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Smart City Exhibition: le città intelligenti si raccontano

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Smart living

A Bologna dal 22 al 24 ottobre si svolge la terza edizione della manifestazione organizzata da FORUM PA e Bologna Fiere. Intervista a Carlo Mochi Sismondi, organizzatore di Smart City Exhibition.

Le più avanzate realtà del vivere urbano si danno appuntamento a Smart City Exhibition, proponendo modelli di partecipazione interattiva centrati non solo su attività di awareness, ma anche su momenti di lavoro finalizzati a influenzare l’opinione pubblica e i decision makers su strategie da attuare livello locale e centrale.

La manifestazione è caratterizzata da una visione innovativa del concetto di città, intesa come insieme di flussi informativi e reti di relazioni e comunicazioni, fisiche e digitali, in grado di creare capitale sociale, benessere per le persone, migliore qualità della vita.

SCE nasce infatti dalla convinzione che le grandi opportunità date dai fondi comunitari e la messa in cantiere dei progetti nazionali sulle smart city e smart community necessitano di momenti di riflessione e di incontro tra i protagonisti per utilizzare al meglio questa grande occasione di innovazione.

A SMART City Exhibition la riflessione sul ruolo della tecnologia si declina dal punto di vista della piattaforma di rete, degli applicativi verticali (scuola, sanità, welfare, ambiente, energia, mobilità, ecc.) e delle periferiche, della sensoristica e dei device. E’ anche il palcoscenico ideale su cui divulgare le migliori esperienze italiane e internazionali di smart cities, ma è utile anche a identificare dei modelli replicabili a seconda dei contesti.

I dibattiti e i momenti di partecipazione offrono inoltre ai cittadini e all’opinione pubblica un resoconto puntuale e indipendente sullo stato dell’arte dell’innovazione nelle città, con particolare attenzione all’accountability. L’appuntamento è alla Fiera di Bologna dal 22 al 24 ottobre 2014. Per ulteriori informazioni sulla manifestazione www.smartcityexhibition.it 

La parola a Carlo Mochi Sismondi, organizzatore di Smart City Exhibition e presidente di Forum PA 

Da cosa nasce l’idea di SCE?

Credo che nella nascita a Bologna di Smart City Exhibition siano confluite più opportunità: da una parte il tema della qualità della vita nelle città, ormai maturo in tutto il mondo, che ha visto un’accelerazione in Italia a partire dal 2011 e che sarà centrale nella prossima programmazione europea 2014-2020; poi la storia e la tradizione di Bologna, che è stata la capofila italiana dell’innovazione negli anni Novanta e che ora vuol tornare a giocare un ruolo di leader dopo più  di un decennio certamente meno brillante. Bologna vuol dire quindi una tradizione d’innovazione sotto il segno della partecipazione, della rete, della politica attiva da parte dei cittadini. Infine le tecnologie che hanno una doppia valenza: migliorano i servizi e quindi la qualità della vita dei cittadini, ma insieme sono occasione di sviluppo dell’imprenditoria innovativa che è quella che fa crescere le nostre città. Da tutto questo, in un’inedita, ma fortunata partnership tra FORUM PA e Bologna Fiere nasce Smart City Exhibition. I risultati dei primi due anni sono stati incoraggianti. La prossima edizione farà un ulteriore salto di qualità, stringendo sempre più la sinergia con il SAIE e mostrando quindi l’innovazione urbana a 360 gradi.

Esiste una via italiana alle smart cities?

La tradizione e la cultura delle nostre città è simbolizzata dalle nostre splendide piazze, luoghi d’incontro, di mercato, di politica e quindi luoghi per eccellenza di relazioni. La strada italiana alle smart city non può che ripartire da lì, dalla ricchezza dei beni relazionali che sono fondamentali per la qualità della nostra vita. Una smart city italiana quindi non può che mettere al centro la relazione, la partecipazione, la collaborazione di soggetti diversi al bene comune. Altra caratteristica molto italiana è che, mentre manchiamo di grandissime metropoli, possiamo contare su una grande e ricca diversità di storia, di cultura e ditradizione delle nostre tante città medie. Questo vuol dire che ogni città italiana dovrà trovare la sua peculiare visione di città intelligente e la sua particolare strada per il suo sviluppo socio economico.

Ci racconta due best practices italiane di smart citizenship?

La prima storia vede protagonista proprio il Comune di Bologna e Labsus, il laboratorio per la sussidiarietà orizzontale, ed è la nascita di un regolamento comunale, il primo in Italia, che regola l’uso dei beni comuni da parte dei cittadini, rendendo così praticabile e reale quell’ultimo comma dell’art. 118 della Costituzione che recita “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”.

Sulla base di questo nuovo strumento, il Comune di Bologna, con il supporto di Labsus e del Centro Antartide e con il sostegno della Fondazione del Monte, sta sperimentando una nuova modalità di cura dei beni comuni fondata sul modello dell’amministrazione condivisa. Il progetto, che si chiama “Le città come beni comuni”, intende fare della partecipazione attiva dei cittadini alla cura dei beni comuni urbani un tratto distintivo dell’amministrazione bolognese. Questo obiettivo sarà perseguito agendo su due principali ambiti: da un lato un lavoro sul funzionamento dell’amministrazione comunale per rendere organigrammi, procedure e regolamenti orientati alle possibilità dei cittadini di attivarsi per la cura dei beni comuni, dall’altro la sperimentazione operativa di forme di gestione civica di spazi pubblici su tre aree della città, selezionate attraverso il pieno coinvolgimento dei quartieri. 

La seconda storia coinvolge Milano ed in particolare uno dei suoi quartieri più difficili, quello di Quarto Oggiaro, ed è legata ad un progetto europeo importante dal titolo “MyNeighbourhood” – MyCity, promosso e co-finanziato dall’Unione Europa. La visione proposta è quella di un rinascimento urbano che parta dal basso, dalla dimensione comunitaria e di quartiere (in inglese appunto Neighbourhood), ricordando l’importanza vitale che fino a pochi decenni fa avevano rapporti di vicinato e di solidarietà. L’ipotesi di lavoro è che la tradizionale presenza pubblica con funzioni di intervento sulle emergenze sociali e di protezione dai rischi legati alla convivenza civile in condizioni di particolare degrado, può essere significativamente migliorata grazie all’uso di un “mix” fra tecnologie ICT e metodologie di codesign partecipato di servizi, in grado di riportare alla luce l’antico spirito solidaristico e il clima di rispetto e fiducia un tempo riscontrabili con maggiore intensità nei medesimi contesti osservati. Entrambi questi progetti saranno presentati e illustrati durante Smart City Exhibition 2014.