Studenti contro il nuovo ISEE: burocrazia e diritti a confronto
Published on
La protesta dei movimenti studenteschi di tutta Italia si è scagliata contro l'emendamento governativo, in vigore da gennaio 2015, che prevede nuove modalità di calcolo del patrimonio familiare, e quindi dell'assegnazione delle borse di studio. Il gruppo "Studenti contro il nuovo ISEE" sta cercando di strutturarsi per rivendicare il diritto allo studio.
V. è una 24enne salentina che legge Oriana Fallaci, gialli di autori svedesi e romanzi in castigliano. È una studentessa dell'Università di Firenze che non potrà usufruire dei benefici erogati dal DSU Toscana (l'azienda regionale per il Diritto allo studio, n.d.r.) perchè il "suo" patrimonio immobiliare quest'anno è lievitato a 35.500 euro. Eppure V. non è diventata una principessa, non abita in un castello. La famiglia di V. vive in affitto, nel suo patrimonio: una casetta in campagna di umili dimensioni, non abitabile; un'automobile; e un terzo della macelleria di famiglia, che il padre divide con i fratelli, l'unico introito della famiglia.
V. si alza alle cinque, fa la babysitter per pagarsi l'affitto. Poi va a lezione, e la sera pensa a dove prenderà i soldi il mese successivo per rimanere a Firenze e continuare gli studi. Tutto perché il calcolo dell'ISEE (l'indicatore del patrimonio economico) e dei parametri alla base dell'erogazione dei servizi del DSU quest'anno è cambiato.
Una lotta su più fronti
Studenti contro il nuovo ISEE è una realtà nata in Emilia Romagna e poi in Toscana agli inizi di ottobre, che a suon di assemblee e presidi si sta consolidando in tutto il territorio nazionale. Già, perchè è l'intero Stivale a star stretto nei numeri della normativa del Governo Renzi, entrata in vigore il 1° gennaio 2015. Il patrimonio immobiliare di V., e di tutte le altre famiglie italiane, è ora calcolato moltiplicandolo per il 160%.
Quali sono stati gli sviluppi delle ultime settimane? Innanzitutto, il confronto con le istituzioni, che si è rivelato tortuoso: un ginepraio kafkiano, in cui si fatica a individuare chi ha effettivamente l'autorità per deliberare ed esporsi pubblicamente. Un continuo rimandare ai piani superiori e ad interfacciarsi con chi, circoscritto alla propria competenza specifica, non può nulla su quello che sembra un complesso meccanismo burocratico.
Nonostante questo gioco di rimpalli, la mattina del 13 ottobre una cinquantina di studenti è in viale Gramsci per chiedere un incontro con i responsabili del DSU Toscana. Il confronto con il Direttore Francesco Piarulli si conclude con un impegno dell'ente a prorogare di 10 giorni il termine entro cui gli studenti borsisti, beneficiari di un alloggio, avrebbero dovuto abbandonare le residenze universitarie, perché non più conformi al ricalcolo dei criteri previsti dal nuovo bando (un massimo di 20 mila euro per l'ISEE, e di 33 mila per l'ISPE, un secondo indicatore del patrimonio economico).
Una piccola "vittoria" per gli studenti, nonostante un'iniziale dichiarazione di impossibilità. Rimandare la scadenza è servito per programmare le prossime iniziative, oltre che tamponare l'emergenza abitativa di circa 300 studenti in tutta la Toscana, calcola il movimento. Questo palliativo avrebbe potuto accompagnarsi a una richiesta più lungimirante: ovvero una presa di posizione "politica" dell'Ente contro il nuovo calcolo fallace del patrimonio familiare, e una rimodulazione delle fasce ISEE per l'accesso ai benefici del DSU e per il calcolo delle tasse universitarie.
È la stessa domanda che con insistenza una delegazione di studenti rivolge la mattina successiva al Senato accademico dell'Università di Firenze, il quale si dice disponibile all'apertura di tavolo tecnico con Regione e DSU per agevolare gli studenti. Disponibilità confermata anche da una proroga del pagamento delle tasse universitarie, senza la penalizzazione di eventuali more. C'è chi nel Senato sottolinea che per meno tasse ci saranno meno servizi e chi – dimostrando una conoscenza approssimativa della questione – sottolinea solamente i vantaggi apportati dal nuovo calcolo ISEE (rilevazione di giacenze medie e saldi dei conti correnti e delle carte prepagate) al fine di impedire l'evasione.
Il movimento si interroga sull'efficacia di una riforma in questo senso, poiché a rimetterci sarebbero sempre i meno abbienti: siamo sicuri che la norma sia un errore e non il tassello di un «più ampio piano politico per privare enormi fasce della popolazione di strumenti quali l'istruzione, fondamentali per la formazione di una coscienza critica»? È una delle tesi, quella "complottista", che nelle assemblee è ripetuta più volte.
