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ToHandBike: una mobilità sostenibile (davvero) per tutti

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TorinoLifestyle

Da questa estate, a Torino, è partita la sperimentazione di ToHandBike, un servizio di "handbike sharing" che mette a disposizione delle biciclette speciali per le persone a mobilità ridotta (e non solo per loro). Prima città in Europa ad offrire questo servizio, Torino si dimostra all’avanguardia nel campo dell’innovazione sociale e della mobilità sostenibile.

ToHandBike è il progetto torinese che si propone di allargare veramente a tutti il servizio di bike sharing, grazie alla condivisione di handbike e easybike da affiancare alle classiche due-ruote del [TO]Bike, il servizio di biciclette pubbliche da tempo attivo nel capoluogo piemontese.

La handbike è una bicicletta dotata di "pedali" sul manubrio, da manovrare con le mani; mentre l'easybike è uno speciale uniciclo, con i pedali-manovelle da agganciare direttamente alla sedia a rotelle. Queste biciclette sono ideate per le persone a mobilità ridotta, ma in realtà possono essere utilizzate da chiunque.

Nell’arco di un mese di sperimentazione, 15 persone hanno già provato l'handbike. Tra questi, non tutti sono disabili. Si può facilmente immaginare, infatti, come il servizio possa essere utile anche per chi è infortunato o semplicemente ha un qualsiasi problema ad usare una bici tradizionale. Essere seduto su 3 ruote, inoltre, può rafforzare in chiunque il senso di sicurezza, che spesso manca nel traffico urbano. 

L’innovazione nel bike sharing in Europa

In Europa sono oltre 500 le città che hanno un sistema di bike sharing. Da quando sono nate le prima iniziative, si è assistito anche a diverse evoluzioni. In termini di innovazione tecnologica, basti pensare innanzitutto alle eBike, ossia le biciclette elettriche, e alle cargo-bike, i tricicli da carico, che possono migliorare nettamente la mobilità urbana, oltre che ampliare e diversificare i diversi servizi rivolti agli utenti, che sono così in grado di scegliere di volta in volta quale mezzo fa al caso loro.

Sono ormai diventate prassi comune le nuove forme di bike sharing che sfruttano il GPS e le app per smartphone, fornendo informazioni integrate e in tempo reale anche sugli orari di altri mezzi pubblici, sullo stato della bici e sulla disponibilità di una stazione vicina. Si studiano anche sistemi privi di stalli fissi, grazie al monitoraggio costante permesso dal segnale GPS. In Germania, dal 2000 si è diffuso il Call a Bike, offerto dalla Deutsche Bahn: le biciclette possono essere lasciate dall’utilizzatore ad un qualsiasi incrocio, e sono munite di un lucchetto che si sblocca digitando un codice ricevuto via smartphone.

Altre città, come Parigi, si sono concentrate sui bambini, incoraggiandoli a salire in sella al P'tit Vélib, con le sue 300 biciclette dotate di rotelle, pensate per piccoli tra i 2 e 9 anni. Viceversa Agueda, in Portogallo, offre bici elettriche gratuite per le persone più anziane (o per le più pigre!).

Torino fa da battistrada

Anche l'esempio di Torino pone una vera innovazione sociale in questo campo. Con ToHandBike è diventata la prima città in Europa a rendere il bike sharing un servizio potenzialmente disponibile per tutti i suoi cittadini, e non solo per alcune categorie. 

L’iniziativa è stata resa possibile grazie alla partnership tra l'Associazione italiana paralisi spastica (AIPS Onlus) e [TO]BIKE. È in corso una prima fase di sperimentazione, della durata di 6 mesi, che permette di provare gratuitamente i prototipi. Questo periodo di prova consentirà di segnalare ogni eventuale problema, di individuare le stazioni più utilizzate e di esprimere il proprio parere per il miglioramento e la strutturazione definitiva del servizio. Per l'apertura di ToHandBike a tutti i cittadini, occorrerà attendere la primavera 2016.

Ci sono molti luoghi in giro per il mondo dove si prova a sviluppare una mobilità più inclusiva, oltre che sostenibile. Torino non può che sentirsi orgogliosa di aver fatto un passo avanti verso l'eliminazione di ogni tipo di barriera, che sia culturale o a due ruote.

La dimostrazione di Angelo Catanzaroil presidente di AIPS Onlus.