
Televisione spenta, democrazia accesa
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Giovanni Floris buca la censura e incontra gli studenti a Cosenza Articolo di Giuseppe Costabile
Nei giorni in cui il calendario segna l’anno zero dell’informazione politica televisiva in RAI, si può scorgere un raggio di sole che illumina un panorama altrimenti desolante, assolutamente sconosciuto alla maggior parte dei Paesi europei.
Cancellato dai palinsesti ad opera di farraginosi meccanismi burocratici, lo sguardo critico sulla nostra società riaffiora infatti attraverso forme nuove e con inattesa vitalità. La censura può aver oscurato le frequenze dei consueti spazi di approfondimento sui temi politici per l’ultimo mese della campagna elettorale relativa alle consultazioni regionali del 28 e 29 marzo, ma l’informazione non si arresta. Tracima dai numerosi canali web sempre più attivi, oltreché grazie a giornali, radio ed emittenti ancora nel pieno delle loro funzioni, e si diffonde tra le fila di cittadini che non vogliono sentirsi anestetizzati.
A volte ritornano
Capita così di ritrovarsi in una mattina di primavera a partecipare a quella che può definirsi un’edizione speciale della nota trasmissione televisiva “Ballarò”, ufficialmente sospesa, nella cornice del teatro “Rendano” di Cosenza. L’occasione è costituita dalla tappa conclusiva del tour “4x4”, così ribattezzato dal timoniere dell’improvvisato vascello pirata, il giornalista Giovanni Floris, per sottolineare il numero delle puntate bloccate della trasmissione da lui condotta. Non si ha certo l’impressione di assistere a un incontro clandestino, a una riunione segreta di sediziosi pronti a ignorare le virtuose norme predisposte dalle immancabili Commissioni, Autorità e Consigli vari, ma ispirate dai volti noti della politica di Governo. E questo lo si avverte subito, per la presenza di tantissimi studenti, per i toni incalzanti del dibattito ma, soprattutto, per quella voglia di confrontarsi liberamente che alcuni stanno provando a sopprimere diffondendo il virus del silenzio a reti unificate. Inutilmente però, perché l’antidoto è già a disposizione, come dimostrano le vicende delle ultime settimane, con alcuni talk-show trasferitesi su internet (come “Rai per una notte”, diretto da Michele Santoro) e le voci di protesta di una parte significativa dell’opinione pubblica.
La terza faccia della medaglia
Nella prima puntata di questo inedito tour, Floris si è soffermato, in quel di Torino, sulle elezioni; da L’Aquila, per la seconda, ha riacceso le luci sulla ricostruzione post-terremoto; nella terza, ospitata a Roma, ha esaminato gli intrecci tra comunicazione e potere. In Calabria, invece, il dibattito si è incentrato sul dubbio amletico che, prima o poi, tormenta ogni giovane nato a queste latitudini: lasciare il sud in cerca di fortuna o restare e resistere? A esercitarsi sul tema sono stati chiamati due gruppi di adolescenti delle scuole superiori, ognuno a sostegno di una posizione diversa. Argomenti come l’occupazione, la legalità, la sanità e l’istruzione, scottanti in particolare in un tessuto sociale disagiato come quello del meridione d’Italia, sono stati esaminati secondo angoli prospettici differenti ma, a ben vedere, si sono rivelati le due facce di una stessa medaglia, di cui la peggiore è senz’altro la terza, rappresentata dalla condizione di chi abbandona la propria terra non per una scelta autonoma ma per una necessità vitale.
Le verità nascoste
Nelle battute conclusive è tornata a irrompere l’attualità più stringente, con Floris che si è sottoposto al fuoco incrociato delle domande di giornalisti e studenti sul blocco dei talk show. “A me sembra che la libertà d’informazione non sia stata pregiudicata nel suo complesso – ha ribadito il conduttore di Ballarò –, perché l’Italia è una democrazia forte. Ma qualcuno molto furbo ha capito che una piccola parte di questa libertà poteva essere messa in crisi. Dobbiamo tuttavia riflettere sul fatto che i diritti si perdono un po’ alla volta, a piccoli passi”. Sarà bene ricordarlo.