Siamo andati a Skopje, in Macedonia del Nord, a intercettare gli umori delle nuove generazioni sul processo di avvicinamento del Paese all'Ue. Lo scorso ottobre, sulla spinta del Presidente francese, Macron, Bruxelles ha nuovamente frenato l'avvio dei negoziati di adesione. Fotoreportage.
Il Consiglio europeo dello scorso ottobre ha ancora una volta rimandato l'avvio dei negoziati di adesione all'Ue per la Macedonia del Nord. Questo nonostante il Paese abbia, tra l'altro, addirittura cambiato nome per risolvere una disputa con lo stato greco e, di conseguenza, potersi avvicinare all'Unione.
Skopje vede così ancora rimandata la possibilità di avvicinarsi all'Europa che conta
«Facciamo le cose con ordine», ha detto il presidente francese Emmanuel Macron dopo il meeting del 17 e 18 ottobre, occasione in cui, su invito della Commissione europea, si è discusso anche dell'avvio di negoziati di adesione per l'Albania. Pur lodando le riforme portate avanti dalla Macedonia del Nord finora, Macron ha detto che «servono un'Unione e un processo di adesione riformati prima di avviare nuovi negoziati». Skopje vede così ancora rimandata la possibilità di avvicinarsi all'Europa che conta dopo che aveva ottenuto lo status di Paese candidato nell'ormai lontano 2005. Eppure, l'obiettivo non era mai parso così a portata di mano (la Commissione aveva proposto di avviare negoziati di adesione per la prima volta nel 2009).
Un'occasione persa?
Allontanatasi dalle nebbie nazionaliste che avevano contraddistinto il governo decennale del Primo ministro Nikola Gruevski - caratterizzato, peraltro, da diversi scandali - la Macedonia del Nord sembrava marciare spedita verso l’Europa sotto la guida di Zoran Zaev. Il leader del Partito socialdemocratico (SDSM) è stato capace di risolvere, seppur forzando un po' la mano, l’annosa questione del nome con la Grecia. Un esempio più unico che raro di riconciliazione che ha fatto scomparire il nome FYROM dalle carte geografiche. Zaev ha anche finalizzato un “trattato di buon vicinato” con la Bulgaria per superare vecchie incomprensioni su lingua ed identità etnica e condotto il Paese ad un passo dal completamento dell’adesione alla NATO.
L'81 per cento dei giovani della Macedonia del Nord è favorevole all'entrata nell'Unione europea
Sono state decisioni molto rischiose, dato che una parte dell'elettorato le interpreta come tradimenti dell’identità nazionale. Un punto, quest'ultimo, sul quale Gruevski aveva fortemente insistito durante il suo mandato, anche attraverso la realizzazione di monumenti di discutibile gusto nel centro della Capitale.
Il mancato avvio dei negoziati di adesione ha portato ora Zaev a rassegnare le proprie dimissioni che saranno effettive a partire dal 3 gennaio 2020. Le elezioni anticipate sono state indette per il 12 aprile.
Se lo sguardo viene volto altrove
Tra i giovani del Paese si avvertono da tempo i sintomi di una "enlargement fatigue" ("spossatezza da adesione"), dato che il traguardo sembra sempre essere vicino, eppure ancora fuori portata. Nonostante molti cittadini appartenenti alle giovani generazioni guardino all'Ue con ottimismo e speranza - l'81 per cento è favorevole all'adesione - la rassegnazione e il rancore sono difficili da arginare.
L'Ue rappresenta una speranza per un futuro migliore, in un Paese dove il salario mensile medio si aggira sui 300 euro
Mentre alcuni fedeli partigiani dell'identità nazionale macedone vedrebbero più volentieri un rafforzamento dei rapporti con la Serbia e la Russia in funzione della cultura e identità slava, per la maggior parte dei giovani c'è da convivere con la consapevolezza che probabilmente non saranno più tali quando finalmente l'Ue aprirà le porte. Non senza un pizzico di ingenuità, molti ragazzi e ragazze percepiscono l'Unione come l'unico modo possibile per la Macedonia del Nord di liberarsi dalla corruzione e di aprirsi ai valori occidentali e al progresso. Insomma, l'Ue rappresenta una speranza per un futuro migliore, in un Paese dove il salario mensile medio si aggira sui 300 euro.
Dopo il governo più europeista della recente storia del Paese nessuno sa dove potrebbe condurre un eventuale ritorno dei conservatori al potere. L'Ue ha fatto sapere di voler discutere nuovamente l'apertura di negoziati al prossimo Consiglio europeo, prima del vertice con i Paesi dell'area balcanica previsto per maggio a Zagabria. A Skopje continuano a giungere rassicurazioni da Bruxelles sul fatto che l'allargamento sia di grande importanza strategica per l'Unione.
Ma quanta pazienza si può chiedere ancora alla popolazione della Macedonia del Nord, prima che rivolga lo sguardo altrove? Cosa pensano i giovani del Paese dell'ennesimo momento di stallo? Come immaginano un futuro europeo?
In questo fotoreportage, Jacopo Landi ritrae le giovani generazioni della Macedonia del Nord e indaga il loro rapporto con l'Europa.
Jacopo Landi è un fotografo free lance nato a Salerno e cresciuto a Trieste. Ha studiato fotografia alla scuola EFET di Parigi. Ha vissuto un anno a Skopje, in Macedonia del Nord. Attualmente risiede a Trieste. Per una panoramica dei lavori di Jacopo Landi, si rimanda al sito web del fotografo.