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Serbia: il ricatto di Kostunica

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Politica

Il destino dell'attuale presidente serbo Boris Tadic dipende da ogni singolo voto del ballottaggio del prossimo 3 febbraio. Il premier Kostunica detta le condizioni per il suo appoggio al candidato filo-europeo Tadic.

Il primo ministro serbo Vojislav Kostunica sta cercando di ricattare il candidato alle elezioni presidenziali Boris Tadic. Kostunica infatti, sosterrà Tadic solo se questi rinuncerà alla collaborazione con l'Europa. I critici mettono in guardia il paese, Kostunica sembrerebbe mirare ad un’alleanza con i radicali ultranazionalisti.

Il Partito Democratico di Serbia (Dss), ovvero il partito nazionalista e conservatore di Kostunica, ha proposto una modifica dell’attuale patto di coalizione al Partito Democratico (Ds) filo-occidentale di Tadic. In questo documento si sottolinea la disponibilità a firmare l'Accordo di Associazione e Stabilizzazione con l'Europa, già siglato a novembre. Il testo però, obbligherebbe il governo serbo a considerare l'accordo decaduto nel caso in cui l'Europa inviasse una missione civile in Kosovo, per lo scioglimento dell’amministrazione provvisoria dell’Onu, la Unmik (United Nations Interim Administration Mission in Kosovo).

L'indipendenza del Kosovo? In sospeso

In Serbia, le parti politiche, in maniera consensuale, non ammettono l'indipendenza del Kosovo e sostengono che, per l'invio della missione europea ci sia bisogno di una decisione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Ma Tadic non intende permettere che la posizione del Kosovo influisca sul percorso verso l’integrazione europea. Così facendo gli si pone un problema: se vuole avere qualche possibilità di vittoria durante il prossimo testa a testa del 3 febbraio contro l'ultranazionalista Tomislav Nikolic, del Partito Radicale Serbo (Srs), ha bisogno di una buona parte dei voti degli elettori che appoggiano le idee del premier eurocritico, Vojislav Kostunica. Alla prima tornata elettorale del 20 gennaio 2008 Tadic avrebbe ottenuto il 35,4%, mentre Nikolic il 39,4%, secondo i dati del Centro per le Elezioni Libere e la Democrazia (Cesid).

Se Tadic decidesse di approvare le modifiche al patto di coalizione, rischierebbe sicuramente di allontanare gli elettori dei piccoli partiti filo-occidentali, soprattutto quelli del Partito Liberaldemocratico di Cedomir Jovanovic. La vittoria elettorale dipende proprio da loro. Inoltre, Tadic, metterebbe in dubbio la propria credibilità con i suoi stessi sostenitori, e con i gruppi di persone che a Bruxelles che si impegnano per un rapido avvicinamento della Serbia all'Europa. Tadic aveva ridotto le elezioni presidenziali ad un referendum a favore o contro l'Europa, avvertendo l'elettorato: con Nikolic a capo dello stato, la Serbia ritornerebbe indietro di diciotto anni, quando il Paese era governato da Slobodan Milosevic.

Nessuna alternativa all'Europa

Tadic è consapevole della situazione complicata in cui si trova, ma nonostante ciò, cerca di non far trasparire alcun dubbio in merito alla sua posizione filo-occidentale. Senza riferirsi esplicitamente a Kostunica, Tadic avrebbe affermato: «Non ammetto che si stabiliscano condizioni per il futuro in Europa della Serbia, tantomeno per il futuro dei nostri figli». Per lui non ci sono alternative all'Europa. Gli osservatori politici non credono che Tadic possa approvare il patto di Kostunica. «Il presidente deve prendere una decisione», afferma Marko Blagojevic del Cesid «è logico che si rivolgerà al suo gruppo, costituito da persone che appoggiano la sua posizione filo-occidentale».

L’avversario politico di Tadic, Nikolic, non rifiuta un avvicinamento della Serbia all'Europa, ma predilige una collaborazione più stretta con Mosca. Questa posizione è pienamente condivisa dal premier Kostunica, “il russofilo”, come lo definisce Misa Brkic del quotidiano Ekonomist. Il deputato Nenad Canak, che con il suo partito, la Lega dei socialdemocratici della Vojvodina, appoggia Tadic, rinfaccia a Kostunica di mirare alla sconfitta del candidato della coalizione, e alla caduta del governo. «E' palese che i Dss vorrebbero formare un governo con i radicali», afferma alla antenna radio B92. «Lo scopo di questa coalizione sembrerebbe quello di "scambiare il sostegno" del “mondo civilizzato” con quello della Russia».

