Se il padrino è nato a Belfast
Published on
Nell’Irlanda del Nord l’Ira ha deposto le armi, ma non rinuncia al crimine. La mafia rischia di divorare la pace, e intanto le istituzioni vacillano.
Il terrorismo di matrice islamica non è il solo ad aver insanguinato l’Europa: non dimentichiamoci dell’allarme che da più di quarant’anni arriva dall’Irlanda del Nord. Per esprimere istanze indipendentiste attraverso stragi che amano fare inciampare il sogno di un’Europa unita. E anche se ultimamente l’Ira si fa sentire di meno, c’è da temere non di meno: infatti nel frattempo ha diversificato il suo portafoglio a dovere.
Ira, Sinn Féin & compari
L’Irish Republican Army (Ira) è una delle formazioni terroristiche più longeve d’Europa: la sua battaglia per l’indipendenza dell’Irlanda del Nord dall’Inghilterra risale agli anni Venti, anche se è “solo” dai primi Settanta che le stragi occupano le prime pagine. Il 28 luglio di quest’anno l’Ira ha proclamato la fine della lotta armata e ha accettato di smantellare i suoi arsenali, dopo sette anni di durissime trattative con i governi di Londra e Dublino. Un processo di pace avviato dai cosiddetti accordi del venerdì santo, siglati nel 1998, grazie ai quali l’Ulster si dotò di organismi politici semiautonomi, come un esecutivo e un parlamento locali, in cui ricucire gli strappi fra la popolazione cattolica e quella protestante. Progressi legati a quelli del Sinn Féin (“Noi stessi”), ex costola politica dell’Ira, che nel giro di vent’anni se ne è emancipato e l’ha infine ridotta a relativa obbedienza: esponenti del partito siedono ora sia al Parlamento dell’Ulster che in quello di Dublino. Questo rovesciamento dei rapporti di forza ruota intorno al suo ambiguo leader Gerry Adams, ex membro dell’Ira (anche se lui smentisce), al timone del Sinn Féin dal 1983. Adams continua ora a lavorare all’indipendenza e all’unificazione con l’Irlanda. Ma il suo obiettivo appare lontano: parte dei cattolici nordirlandesi non è ostile ai legami con Londra, e i protestanti, naturalmente, puntano i piedi.
La «Sicilia senza sole» del Nord
Intanto ampie frange dei gruppi armati – l’Ira, ma anche i suoi antagonisti protestanti – si sono date ad attività meno sanguinarie ma altrettanto ignobili: riciclaggio di denaro, spaccio, rapine, contrabbando, omicidi. Risale al 2004 la rapina effettuata dall’Ira presso la Northern Bank di Belfast: un bottino da trentotto milioni di euro, la cifra più alta mai sottratta a un caveau europeo. È una mafia sempre più potente, tanto che si è arrivati a definire l’Ulster «una Sicilia senza sole». A farne le spese, come ai tempi della lotta armata, è la maggioranza dei cittadini protestanti e cattolici, da tempo ostili al terrorismo e ora colpiti da questa nuova piaga.
E Gerry Adams? Le vittime della nuova mafia lo accusano di “coprire” i crimini dell’Ira: il fatto che continui a dipingere i vecchi compagni come idealisti sbandati, in effetti, rivela un’indulgenza che sconfina nella complicità. Sordo alle critiche, lui alza il tiro, domandando agli inglesi amnistia per i terroristi latitanti, dopo avere già ottenuto la liberazione di numerosi prigionieri. A suo avviso si tratterebbe di un ulteriore passo verso la pace: discorso, questo, che non persuade i parenti delle vittime.
E intanto l’Ulster rischia di nuovo di soffocare. Istituzioni paralizzate, illegalità diffusa: condizioni che esacerbano la memoria e indeboliscono la speranza. Sotterrare l’ascia di guerra richiederà ancora qualche tempo.
I “cugini” baschi: il caso dell’Eta
L’Irlanda non è il solo Paese europeo scosso dal terrorismo indipendentista. L’organizzazione separatista europea più tristemente famosa, insieme all’Ira, è l’Eta (Euskadi Ta Askatasuna, alias Patria basca e Libertà), che dal 1958 ha mietuto più di ottocento vittime in nome dell’indipendenza della “nazione” basca, situata fra il Sud della Francia e il Nord della Spagna. Agisce facendo soprattutto ricorso ad attentati a esponenti politici alternati a progetti dimostrativi di più ampia portata: tecniche che tanto ricordano quelle dell’Ira. La formazione basca ha continuato la sua lotta, incurante di qualsiasi tentativo di conciliazione: dall’amnistia proclamata dopo la morte di Franco, alla concessione di un’autonomia sempre più ampia alla regione. L’emissario politico dell’Eta, Batasuna, è stato dichiarato fuorilegge nel 2002, mentre governo e magistratura spagnola continuano la lotta contro il braccio armato ancora in attività. E anche l’ultimo anno ha assistito all’esplosione di diversi ordigni.