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Siné: «Il ruolo della satira? Essere iconoclasta»

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Cultura

Intervista all’ex caricaturista di Charlie Hebdo che, dopo essere stato licenziato per le accuse di antisemitismo, ha lanciato un nuovo settimanale.

Maurice Sinet, in arte Siné, è un disegnatore e un caricaturista francese. Nato nel 1928 ha oggi 80 anni. È passato agli onori della cronaca nel luglio scorso dopo la pubblicazione, su Charlie Hebdo, settimanale satirico francese (quello che ripubblicò le vignette su Maometto del Jylladen Posten, ndr) di una vignetta su Jean Sarkozy, figlio del Presidente francese, giocando su una sua supposta conversione all’ebraismo. Le critiche di antisemitismo suscitate dalla sua cronaca gli sono costate il licenziamento da parte di Philippe Val, direttore della pubblicazione. Il 10 settembre ha lanciato, insieme alla moglie, Sine Hebdo, facendo della sua casa nella periferia parigina, una redazione.

Gli abbiamo rivolto quattro domande.

Cosa vuol dire fare satira?

«Ah, è una domanda difficile. Significa rimbalzare sui tabù, su quello che è sacro, sulle statue… significa essere iconoclasta».

Ci sono limiti alla libertà d’espressione nel suo paese?

«Certo, ce ne sono in tutti i paesi. E le leggi si rinforzano di giorno in giorno. Ma come francese non mi posso lamentare, in Paesi come Cina o Usa è peggio. E sicuramente in Italia. E, comunque in America ci si può sempre appellare al Primo emendamento».

Qual è il suo ruolo? Si sente un militante o un artista?

«Un militante. Anche se non sempre è un ruolo troppo efficace. Si tratta di ossigenare il dibattito, stimolare le persone al dibattito e scuoterle… dire “sono con voi”. Ma ultimamente è piuttosto come accarezzare la schiena di un gatto o di un cane».

Come va Sine Hebdo?

«Ha decisamento superato le aspettative. Per il primo numero abbiamo stampato 150mila copie. Tutto venduto. Abbiamo previsto lo stesso per il secondo numero, aspettiamo di vedere se è un fuoco di paglia».