Sochi 2014: Giochi olimpici senza libertà di stampa
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Piera FiammenghiIn occasione dei Giochi olimpici di Sochi 2014 è bene ricordare che la Russia occupa il 148° posto, su 179, nella Classifica mondiale della libertà di stampa. Alexei Polukhin di Novaïa Gazeta, Abdullah Duduev, direttore della rivista cecena Dosh e Alekseï Sidorenko, esperto di social media, raccontano il giornalismo imbavagliato.
Sebbene in Russia non sia facile esercitare la professione di giornalista, Alekseï Sidorenko, Alexei Polukhin e Abdullah Duduev, concordano sul fatto che nel Paese le cose stiano cambiando.
Da quando Vladimir Putin è tornato al potere, nel maggio 2012, nuove leggi repressive hanno fatto capolino. Come ci spiega Alekseï Sidorenko, chi sceglie di parlare di religione o della causa LGBT (Comunità Lesbo-Gay-Bisexual and Transgender, ndr.) va incontro a dei rischi concreti: "Purtroppo è prevista una pena detentiva per chi offende la patria". Il governo ha persino censurato Wikipedia dopo aver scoperto una pagina che parlava di marijuana.
Se la censura sembra aver risparmiato la televisione è perché tutti gli anelli della catena sono stati passati al setaccio dal Cremlino. L’esecutivo cerca di bloccare i pochi quotidiani indipendenti attivi privandoli dei finanziamenti. "Gli azionisti sono costretti a sospendere gli aiuti economici a causa dei controlli che vengono effettuati nei loro conti in banca", svela Alexei Polukhin, giornalista che da più di 20 anni fa luce su questioni di corruzione e violazione dei diritti umani. Appare evidente, quindi, che la stampa non può portare avanti le sue inchieste senza un sostegno economico. Di fronte a questi ostacoli, i giovani voltano le spalle al giornalismo. "È un mestiere troppo pericoloso", ammette Alekseï Sidorenko.
giornalismo in prima linea
La gente non si ferma a subire le conseguenze. Alcune manifestazioni importanti si sono svolte nell'ottobre 2011. "In Russia è in corso una guerra civile silenziosa tra il potere e il popolo", afferma Alexei Polukhin. Benché siano stati attuati dei cambiamenti drastici nelle organizzazioni dei media russi, la situazione nelle redazioni non è tornata a essere quella delle origini. "I giornalisti indipendenti coltivano un interesse crescente per la politica", fa notare Polukhin. Gli articoli che riguardano personalità politiche possono essere scritti a condizione che l'autore rimanga anonimo. È questo il prezzo che i giornalisti d'inchiesta sono costretti a pagare.
Le testimonianze dei 3 intervistati mostrano che il giornalismo non è completamente imbavagliato in questo Paese da 143 milioni di persone. Abdullah Duduev racconta la nascita del suo giornale, avvenuta nel 2003: "Il nome della rivista ‘Dosh’ significa 'parola' in lingua cecena. Al tempo, in televisione dilagava la propaganda contro la Cecenia. Di fronte a questa tendenza, la rivista ha voluto raccontare a gran voce la vera natura del suo Paese". Il giornale si batte per la verità, a costo di ricevere minacce e non far firmare i propri articoli. Le manifestazioni dei giornalisti aumentano di giorno in giorno. L'ultima si è svolta lo scorso ottobre, in occasione della liberazione di Denis Sinyakov, fotografo di Greenpeace.
"Nel 2011, internet ha mostrato che i cittadini possono percorrere altre strade", afferma Alekseï Sidorenko. Il blogger fa notare che il motore di ricerca Yandex copre più Paesi rispetto alla televisione ufficiale russa. I social media rappresentano un valido mezzo di comunicazione e di espressione dell'opinione pubblica. Nonostante sia attivo un sistema di controllo del web, l'esperto sostiene che "senza internet, i giornalisti non potrebbero svolgere il loro lavoro". Alekseï è convinto che "più le leggi saranno repressive, prima le cose cambieranno".
- L'incontro si è svolto a Strasburgo in occasione del Forum mondiale per la democrazia. Intervista curata da CGM -
Translated from Sotchi : le journalisme comme terrain de Jeux