Quali prospettive per il Movimento?
I più scettici confutano la fattibilità del programma del movimento, poiché una normativa nazionale non puó essere scavalcata o modificata dalla Regione, tantomeno dal DSU Toscana, accusando gli Studenti contro il nuovo ISEE di perseguire una lotta ideologica che, pur se apprezzabile, resta una cantilena dei vari Collettivi.
Anche se la Regione Toscana dovesse aumentare la soglia dell'ISPE a 35 mila euro (il tetto massimo consentito dalla norma nazionale) non sarebbe una conquista risolutiva per il movimento, perchè – graduatorie alla mano – molti non rientrerebbero nei parametri. Servirebbe una presa di posizione non solo della Regione ma anche dalle altre Regioni ad oggi impegnate a fare i conti coi movimenti studenteschi.
Un importante appuntamento, però passato in sordina, è stato il tavolo tecnico con il Ministero dell'istruzione del 16 Ottobre sul nuovo calcolo dell'ISEE. Il risultato è stato un comunicato stampa vago e un'apertura del Ministero, che però deve far riferimento al Ministero dell'economia.
Non tutti, però, all'interno del Movimento pensano che la strada istituzionale sia la più efficace. C'è chi sostiene che le istituzioni non sarebbero credibili per mediare il disagio agli organi nazionali, in quanto in ritardo sulla percezione di un disagio già prevedibile ai primi mesi dell'anno
È chiaro che in questo confronto sono in ballo principi diversi, che rischiano di scontrarsi senza compromessi: una legalità "formale", cioè di conformità alle leggi, a cui gli interlocutori istituzionali sono legittimamente obbligati ad appellarsi; e un principio di legalità "sostanziale", cioè di eguaglianza, trasparenza e libertà dell'individuo.
Un compromesso tra tecnicismi e rivendicazioni di diritto è possibile?
Un ostacolo verso la risoluzione di questa vicenda è sicuramente rappresentanto dallo scarso interesse dimostrato sulla questione: una cinquantina di studenti al primo presidio sotto la sede del DSU Toscana, più o meno venti persone in Senato Accademico, pochi quegli studenti che quest'anno perderanno la borsa di studio. Un problema di tempistiche e di comunicazione (oltre che di imperdonabile indifferenza): la maggior parte degli studenti che quest'anno non è risultato più borsista ha già preso una casa in affitto o non è più a Firenze, o non sa nulla del movimento. Sono state organizzate diverse assemblee nelle varie residenze universitarie per informare e comunicare l'importanza di un'ampia partecipazione.
Lunedi sera, 19 Ottobre, un'assemblea degli studenti (alla residenza Salvemini, Piazza Indipendenza) ha evidenziato indirizzi disomogenei al suo interno: uno volto al dialogo con la Regione e al confronto con l'assessore Bardi, come sottolinea esponente della lista studendesca "Csx", chiedendo la concessione straordinaria (come già l'anno scorso) di altre borse di studio grazie a un fondo suppletivo regionale, oppure rivolgendosi al DSU per ottenere una borsa servizi che includa un contributo per l'affitto. Un'altra linea è invece non vuole cedere a soluzioni tampone e rivendica il diritto allo studio, senza allegare un programma propositivo che faccia i conti in tasca al DSU o a chi per lui.
Il Presidente del DSU, Marco Moretti, si dice disponibile a individuare misure che fungano da surrogato ai benefici di cui molti studenti non usufruiranno. Ma il suo discorso continua sottolineando che il DSU Toscana, un ente privo di autonomia finanziaria, ha le mani legate: si limita a redistribuire le risorse e non ha margini per ufficializzare ulteriori proroghe sull'abbandono dell'alloggio, in quanto c'è già un'assegnazione dei posti ai nuovi beneficiari. Un campanello d'allarme per il movimento, che insiste sull'apertura di quelle strutture del DSU non ancora abitabili per cavilli burocratici. Una residenza a Sesto Fiorentino, in provincia di Firenze, con una capienza di circa 100 posti letto e di proprietà dell'Università di Firenze, non ha ottenuto la certificazione di agibilità. Inoltre, alla domanda del perchè gli studenti debbano lasciare le residenze prima della pubblicazione delle graduatorie definitive (il 30 novembre), il Presidente adduce tempi tecnici complessi con cui vengono gestite le nuove convocazioni: «Il regolamento residenze lo approviamo nel prossimo Consiglio di amministrazione, è un parto che dura un anno in totale condivisione con la rappresentanza studentesca».
I prossimi giorni saranno decisivi per il movimento. Il rischio è di appassire come una spiga di grano al Polo nord, se non riesce a far sbocciare una convinta costruzione sociale di legalità, che sia garantita da un metodo condiviso affinché l'emergenza e l'entusiasmo del momento non finiscano nelle antologie delle rivolte fallimentari.