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‘Sovranità’ britannica dopo Brexit: non proprio quello che ci si aspettava dalla mystery box

Published on

Story by

Cal Petty

Translation by:

Veronica Beco

La campagna pro-Brexit aveva promesso agli elettori che la Gran Bretagna avrebbe riconquistato a pieno la propria 'sovranità' se il paese avesse deciso per l'uscita. Eppure, la realtà sembra mostrare in pratica molte restrizioni

Nella campagna elettorale del referendum per la Brexit, tra giochi e goliardia, un meme particolarmente divertente è emerso in rete. Si è trattato della "mystery box" offerta da Mr. Burns. Certo questa scatola, invece di essere la tangente per gli ispettori della sicurezza nucleare, rappresentava l'offerta avanzata del 'Leave' per l'elettorato britannico: Vota Brexit. Noi non ne sappiamo abbastanza di quello che potrebbe accadere (e cosa ce ne importa dei pareri egli esperti, in fin dei conti?), ma le cose andranno meglio se saremo fuori dall'UE. Puoi contarci. Andiamo, mostrati entusiasta e intraprendente. Apri la scatola.

Le promesse dopotutto andavano oltre l'aurea di mistero. In alcune questioni si era fiduciosamente previsto che, per diventare categoricamente superiore, la Gran Bretagna avrebbe dovuto votare per l'uscita. Una di queste, e il focus di questo articolo, è il richiamo alla 'sovranità'.

Questo problema era stato appassionatamente riproposto da anni di stampa euroscettica, già prima della campagna referendaria. Il tiranno di Bruxelles era stato a lungo accusato di frenare la Gran Bretagna in questioni politiche chiave, dalla libertà di movimento alla pesca. L'incivile Unione Europea non solo era un peso per la potenziale grandezza politica britannica e per il futuro del libero mercato, ma era la meschina burocrazia che eliminava le banane ricurve e finanziava, con i soldi dei contribuenti, lezioni di danza in Burkina Faso. Questi esempi sono solo un paio tra i molti che hanno sconvolto il vero, onesto britannico, naturalmente. 

Come tale, la retorica della 'sovranità' era un'arma chiave nell'arsenale dei fautori dell'uscita durante la campagna referendaria. Non solo era un tema radicale ed emotivo, ma aveva anche un'utile malleabilità. 'Sovranità' poteva adattarsi a molte lamentele: senza le imposizioni della legislazione dell'UE, la Gran Bretagna avrebbe potuto 'riprendere il controllo' delle proprie frontiere o tagliare la schizzinosa burocrazia, per esempio.

Per illustrare questo, vale la pena dare un'occhiata al linguaggio editoriale dei principali giornali euroscettici. Qui ne citeremo giusto un paio. Il Sunday Telegraph affermava che "la campagna per il Leave aveva elaborato un'ambiziosa visione per la Gran Bretagna come nazione indipendente, ancora una volta libera di prendere le proprie decisioni". Il Daily Mail, nel suo commento speciale, denunciava con rabbia che "l'UE era un edificio costruito sulle menzogne - a cominciare dalla sfacciata bugia, messa in giro quando è stato siglato l'accordo per il Mercato Comune nel 1973, che non ci stavamo unendo a nulla di più che ad un accordo per un'area di libero scambio, il che non avrebbe comportato nessun sacrificio di sovranità". Il Sun spingeva i suoi lettori di "BeLeave (gioco di parole tra 'believe', credere, e 'leave', uscire ndr) nella Gran Bretagna", per uscire dalla sclerotica e onerosa macchina di Bruxelles.

Come si può vedere, non vi erano carenze di opinioni a sostegno dell'importanza della 'sovranità' per l'elettorato. Come detto, questa retorica incorniciava molte disparate questioni. Tuttavia, vale la pena soffermarsi su come gli elettori britannici abbiano realmente compreso - e continuino a intendere - la 'sovranità'. In generale, il pubblico britannico comprende il concetto indirettamente elaborato dal proprio pensiero e dalla propria malleabilità - molti pensavano che le loro preoccupazioni fossero legate ad esso, ma quando erano poi interrogati, la 'sovranità' era indicata piuttosto malamente come problema distinto. Una ricerca dell'Ipso MORI conferma questo - temi concreti come l'immigrazione e il NHS predominano, a confronto con qualcosa di tanto arido e astratto come la 'sovranità'. 

