The best of 2015... I film europei che ci sono piaciuti di più
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Nell'anno del ritorno di Star Wars e 007 e del trionfo al box office di Cinquanta Sfumature di Grigio, abbiamo provato a rintracciare sei pellicole europee in grado di raccontare il continente da un punto di vista nuovo, con un linguaggio cinematografico originale e contenuti che mixano temi contemporanei e valori universali. Buona visione.
Forza Maggiore - Ruben Ostlund (Svezia)
Ostlund usa tutto il fascino delle Alpi per vivisezionare il deteriorarsi dei rapporti all'interno di una famiglia. La montagna non fa da semplice sfondo: la neve rappresenta la purezza dei sentimenti, ma per raggiungerla la regia indugia sulla stazione sciistica, le file davanti alla funivia, il complicato processo di vestizione per indossare gli sci, metafore delle difficoltà della vita quotidiana di una famiglia qualsiasi. Infatti è il colpo di scena di una slavina a mutare improvvisamente la dinamica dei legami tra i personaggi.
Youth - La Giovinezza - Paolo Sorrentino (Italia)
Restiamo sulle Alpi: uno straordinario Micheal Kane, nelle vesti di un ex direttore d'orchestra ormai prossimo alla morte, passa alcuni giorni in un lussuoso albergo confinato nel silenzio. Com'era stato per Mastroianni in Otto e Mezzo di Fellini, il periodo trascorso nella dimensione rarefatta di questo microcosmo surreale coincide con la risoluzione di alcuni nodi irrisolti della sua vita: dal rapporto con la figlia (Rachel Weisz) a quello con la moglie, reclusa in una casa di cura. Riflessione su una fase delicata come quella della vecchiaia, film intenso e a tratti commovente - nonostante un certo virtuosismo kitsch che ormai caratterizza Sorrentino - premiato agli European Film Awards 2015.
Dio esiste e vive a Bruxelles - Jaco Van Dormael (Belgio)
Dio esiste e vive nella routine della capitale belga mentre è al centro del ciclone mediatico per le cellule jihadiste della sua banlieue di Molembeek. Lo spunto è surreale. L’Onnipotente (un grande Benoît Poelvoorde) è lo stereotipo dell’uomo tra la cinquantina e la sessantina, con l’aria dismessa e soprattutto un misantropo cinico e svogliato. Gesù Cristo invece era solo una pecora nera che si era smarrita. Anche Dio come i padri del terzo millennio vive un conflitto perenne e irreparabile con la figlia Ea, secondo genita di J.C, acronimo di Jesus Christ, che nella pronuncia sembra quasi evocare il rapper Jay Z. Le quasi due ore della pellicola belga, con un cast d’eccezione che annovera Catherine Deneuve e François Damiens, uno degli attori più apprezzati del Plait Pays, scivolano via gradevolmente e toccano tutte le corde della nostra caotica e incerta vita di europei e cittadini del mondo moderno. Di questi tempi un po’ di satira sulla religione può solo rendere il mondo un posto migliore.
Eisenstein in Messico - Peter Greenaway (Gran Bretagna)
Il maestro Peter Greenaway ha girato con il suo solito stile visionario una pellicola davvero creativa, che con un ritmo frenetico mixa materiale d'archivio e sequenze scatenate e dissacranti. Ne esce un biopic sui generis sul celebre regista de La Corazzata Potëmkin (di cui ricorrono i 90 anni), del quale si raccontano i turbolenti giorni messicani in cui “libera” la propria omosessualità mentre lavora su un set di un nuovo film. L'anteprima nazionale di questa opera monumentale ma divertente, rigorosa ma surreale, è avvenuta proprio a Palermo, in occasione dell'apertura della quinta edizione del Sicilia Queer Filmfest.
Dheepan - Una Nuova Vita - Jacques Audiard (Francia)
La storia di quest'uomo che per sfuggire alla guerra civile in Sri Lanka approda nella periferia parigina con una donna e una bambina ha commosso Cannes, che gli ha tributato la Palma d'Oro 2015 come miglior film. La storia di un'integrazione difficile, per la non comprensione della lingua francese e l'esplodere della violenza dei residenti nei confronti di questi immigrati. Forse non la pellicolola più incisiva di Audiard (Sulle Mie Labbra, Il Profeta), ma certamente un'opera che fa riflettere, tanto da essere stata accostata a Gran Torino di Clint Eastwood.
The Lobster - Yorgos Lanthimos (Grecia)
Produzione inglese, regia di un greco, eppure si apre su scenari irlandesi la narrazione futuristica di un'epoca utopicamente distorta dalla nostra reale convinzione che il futuro porti con se aberrazioni. La storia racconta di un governo che obbliga la popolazione ad accoppiarsi: belle impiegate vestite di bianco e nero intrattengono nell'Hotel i single. In 45 giorni bisogna trovare l'amore altrimenti si verrà trasformati in un animale a propria scelta. La richiesta più comune? Il cane. Gli spettatori assistono ad un ping pong psicologico che li trascina tra riso e pianto, insieme a una domanda: Io che animale vorrei essere?