Sulle strade di un Paese sottovalutato: l’Albania
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Serena CartaNon è facile trovare una guida turistica che parli di questo Stato dell’Europa dell’est, non più grande di una regione francese. Eppure, con i suoi 400 km di costa, i suoi laghi e suoi villaggi di pietra, l’Albania riesce a incantare i viaggiatori in cerca di autenticità.
«Perchè l’Albania ?» questa è la domanda che ci è stata ripetutamente posta quando abbiamo annunciato l’intenzione di viaggiare in questo paese per nove giorni. Sul posto, gli stessi albanesi si stupivano della nostra scelta di vacanza estiva. Onorati, ci hanno accolto meravigliosamente. È con un inglese approssimato, usando qua e là dei termini italiani, che abbiamo potuto conversare. L’Albania dà la curiosa impressione di essere un Paese che sfugge all’avanzare del tempo, lontano dall’agitazione e dal fervore delle grandi capitali dove non si è più capaci di prendere del tempo per sé. Laggiù, si aspetta pazientemente il proprio autobus, nessuno esita a dedicarvi una ventina di minuti per darvi informazioni, per guidarvi o semplicemente per chiacchierare. «Pazienza» questo è il ritornello che bisogna tenere a mente sulle strade albanesi. Perché sono rare le città dove gli orari sono affissi e non sempre ci sono le fermate dei bus sono quelle ufficiali. Ma anche se tutte le mattine ci siamo domandati come e di quanto tempo avremmo avuto bisogno per arrivare a destinazione, in autobus, minibus, taxi o autostop, alla fine ci siamo sempre arrivate.
Autostop nel baule
Strette dentro a un minibus o schiacciate nel fondo di un autobus, abbiamo percorso a grandi passi le strade in salita del sud del Paese. Siamo passati di villaggio in villaggio e abbiamo constatato che ciascuno di loro, anche i più piccoli, avevano un benzinaio; e nonostante d’estate manchi spesso l’acqua, il numero di lavazho per lavare la propria auto è indescrivibile. In un Paese dove la ferrovia è praticamente inesistente, la presenza della macchina (la famosa Mercedes 240D) è, in effetti, preponderante. D’altra parte, autobus e minibus non servono tutto il territorio… Così l’autostop diventa la soluzione alternativa molto utile (ed economica) soprattutto per le distanze brevi: gli albanesi si fermano spontaneamente e non esiteranno a stringersi un po’o a sgomberare il baule dell’auto esclusivamente per voi!
Durante i nostri tragitti, guardando dalla finestra, non potevamo non notare i numerosi bunker in disuso che costellano il paesaggio, dai campi e fino alle spiagge. Costruiti sotto la dittatura di Enver Hodja per scoraggiare gli eventuali invasori, sono la testimonianza di una psicosi di guerra. Anche se non sono mai serviti, questi bunker ricordano oggi i 40 anni di isolamento del Paese. È curioso che non siano stati distrutti alla fine della dittatura; alcuni sono addirittura stati dipinti. Questo ci ha ricordato i condomini colorati di Tirana. È a Edi Rama, sindaco della capitale dal 2000, che si deve questa bella iniziativa. Dall’inizio del suo mandato ha, infatti, coinvolto alcuni artisti per abbellire le tristi facciate dei palazzi d’epoca comunista. Se questi colori vivaci sembrano più che altro un modo di camuffare la miseria della città , essi hanno almeno il merito di rallegrare la vita quotidiana degli abitanti e di essere un elemento caratteristico della capitale le cui foto hanno addirittura fatto il giro del mondo.
Tirana capitale europea
A lungo dimenticata, Tirana cerca di raggiungere il rango di capitale europea. È, oggi, una città in pieno sviluppo, come testimonia la modernità del quartiere degli affari o l’animata via dove si susseguono i ristoranti e i bar alla moda. Ma, con i suoi «Champ Elysées» a mala pena conservati in buono stato, la scarsa architettura urbana e il suo fiume poco valorizzato, Tirana soffre ancora nel rivaleggiare con i suoi vicini dell’ovest. In tutta l’Albania si avverte un certo fascino per i paesi dell’Europa occidentale e per gli Stati Uniti. I giovani sono i primi a svelare questa influenza culturale: le hit americane risuonano nelle discoteche della capitale quanto negli autobus di campagna. La sera, ci si veste alla moda: i ragazzi si spruzzano profumo in abbondanza, le ragazze sono ben vestite e non esitano a scegliere le scarpe col tacco più alto nonostante i marciapiedi e i dislivelli delle strade come a Berat et Gjirokastra .
Così l’Albania tenta di emanciparsi da un passato comunista, dove non era permesso imparare l’inglese a scuola. Il Paese dichiara apertamente le nuove relazioni con i suoi nemici del passato tanto da non aver esitato a ribattezzare una delle sue strade con il nome del vecchio Presidente americano, Rruga Presidenti George W. Bush, in seguito a una visita diplomatica. La recente candidatura dell’Albania all’Unione Europea conferma le ambizioni del Paese di aprirsi al mondo. Sul posto, d’altronde, noi ci siamo sentiti veramente spettatori privilegiati di un Paese in piena mutazione. Le città non cessano di svilupparsi e di estendersi, come testimonia il gran numero di cantieri che delimitano le strade. Se l’Albania è ancora poco visitata, il Paese ha del potenziale e c’è già chi investe in complessi alberghieri, come a Vlora e a Saranda dove alte costruzioni alterano il paesaggio.
Come arrivarci: si può raggiungere Tirana partendo da diversi aeroporti italiani con la compagnia albanese low cost BelleAir.
Dove dormire: nell’ostello della gioventù (a Tirana ce ne sono due) contate tra i 7 e i 12 euro per notte. Negli hotel, considerate 25 euro per una stanza doppia tranne che a Tirana.
Cosa mangiare: il “byrek” (tra i 20 e i 40 centesimi), lo snack locale, è una pasta sfoglia ripiena di formaggio, spinaci, carne tritata o pomodoro. Per un’orata grigliata sulla spiaggia contate 3,50 euro. E per un piatto in un ristorante alla moda di Tirana, 4,50 euro.
Translated from Sur les routes d’un pays méconnu : l’Albanie