Questo ci porta alla situazione in materia di Brexit. L'amministrazione May ha riaffermato che combatterà per la 'sovranità' britannica, con tutte le nebulose promesse rappresentate dal vuoto slogan che "Brexit significa Brexit". L'aspettativa generale è che la Gran Bretagna proverà a reclamare parte della sua 'sovranità', in qualche modo. Ma cosa significa in realtà questo, in riferimento alla specifica definizione di 'sovranità'? Come avrà effetto sulle principali preoccupazioni dell'elettorato britannico?

Un approfondito rapporto pubblicato dallo stimato gruppo di esperti Chatham House ha esaminato la sovranità post-Brexit. Naturalmente, con sovranità si intende specificatamente la definizione di pertinenza nel potere e influenza nelle decisioni politiche, piuttosto dell'onnicomprensivo significato sposato dai sostenitori dell'uscita. Inutile dire che il lavoro conferma che la Gran Bretagna aveva già una forte voce in capitolo sulle decisioni prese a Bruxelles. Inoltre, viene spiegato che la nozione di 'recuperare' la sovranità assoluta è irrilevante o impraticabile per molte questioni. Westminster ha già il controllo della maggior parte delle problematiche per cui i britannici si preoccupano, come il NHS, mentre i governi britannici hanno da tempo capito che compromessi pragmatici sulla sovranità possono portare risultati positivi. Questo è il caso dell'appartenenza a molteplici organizzazioni internazionali, come la NATO, l'ONU e l'Organizzazione mondiale del commercio. E' falso affermare che un paese isolato a livello internazionale e senza compromessi abbia improvvisamente più potere e influenza in patria e all'estero. Se questo fosse vero, la Corea del Nord sarebbe sicuramente la nazione più 'sovrana' del pianeta.

Il nuovo Regno Unito 'indipendente' potrebbe scoprire di avere molta meno voce in capitolo sulle questioni connesse all'UE che lo riguardano. Per alcuni, questo può sembrare ovvio. Ma per altri, come il nuovo ministro per la Brexit David Davis, questa può essere invece una sopresa - come imporre a tutti gli stati membri dell'UE di accettare un accordo commerciale. Chi lo sa!

Un potenziale assaggio di come andranno le cose viene dal primo ministro della Slovacchia Robert Fico. Parlando recentemente a nome del gruppo di Visegrad, egli ha affermato che il Regno Unito dovrà accettare libertà di movimento per un accordo sul mercato per essere accettabile. Per un politico slovacco dare lezioni sulle opzioni internazionali del Regno Unito sembra di certo una novità, storicamente parlando. Forse questa è la nuova 'sovranità' promessa dalla campagna della Brexit?

Naturalmente, la nozione di sovranità potrebbe facilmente essere stata un mero artificio retorico per convincere i britannici a votare per l'uscita. Per molti prominenti euroscettici, dopo aver vinto il referendum, essa ha fatto il suo tempo e può essere lasciata cadere. Naturalmente, non sarebbe la sola importante promessa ad essere gettata via dopo il risultato. Anche l'impegno per l'utilizzo dei soldi dei contributi comunitari del Regno Unito per il NHS sembra essere scomparso.

Qualunque cosa accadrà in futuro, la situazione potrebbe non essere quella che molti degli elettori per l'uscita si aspettano. La promessa di una splendente e rinvigorita Gran Bretagna, che affronti in particolare i principali problemi della nazione, potrebbe non realizzarsi nel modo in cui essi sono stati indotti a credere. Il premio di migliore 'sovranità', sia in temini di aspetti politici espliciti sia dei temi caldi che riguardano la sua specifica definizione oramai persa, potrebbero non essere nella mystery box di Mr. Burns.

Story by

Translated from British ‘sovereignty’ post-Brexit: not quite what was in the mystery box