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Sciopero! Wikipedia guida la protesta anti-censura del web

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societàPolitica

Eccoci in un nuovo capitolo del giovane mondo della democrazia in rete. Wikipedia Italia, in risposta al comma 29 contenuto nel DDL Intercettazioni discusso in queste ore nel Parlamento italiano, ha momentaneamente chiuso i battenti e rilasciato un comunicato di condanna alla proposta del governo.

Uno sciopero virtuale, ma uno sciopero a tutti gli effetti: Wikipedia è uno dei servizi più usati dalla popolazione in Rete, forse dalla popolazione italiana in generale.

Mentre scrivo, 4 ore dopo la pubblicazione del comunicato, il comunicato è stato visto 8 milioni di volte. Il numero è destinato a crescere, e anche se non stiamo parlando di visite uniche (svariati utenti possono aver visualizzato più volte la pagina), riguarda una fetta più che ampia della popolazione cibernetica italiana.

Il caso italiano è come sempre un attimo più complesso che nelle altre democrazie liberali, dove non esistono magnati dei media alla testa dei governi. Internet stava lentamente incrinando il disequilibrio. Tutti in Italia riconoscono il ruolo che la Rete ha giocato nella promozione del l’ultimo referendum: mentre la televisione pubblica annunciava date erronee per il voto e consigliava alla gente di andare al mare, la mobilitazione scoppiò online, portando un referendum a raggiungere il quorum per la prima volta dal 1995.

Legge bavaglio

Contestualmente, anche il DDL intercettazioni, di cui il comma 29 fa parte e che ha come scopo dichiarato quello di imbavagliare il mondo dell’informazione sui contenuti delle intercettazioni svolte dalla magistratura per acchiappare chi infrange la legge, non è parte di un piano regolatore dei media o di un brainstorming sui diritti dell’informazione, ma una legge fatta esclusivamente per proteggere determinati soggetti al governo. Così il comma 29, per cui ogni pagina web sarebbe costretta a pubblicare una rettifica a qualsiasi opinione espressa che il richiedente della rettifica consideri offensiva, è motivata dalla paura dei soggetti proponenti di essere pubblicamente smascherati o umiliati in Rete. 

Fa rabbrividire l’ignoranza con cui tale provvedimento è stato preso: chi ha scritto il Comma ovviamente non conosce il funzionamento di Internet e soprattutto disconosce il funzionamento di progetti partecipativi come Wikipedia, se pensa che tale provvedimento possa essere controllato in altra maniera che oscurare mezza Rete.

I legislatori se ne saranno accorti?

Questo disegno di legge vuole da un lato imbavagliare i professionisti e dall’altro frustrare l’opera delle migliaia di volontari che fanno informazione. È sbagliato, antistorico, e pericoloso, per questo la Rete si protegge da sola, tramite le armi della comunicazione, della parola. Siti come Valigia Blu stanno portando avanti la campagna da tempo, ma la rivolta dei wikipediani, decisa democraticamente, ha acceso la miccia della rivolta online. Gli sviluppi sono tutti da vedere, anche perché è dubbio che i legislatori in questione si siano già accorti di aver fatto cadere la prima pedina di un lungo domino.

Foto: (cc) Umberto Lopez/flickr