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The Dark Side of Filippo Luna

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CulturaCineBabelPalermo

Ennesimo ruolo da cattivo per Filippo Luna, attore palermitano protagonista di Lo Scambio, il nuovo film di Salvo Cuccia in concorso al 33esimo Torino Film Festival. Dai mali di Palermo all'immigrazione, da Ficarra e Picone a Charlotte Gainsburg, dal teatro alla televisione, sono alcuni tra i temi toccati durante la nostra intervista... un lungo caffé. (Video)

Quello del teatro è forse il palcoscenico a lui più congeniale, dove nel 2010 ha conquistato anche il prestigioso premio dell'Associazione nazionale critici teatrali, ma Filippo Luna è altrettanto noto sul grande schermo. Ora è protagonista in Lo Scambio, presentato in anteprima nazionale al 33esimo Torino Film Festival e diretto dal regista palermitano Salvo Cuccia, documentarista che ha raccontato anche Frank Zappa già noto ai lettori di cafébabel Palermo. Ecco cosa ci ha raccontato Luna prima di volare a Torino.

Cafébabel: Hai inanellato una buona serie di soddisfazioni: La Matassa di Ficarra e Picone, i film di Crialese, La Trattativa di Sabina Guzzanti. Poi Salvo che ha anche vinto alla Settimana della critica del Festival di Cannes 2013. Ma iniziamo da Lo Scambio: raccontaci tutto.

Filippo Luna: Uscirà in sala nel 2016 ed è stato presentato nella selezione ufficiale del Torino Film Festival a novembre. È un'opera prima di Salvo Cuccia, documentarista che non ha bisogno di presentazioni. Siamo tutti molto eccitati per l'anteprima nazionale.

Cafébabel: Qual è la componente più originale del film?

Filippo Luna: Parla di una coppia, un commissario e sua moglie, le cui vite sono intrecciate ad altre storie, ma nell'arco temporale di una sola giornata. È una discesa all'inferno, tutto il male che verrà fatto si riceverà indietro. Un film che mostra una Palermo in anni bui, una cosa che oggi fa un certo effetto ricordare.

CafébabelE tu che ruolo interpreti?

Filippo Luna: Sono il commissario, il protagonista del film. Insieme a me c'è Barbara Tabita che interpreta mia moglie, Paolo Briguglia che nel film è il mio autista e Maziar Firouzi che è una figura che rappresenta nella vicenda il nodo cruciale, lo "scambio" per l'appunto. La vita del commissario ha delle pieghe misteriose, è sicuramente un'anima nera.Cafébabel: Di anime nere te ne intendi: sei un bandito fuggiasco in Salvo, Ciancimino in La Trattativa: passi spesso per il cattivo della situazione.

Filippo Luna: Credo accada per i miei tratti somatici profondamente siciliani. Io comunque amo il mio lavoro, non faccio distinzioni tra i ruoli che mi chiamano ad interpretare. Anche in teatro ho fatto personaggi molto negativi. Non mi dispiace: il male da sempre esercita una grande fascinazione.

Cafébabel: L'altro lato di Luna? Ti sei misurato nel ruolo di personaggi positivi?

Filippo Luna: Ma sì, ce ne sono stati tanti. Il Vespone de La Serva Padrona (in questo caso nella lirica); il medico dell'esercito in Viola di mare; ne La Matassa il papà di Salvo Ficarra esprime sentimenti forti ma non è un cattivo. Volendo, anche Ciancimino ne La Trattativa di Sabina Guzzanti: è universalmente annoverato tra i cattivi, ma forse era solo una pedina di un meccanismo più grande.

CafébabelA proposito, è recente l'assoluzione dell'ex Ministro Calogero Mannino. Stando alle ultime sentenze sembra quasi che la trattativa stato-mafia non sia esistita. Per il film della Guzzanti ti sarai molto documentato, cosa ne pensi?

Filippo Luna: Sinceramente mi sembra un po' tutto inverosimile. Ho imparato in questi anni che i potenti ci fanno sempre credere ciò che vogliono e che non si riesce mai a capire la realtà delle cose. Questo anche in tantissime altre vicende che accompagnano la storia italiana. Siamo un "Paese dei misteri": le verità sono sempre tante e le indagini si ribaltano tra di loro. Io rimango perplesso. Le sentenze vanno rispettate ma il grado di corruzione della coscienza è talmente alto che non ci si può fidare di nessuno.

Cafébabel: Nella tua carriera hai anche affrontato un altro tema importante, l'immigrazione, con i due film diretti da Emanuele Crialese.

Filippo Luna: Sì. Nuovomondo affrontava l'emigrazione, Terraferma l'immigrazione. Ho dei ruoli piccoli ma sono grato ad Emanuele per avermi scelto, perché sono due grandissimi film. A teatro con Le porte della vita di Francesco Viviano abbiamo sviscerato il tema, raccontando la realtà di singole storie dei migranti. Mettendo da parte il contesto politico e sociale, ci siamo resi conto che queste persone hanno il sacrosanto diritto di vivere una vita migliore, transitando dall'Italia verso un altro luogo o anche restando qui.

Cafébabel: In Nuovomondo non hai scene con Charlotte Gainsburg, ma l'hai conosciuta? Che impressione ti ha fatto?

Filippo Luna: L'ho incontrata a Catania, quando si preparava la scena della nave che salpa per l'America. Un mito vivente.

Cafébabel: Altro tema importante nella tua carriera, portato in scena al teatro con Mille Bolle Blu e la conduzione delle prime edizioni del Sicilia Queer Filmfest: i diritti LGBT. Cosa pensi della rappresentazione dell'omosessualità nei prodotti mainstream di cinema e televisione?

Filippo Luna: Più se ne parla, meglio è, perché c'è molta ignoranza sui temi LGBT e la gente ancora teme fantasmi che semplicemente non esistono. Più si conosce, più si ha la possibilità di empatizzare e di uscire da credenze e giudizi superficiali, che in Italia portano anche a non legiferare sui diritti delle persone.

Cafébabel: Invece per la televisione hai lavorato meno, anche se sempre in titoli di grande richiamo, uno su tutti Il Commissario Montalbano. Per te è un genere di serie B?

Filippo Luna: Assolutamente no. Anzi, la passione per la recitazione e l'arte mi è nata guardando gli sceneggiati televisivi e gli show del sabato sera. Per un bambino che viveva in un paese come San Giuseppe Jato, in una famiglia bellissima ma di contadini, l'unico approccio possibile alla cultura dello spettacolo lo si poteva avere solo grazie alla televisione. Cinema, teatro e televisione sono linguaggi diversi, conta la qualità dei progetti.

Cafébabel: Un consiglio ai giovani studenti palermitani che vogliono diventare attori?

Filippo Luna: Palermo offre alcuni spazi e oggi certi localismi sono più produttivi della grande metropoli, troppo dispersiva per stabilire contatti. Però direi di andare a fare esperienze "fuori". Io ne sono un esempio: da San Giuseppe Jato ho studiato prima a Siracusa e poi a Roma. Tornato a Palermo, è cambiato tutto. Credo bisogna andare per non restare prigionieri di un certo modo di pensare clientelare, che riguarda tutti noi, ci circonda e viene da noi ricercato senza che ce ne rendiamo conto. Un giogo che ad esempio ci fa accettare i posteggiatori abusivi e tanti altri compromessi quotidiani. Invece, partendo, mantieni un legame vivo con la tua città, ma allo stesso tempo ti emancipi. Partire per tornare, una finestra verso l'esterno è sempre bene aprirla.

Video di Luca Mancuso

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Pubblicato dalla redazione locale di cafébabel Palermo.