Soprattutto i rom soffrono
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Marco RiciputiTra i sette e i nove milioni di rom vivono in Europa, la maggior parte nei nuovi Paesi membri e in quelli candidati all’ingresso nel "club Ue". Dimenticati dalle istituzioni e bistrattati dalla società, diamo un’occhiata alla loro storia.
Febbraio 2004, Slovacchia orientale: più di 2.000 soldati e poliziotti vengono spediti in una regione rom abitata soprattutto da rom, per combattere i saccheggi e i disordini della popolazione locale. Sotto il governo di Mikuláš Dzurindas, dal 1998 Presidente della Slovacchia, è cresciuto il malcontento negli accampamenti dei rom, e i benefici garantiti dalla sicurezza sociale sono consistentemente diminuiti. Le condizioni di vita per i rom nella Slovacchia dell’Est, in particolare nelle regioni di Košický e Trenínský, sono molto dure. Ci sono a malapena i collegamenti con la rete elettrica e con quella stradale e come se non bastasse, il tasso di disoccupazione è notevole..
Datori di lavoro "freddolosi"
Secondo i calcoli della Banca mondiale, vivono in Europa tra i sette e i nove milioni di rom, più dell'80% nei nuovi Stati membri e nei paesi candidati all'Ue. I rom parlano una lingua tutta loro, il romanés,e provengono verosimilmente dall'India, dalla quale fuggirono, alla volta dell’Europa, intorno all’anno Mille. Ma non si sono mai lasciati "assimilare" dalle popolazioni europee. Non professano una sola religione né hanno un paese solo in cui vivere. Nella maggioranza dei paesi costituiscono una minoranza, i cui interessi vengono spesso ignorati.
Nei confronti dei rom i governi dell'Europa orientale e meridionale partono da posizioni differenti. Rare sono le leggi contro la discriminazione e spesso sono le organizzazioni non governative ad occuparsi dell'integrazione di questa gente “nata zingara”. Anche la svolta politica del 1989 non ha migliorato la situazione. Lo scrittore ceco Andrej Gia, un rom, evidenzia in un'intervista rilasciata alla rivista Literatura: «La condizione sociale di molti rom si è considerevolmente deteriorata. Ai tempi del comunismo c’era più sicurezza, la nostra gente aveva un lavoro ed uno stipendio regolare, una casa dalla quale nessuno veniva cacciato». Oggi è tutto diverso, aggiunge Gia: «Oggi quando facciamo rispondiamo a degli annunci di lavoro, non è che otteniamo un colloquio con il datore di lavoro: è solo che quest’ultimo rimane interdetto e si “raffredda” non appena ci vede di persona».
I rom-clan
In Romania vive la più grande comunità rom d’Europa: circa due milioni di uomini, per lo più con un basso grado d’istruzione. E ancora più a Sud, nella penisola balcanica, la situazione non è migliore. Dopo la fine del conflitto in Kosovo nel 1999, circa cinquecentosessanta rom vivevano nel campo rifugiati di Zitkovac, nel Kosovo del Nord. Il campo era situato non lontano da un’ex miniera di piombo, ragion per cui gli abitanti sono stati lentamente avvelenati. Solo dopo sei anni la direzione della missione Onu in Kosovo si è decisa, sotto le pressione delle ong, a far trasferire il campo rifugiati.
Nell’Europa orientale e meridionale si sentono centinaia di casi simili. La maggior parte delle discriminazioni vengono eserictate dalla popolazione del luogo, mentre le autorità se ne interessano appena. E ì la situazione dei rom continua a peggiorare, anche perchè non sono mai riusciti a creare dei gruppi rappresentativi a livello nazionale. Ogni organizzazione, oppure partito, rom, che rivendica il diritto di parlare in loro nome, viene presto o tardi screditata. Le élite dei rom,spesso lacerate al loro interno, hanno spesso preso le distanze rispetto ai loro compatrioti: il che è in gran parte dovuto alla loro struttura in clan. Con il risultato che i gruppi rom non sono in grado di formulare delle richieste unite e coerenti alle autorità. Le quali, a loro volta, ricevono la “legittimazione” per mettere il problema a tacere.
L'Ue tende la mano
I rom rumeni, slovacchi e degli altri paesi dell’ex Unione Sovietica spesso emigrano per cercare di fuggire dalla loro tragica. Le mete più gettonate sono Canada, Regno Unito e Germania. Ma spesso la fuga finisce nel disincanto, nello scoraggiamento, nell’alcolismo e in una vita senza alcun aiuto sociale.
La Commisione Europea non può certo imporre ai Venticinque le politiche sociali da adottare con i rom. Tuttavia, in un’intervista del luglio 2005 al settimanale ceco Ekonom, Vladimír Špidla, Commissario europeo per l’occupazione, gli affari sociali e le pari opportunità, ha sottolineato che l’Unione Europea può, tramite il Fondo sociale europeo, dare una mano ai nuovi Paesi membri. I fondi rendono possibili progetti con i quali i rom potranno superare la loro esclusione sociale. Per Špidla comunque, quello che manca non è solo assenza di sussidi comunitari, ma soprattutto dei progetti dalla parte di comunità ed ong.
Translated from Das Leiden der Roma