che consideravano il progetto come una sorta di passatempo, sostiene Jana Keck. Ma il coinvolgimento di alcuni americani si è rivelato molto più profondo.

"Sono fieri di possedere delle lettere di tale importanza!" - afferma la ricercatrice.

Mandy Andreasen
La partecipante Mandy Andreasen con le lettere e le foto dei suoi antenati, la famiglia Ziegenhagen © COESO

"All’inizio potevano pensare che le loro nonne o i loro nonni non fossero degli eroi, che non avessero fatto nulla di speciale nelle loro vite. Noi non siamo affatto d’accordo! Infatti, chi ha il coraggio di attraversare l’Atlantico e di affrontare un futuro incerto ha tutto il diritto di comparire negli archivi storici!

Questo lavoro di égo-histoire in un certo senso assomiglia a quello che lo storico francese Philippe Ariès aveva definito “lo storico della domenica”. Ossia donne e uomini appassionati del loro passato che contribuiscono alla ricerca storica senza necessariamente essere dei professionisti. “L’Historien du dimanche”.

Un tuffo nel passato

Questi archivi epistolari permettono anche di toccare con mano le società che cambiano. In queste lettere si trovano riferimenti ai cambiamenti politici più importanti del 19 secolo. Si scopre che i germanofoni che erano emigrati negli Stati Uniti avevano sviluppato un’identità tedesca anche se la Germania ufficialmente non esisteva ancora e che la maggioranza dei tedeschi si identificava soprattutto in un'identità culturale regionale (nda: nel 1879 dopo la guerra franco-prussiana la Germania è un paese tanto quanto la Francia e il Regno Unito). Si scopre inoltre che in piena guerra civile americana alcuni erano abolizionisti, altri cominciavano già ad assumere sfumature di comportamento antisemite.

Gran parte delle lettere studiate nell’ambito di questo progetto di ricerca erano state scambiate tra donne. Alcune venivano fatte scrivere ai bambini per fargli fare un po’ di pratica. Questi scritti sono curati, elaborati e le lettere sono ben articolate. La carta, l’inchiostro e i timbri erano oggetti molto costosi all’epoca. Scrivere alla zia o allo zio in America era il compito della sera dei bambini nelle famiglie tedesche.

"Scrivere era davvero un’attività da fare in famiglia” spiega la studiosa di storia.

Questi scambi epistolari ci consentono anche di ottenere delle testimonianze fondamentali sulle donne emigrate. “Alla fine del secolo (XIX), molte donne erano emigrate dalla Germania in quanto non avevano un lavoro. Per esempio andavano a lavorare in città come domestiche. Contrariamente alle loro sorelle e cugine rimaste in Europa avevano i loro appartamenti ed erano già piuttosto indipendenti.

Le lettere ci dimostrano che le donne rimaste in Germania erano meno progressiste sul piano dei diritti femminili, ma secondo Jana Keck erano comunque “affascinate” dall’indipendenza delle donne americane. “Non ne parlavano pubblicamente, ma ascoltare la propria sorella che aveva lasciato il paese, che guadagnava dei soldi e che era indipendente economicamente doveva aver fatto aprire gli occhi a queste donne”.

Women Migration
Donne appena arrivate ad Ellis Island. © Edward Alsworth Ross, Lewis Hine

Queste lettere ci mostrano anche un’altra realtà: il costo irreparabile della migrazione, della partenza, dell'esiliarsi, di attraversare l’oceano. A differenza di altri emigranti, la comunità tedesca si integrò rapidamente nella società americana. I loro nomi di famiglia vennero americanizzati. I legami familiari e affettivi si indebolirono e appassirono. I figli di coloro che erano partiti non parlarono più tedesco. Così le lettere si sono fermate.

Una Germania più aperta al tema della doppia nazionalità

La vocazione di questo progetto, insieme a quello di COESO, è quello di continuare nel futuro. Negli Stati Uniti sono previste altre ricerche sulle corrispondenze epistolari. In Germania l’attenzione sarà invece rivolta alla creazione di strumenti digitali all'interno delle scuole.

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Team di ricercatori al lavoro col pubblico su come raccontare la storia delle migrazioni © COESO

Questi progetti di ricerca genealogica transatlantica non hanno ancora svelato tutti i loro segreti e rispondono ad un bisogno quasi viscerale di molti americani. Basti pensare alla moda di eseguire i test del DNA che con qualche goccia di saliva e una decina di euro danno la possibilità di risalire ai propri avi.

Gli Americani che hanno conservato i documenti di famiglia possono persino richiedere cittadinanza per naturalizzazione ai paesi d'origine dei propri antenati. Italia, Polonia, Spagna, Repubblica Ceca, Norvegia e Slovacchia hanno implementato procedure di acquisizione della cittadinanza per coloro che dimostrano la propria discendenza (tramite certificato di nascita, di battesimo o atto di matrimonio).

Esistono persino delle agenzie specializzate che possono essere incaricate per gestire queste richieste, come Luxcitizenship, fondata dall’americano-lussemburghese Daniel Atz,Luxcitizenship

E gli Americani che desiderano diventare tedeschi? Una nuova legge sull'acquisizione della cittadinanza per naturalizzazione dovrebbe essere discussa al Parlamento tedesco in primavera 2023. Un testo che potrebbe agevolare la doppia nazionalità e concretizzare una nuova realtà: la Germania non è più un paese di gente che emigra, ma un paese per migranti di ritorno. Al momento solo gli emigrati ebrei a cui era stata revocata la nazionalità dal regime nazista prima della Seconda Guerra Mondiale possono ottenere un passaporto tedesco in più rispetto ai loro connazionali americani.

Questo progetto è stato realizzato in collaborazione con il progetto di ricerca COESO (Collaborative Engagement on Societal Issues), all’intersezione tra le scienze sociali e la ricerca partecipativa. Coordinato dalla Scuola degli Alti Studi in Scienze Sociali (https://www.ehess.fr/fr), COESO è finanziato dal programma di ricerca Horizon 2020. Il contenuto di questo articolo non riflette in alcun modo la posizione della Commissione Europea e quest’ultima non è responsabile delle informazioni che esso contiene.

Copertina: Manifesto della Cunard Line, 1875. © George H. Fergus, Chicago,1874 (original copyright) — Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti

Translated from D’une lettre à l’autre, des égo-histoires d’exils by Gabriella Gentile.