Il 25 gennaio 2008 il ministro per le infrastrutture serbo Velimir Ilic ha firmato a Mosca, alla presenza di Tadic, Kostunica e del presidente russo Putin, un accordo energetico tra Russia e Serbia, per un valore di 400 milioni di euro. I due paesi si sono accordati per la costruzione del gasdotto South Strema, proprietà della compagnia russa Gazprom. Tale accordo prevede anche la cessione della società petrolifera serba Nis alla russa Gazprom, aumentando così l’influenza di Mosca sul mercato energetico europeo. Tale mossa ha sollevato forti dubbi all’interno dell’opinione pubblica che rimprovera al governo serbo di aver venduto il gruppo NIS alla Russia come ringraziamento per il sostegno durante il conflitto in Kosovo.

L'autore è membro della rete di corrispondenti en-Netzes n-ost

I serbi in lotta

Tutto il mondo osserva la Serbia. E nel paese aumenta la sensazione di ingiustizia storica. La radicalizzazione dei sentimenti nazionalistici è il terreno fertile per la prossima catastrofe?

Dai tempi della guerra che ha causato lo sfaldamento della Jugoslavia, definita dai mass media “dei Balcani”, i serbi sono visti come “gli ultimi barbari d’Europa”. Conseguentemente al rilancio della questione del Kosovo i media occidentali hanno reso noto al mondo la nascita di un rinnovato radicalismo in Serbia.

Il presidente in carica, i filoeuropeo democratico Boris Tadic, irremovibile sulla questione del Kosovo, è stato battuto dal candidato del Partito Radicale ultranazionalista, Tomislav Nikoli. Al primo turno l’affluenza alle urne ha sfiorato la soglia del 61%.

Dalla fine della sanguinosa guerra del 1992-1995 i Serbi sono stati molto reticenti nell'esprimersi sulle questioni pubbliche. In occasione delle precedenti elezioni presidenziali per tre volte non si riuscì ad eleggere il capo dello Stato a causa della bassa affluenza alle urne. Le attuali elezioni si tengono però in un momento particolarmente importante per il destino della nazione serba, la cui culla, il Kosovo, è abitato in maggioranza da albanesi. Il paese si trova di fronte ad un bivio: da una parte, l'Occidente, con la Nato e l’Ue, dall’altra, l’Est, al fianco della vecchia alleata, la Russia.

L'Ue vede, in questa situazione, la Slovenia nel ruolo di negoziatore. Purtroppo il paese non gode, in Serbia, né di simpatia, né di rispetto. I tentativi sloveni di condurre la Serbia verso una soluzione pacifica della questione del Kosovo non hanno prodotto risultati. Ciò che l’Unione Europea chiama “compromesso necessario” con gli abitanti albanesi della provincia, alla luce delle aspirazioni europee di Belgrado, è visto dai Serbi come una pressione di Bruxelles (e degli Usa). Ai loro occhi si tratta di una rinuncia alla sovranità e all’unità territoriale del paese.

«Come è possibile obbligare un paese democratico a rinunciare ad una parte di territorio?», ha chiesto il premier Kostunica di fronte al Consiglio di Sicurezza dell’ONU?

«Come è possibile?», dice l’Europa civile di fronte allo sterminio e ai crimini di guerra che hanno accompagnato la frantumazione della Jugoslavia?

«Come è possibile?», si domandarono gli abitanti di Belgrado nel 1999 quando caddero sui tetti delle loro case le bombe della Nato.

Non hanno saputo accettare quella punizione “immeritata” e oggi non vogliono sentir parlare di “meritato premio”. È questo, infatti, il modo in cui pare che i serbi debbano vedere l’adesione all’Ue, in cambio della cessione di una parte del territorio al “nemico di sempre”, gli Albanesi.

Per chi sarà una sorpresa stavolta l’esito delle trattative? Chi stavolta chiederà «come è possibile?». E soprattutto chi risponderà a questa domanda?

Foto: Kostunica (Intext: Viktor Sekularac/flickr), Le strade durante il periodo elettorale. (Foto nel testo e in homepage davorko [loves konjikusic.com]/flickr)

Translated from Serbien: Kostunica will Tadic mit Europa erpressen