Street Heart: il documentario nato tra i muri di Napoli
Published on
Attraverso il documentario Street Heart, Tommaso Battimiello e Giuliano Russo hanno ricostruito le tele della street-art di Napoli. Le crepe e le superfici rovinate dei muri sono la carta bianca che artisti di fama internazionale hanno usato per esprimersi.
Le immagini e i fotogrammi hanno la capacità di risvegliare sensazioni e ricordi assopiti nella nostra memoria. Napoli, coinvolgente e assordante, offre un'esperienza urbana talvolta violenta, talvolta poeticamente colorata. I muri e i vicoli del centro storico sembrano a tratti urlare per far sentire la propria voce ai passanti e, altre volte, sospirare rimanendo celati ai passi e all'eco della vita. In questo vortice incalzante di emozioni è così facile perdersi i particolari, i dettagli. I muri, con i segni lasciati dal tempo e dalle persone, diventano parte di quell'esperienza quotidiana certa e automatica quasi quanto la strada di casa.
La street art in 30 minuti
"Mi sono avvicinato alla street art semplicemente camminando per Napoli e facendo attenzione a ciò che mi circondava". Le parole di Tommaso Battimiello suonano logiche, ma per niente scontate in una realtà in cui "indugiare" e "osservare" diventano gesti complicati quanto rari. Graffiti, stencil, murales, dipinti, immagini sacre e profane si stagliano sullo schermo costringendoci a riconoscere ciò che era sepolto sotto il torpore della routine. Street Heart, il documentario sull'arte di strada partenopea che porta la firma dello stesso Tommaso e di Giuliano Russo, è tutto questo e molto di più.
30 intensi minuti che guidano lo spettatore attraverso una Napoli che solitamente sfugge agli occhi del passante frettoloso. Street, poiché è la "strada", con le opere che si porta appresso, a essere la protagonista. Heart, poiché si è cercato di varcare le superfici asfaltate e scrostate del centro storico dando voce alle storie che vi stanno dietro, al vero "cuore" dell'arte di strada: gli street artist. Importante porto commerciale, bacino di idee, di fermenti religiosi e politici nonché snodo nevralgico di tutta la cultura e l'arte europea, Napoli rappresenta un tassello originale nel variegato mosaico della street-art.
Tommaso e Giuliano, conosciutisi nell'ambito dell'Università Federico II, raccontano di essere rimasti sorpresi dalla molteplicità degli stili e delle personalità che hanno lasciato il proprio segno nella città. La loro iniziale curiosità si è tramutata in una vera e propria ricerca sull'argomento che li ha portati faccia a faccia con talenti non solo del panorama locale, ma anche di quello internazionale.
Alice nella città delle meraviglie
È il caso di Alice Pasquini, romana di nascita e oggi considerata tra gli street artist più influenti al mondo. Di fronte alla telecamera, Alice, con voce rotta, mette a nudo la propria passione per "l' 'arte viva', quella che interagisce realmente trasformando le superfici delle nostre città in maniera anonima", quella che "restituisce ai cittadini un 'luogo' anziché un 'muro'". La sua peculiarità sta nella raffigurazione di un mondo prevalentemente al femminile: volti di donne pensose e di bambine imbronciate appaiono sugli angoli più improbabili, aprendo una dimensione narrativa tra lo spettatore e la porzione di parete. Ma non è soltanto la sete di bellezza o di storia ad attirare gli artisti a Napoli. Giuliano spiega quanto il fattore dell' "illegalità" giochi un ruolo fondamentale nel risvolto pratico dell'arte di strada. "Sembrerebbe che a Napoli quest'arte clandestina trovi modo di esprimersi più facilmente che altrove. C'è più tradizione, più tolleranza, forse anche un po' di indifferenza, e questo spinge molti a sceglierla come meta".
Another brick in the wall
Ryan sembra pensarla esattamente così. "Mi piace il fatto di non avere visibilità. Ciò ti regala un ambiente più sano. Non è il "disegno" ciò che resta, ma il momento della performance". Lasciatosi alle spalle gli Stati Uniti e sbarcato in Italia nei panni di studente d'arte, Ryan ha deciso di disfarsi delle rigidità accademiche per rincorrere il suo sogno nelle strade. Mosso da una sorta di riverenza nei confronti del "degrado", i suoi disegni nascono da segni e crepe già presenti sui muri, in questo senso, ha il talento di saper scrivere nuove storie su quelle antiche.
Zilda e Banksy
Più rari sono i segni lasciati dal francese Žilda: angeli e creature morbide e sensuali che regalano scorci di spiritualità rinascimentale. L’apporto di Banksy, famoso artista di Bristol, alla street-art partenopea si è concretizzato in un'unica opera. Il suo passaggio nella città si scorge in una raffigurazione della Madonna a Piazza Gerolomini, un'epifania per chiunque si ritrovi a passeggiare su via dei Tribunali. Fenomeno del tutto locale è infine quello di Diego Miedo, i cui personaggi deformi e perversi sono ammirabili su gran parte dei muri del centro cittadino.
"Ma Napoli - sottolinea Tommaso,- è soprattutto tradizione e parlare di arte di strada significa innanzitutto andare a scavare in quella raffigurazione di immagini sacre che è tipicamente nostrana". È ciò che fanno i Madonnari, come Gennaro Troia nel documentario. Sono loro che da sempre barattano talento e religiosità in cambio di qualche soldo rappresentando immagini sacre, specialmente in occasione delle feste patronali in Puglia e Campania.
- Presentato al Napoli Film Festival di quest’anno, il documentario, targato ICARUS, è arrivato in finale al concorso Schermo Napoli Doc -