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TEDx Bruxelles, l'immaginazione al potere

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Lifestyle

Difendersi dagli tsunami, costruire una tuta spaziale nel salotto di casa oppure un nanomateriale come il grafene, si può. Sono le "ideas worth spreading" al sesto TEDx di Bruxelles, quest'anno in scena seguendo il fil rouge "The Territory and the Map". 

Qualche anno fa le avevano detto che no, non era mica possibile ricreare in laboratorio uno tsunami in scala, con tutte quelle onde così lunghe e imprevedibili. Lei, Tiziana Rossetto, professoressa di Ingegneria sismica, fondatrice e direttrice dell'Earthquake and People Interaction Centre all'UCL (University College of London)  non ci ha creduto e ha risposto con una domanda: “Perché no?”. Anzi: “Why not?”. Due parole per non fermarsi al primo ostacolo. Immaginazione, tenacia, e un team di ricerca dell’UCL hanno fatto il resto. Così è nato “New Tsunami Generator”, unico strumento al mondo per riprodurre in modo realistico le onde anomale di un maremoto e capirne gli effetti su costa e costruzioni. Tiziana Rossetto però non si è fermata là. Al pubblico del TEDx di Bruxelles, edizione 2014, ha raccontato di "Urban Waves", il suo nuovo progetto.

Già, il TEDx. Non la solita conferenza. Sì, c'è un palco e c'è pure un pubblico, pagante peraltro. L'anno scorso, a Bruxelles, ha fatto il pieno con oltre 1500 partecipanti e pure duraznte questa sesta edizione non è stato facile trovare una poltrona vuota nell'elegante teatro del Bozar. La sigla sta per "Technology Entertainment Design". Sulla carta, una conferenza con tanti relatori. Nella pratica: una maratona di idee e progetti che vale la pena diffondere (“ideas worth spreading” è la logica di fondo) perché immaginano, disegnano e anticipano il futuro che verrà. Un quarto d'ora per instillare nell'audience semi di stupore e forse qualcosa di più. Unica assente ammessa: la noia. La formula TED è diventata poi TEDx per le edizioni organizzate indipendentemente dalla "casa madre", ma sempre nello stesso spirito. A Bruxelles, il sesto round è andato in scena seguendo il fil rouge "The Territory and the map". Ovvero: lasciamo da parte mappe prestabilite che ingabbiano la nostra concezione della realtà per lasciarci sedurre da nuovi punti di vista.

No agli approcci naif

Nel programma di questa Brussels edition 2014, per dire, c'erano con Tiziana Rossetto, altri cinque ricercatori sostenuti da borse e progetti del Consiglio europeo della Ricerca (ERC). Sul palco, la professoressa Rossetto ha raccontato del suo chiodo fisso, di quegli tsunami di cui ha visto con gli occhi la devastazione causata in Sri Lanka dal maremoto del 2004. Il progetto "Urban Waves" continua il lavoro iniziato con il simulatore di onde, 70 metri di lunghezza e 4 di profondità, ora attivo e funzionante in Inghilterra. Con Urban Waves, Tiziana Rossetto e il suo team vogliono spingersi oltre e studiare l'impatto degli tsunami sugli edifici ma anche inventarsi un modo per proteggere le zone costiere più a rischio e le strutture sensibili come ospedali o centrali nucleari.

Degli tsunami, dice la professoressa, si sa ancora pochissimo: «Quasi nessun Paese è preparato, neanche quelli più in pericolo. Il rischio però c'è, anche in Europa, dai fiordi della Norvegia al Mediterreaneo. Anche in Italia, di fronte a Messina», avverte. Un lavoro da pionieri: «Siamo tra i primi, come ingegneri, a lavorare sugli effetti di questi fenomeni». Per Urban Waves ha ricevuto dall'ERC un finanziamento da 1,9 milioni di euro per cinque anni. Con l'ingegneria sismica, spera di «salvare delle vite e, così, costruire un mondo più sicuro per i nostri figli». Vive in Inghilterra da 22 anni e del suo dipartimento di ricerca dice che «è un posto molto speciale, dove ho molta libertà e se voglio costruire un generatore di tsunami non mi prendono per pazza ma mi dicono: come possiamo aiutarti?»

Il potere dell'immaginazione

Why not, dunque. Per tracciare nuove mappe. Ma il fil rouge di questo TEDx poteva essere anche "l'imagination au pouvoir". Come quella di Cameron Smith, archeologo americano, professore alla Portland State University ma soprattutto "astronauta autonomo". Nella NASA non è riuscito a entrare per un difetto alla vista, ma nulla gli ha vietato di costruirsi da solo una tuta spaziale fatta in casa. Cinque anni dall'idea alla realizzazione, più di cento ore di test, con tanto di viaggio nella stratosfera, su una mongolfiera a oltre 15mila metri di altezza, per testare un prototipo che a lui è costato, dice, «solo 2mila dollari al posto dei 10mila delle tute spaziali acquistate dai governi» e realizzato con materiale «che si può trovare in qualsiasi grande magazzino». Resta una domanda: Perché? Facile: «L'equipaggiamento ufficiale è troppo costoso. Ho pensato che potevo rendere più semplice e meno caro, per tutti, andare nello spazio. Questa tuta assicura tutte le funzioni di base». Di nuovo, perché? «Beh, per dare il mio contributo al futuro dell'umanità: prima o poi si svilupperà la colonizzazione dello spazio. E magari sulla terra accadrà qualche disastro che ci spingerà verso altri pianeti. Il mio è un investimento, una polizza di assicurazione». Il prossimo passo? «Abbattere il costo a mille dollari e alleggerire la tuta. Vorrei farla diventare come un completo da running».

Sullo stesso palco di Tiziana Rossetto e Cameron Smith, un ricercatore come Jonathan Coleman ha detto che sì, in fondo un nanomateriale come il grafene puoi fartelo anche in casa, frullando insieme alla grafite di una matita un po' d'acqua e del detersivo per piatti. Qualche minuto più tardi, Lina Colucci, danzatrice e ricercatrice del MIT, entrava in scena in punta di piedi su un paio di ballerine, per invitare tutti alle Health Hackaton.

Volere è potere e l'importante è provarci. Sembrano luoghi comuni, solo raccontati da  persone non comuni. Al TEDx.