Scandali sessuali e sconfitte elettorali: in Italia risorge la politica?
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Da Elena di Troia in poi, quando ci sono di mezzo le donne sono guai per il potere.
L'ultimo scandalo a sfondo sessuale che ha coinvolto il leader del Fondo monetario internazionale Dominique Strauss-Kahn ha provocato, oltre al crollo della sua credibilità istituzionale, un terremoto all'interno del partito socialista francese; mentre in Italia, il bunga bunga berlusconiano ha quasi certamente influenzato il risultato delle urne bocciando il Premier a Milano, la sua città, nelle ultime ammnistrative. L'elettorato ai tempi della crisi sembra sempre più deluso dai politici e, più in generale, nauseato dall'arroganza del potere.
Attenti, politici: le donne sono cambiate
Una cosa è certa: oggi Kennedy e Mitterand sarebbero costretti a pensarci due volte prima di cedere a una tempesta ormonale. Non c'è dubbio che ai loro tempi se la siano goduta, nascondendosi dietro il paravento di un sistema che ha permesso al primo di avere tutte le donne che voleva e al secondo di farsi coccolare da due famiglie, persino davanti alla bara. Non è andata così, infatti, all'ex presidente americano Clinton, né tantomeno all'attuale presidente del Fondo monetario internazionale Dominique Strauss-Kahn - che, a giudicare dalla prima metà del suo cognome, con il "suonarle" ha confidenza.
Eh sì, le donne sono cambiate. Al giorno d'oggi, se capita loro di subire offese o umiliazioni da parte del potere - vere o presunte che siano - non stanno certo zitte. Proprio come fece Monica Lewinsky nel 1995, una giovane cameriera dell'Hotel Sofitel di New York qualche giorno fa ha coraggiosamente denunciato di aver subito violenze sessuali da uno degli uomini più potenti del mondo, che per questo motivo è stato arrestato mentre cercava goffamente di svignarsela saltando in sella di un aereo diretto a Parigi. Ora, ironia della sorte, sarà molto probabile che, fatto fuori DSK, il futuro della politica francese e dell'era post-Sarkozy sarà un affare tra donne: da una parte la socialista Martine Aubry, prima di questo scandalo data per spacciata come leader del partito, e dall'altra Marine Le Pen, leader della destra radicale. Staremo a vedere.
Miracolo a Milano, sorpresa a Napoli
Anche in Italia donne e sesso influenzano le questioni politiche, anche se in maniera più indiretta, visto che mentre altrove si rischiano 20 anni di carcere, in Italia non si dimette, né si condanna nessuno. L'eroto-maschilismo di Berlusconi & co. - culminato con il Ruby Gate e con un'accusa di prostituzione minorile per il Premier - che pure aveva portato le donne in piazza lo scorso febbraio in segno di protesta e sollecitato le critiche dell'opinione pubblica, non si era ancora misurato con il responso delle urne. E in Italia non si sa mai, perché quando gli uni sono porci, gli altri sono moralisti, e viceversa. Lunedì 16 maggio però i risultati delle consultazioni amministrative hanno punito il Premier e la sua maggioranza in tutti i Comuni che contano, eccetto Napoli dove, nonostante la "monnezza" (è proprio il caso di dirlo) prodotta da 15 anni di governo del centro-sinistra, la maggioranza andrà al ballottaggio con l’ex magistrato Luigi De Magistris. Ma il vero miracolo è avvenuto nella straconservatrice Milano, dove lo schieramento del centro-destra è sprofondato a -6 punti percentuali rispetto a quello del centro-sinistra, trascinando con sé al ballottaggio anche i fedeli alleati della Lega Nord, increduli e più scettici che mai sull'alleanza con il Cavaliere.
Una sconfitta tutta berlusconiana, insomma, soprattutto considerando che il Premier aveva deciso di candidarsi come capolista attribuendo alle elezioni milanesi il valore di un referendum su di sé e, tanto per cambiare, oscurando il volto del sindaco uscente Letizia Moratti - non che sia stato un crimine, visto il malgoverno degli ultimi 5 anni e i suoi colpi bassi in campagna elettorale. I temi della persecuzione giudiziaria, tra gli altri rivolti ai tre magistrati donna che lo giudicheranno sul caso Ruby, uniti alla strafottenza con cui Berlusconi gestisce il potere, non raccolgono più consenso, neanche nella cosiddetta "pancia" del Paese, che sembra aver fatto indigestione di maschilismo. Urge un cambio di strategia.
Dalle Alpi spira un vento di sinistra
Le Alpi, insomma, frenano il vento conservatore e quello delle destre estreme che soffia sia da nord che da est. Dopo la vittoria dei conservatori (Fidesz) in Ungheria - accompagnata da una significativa avanzata del partito di estrema destra Jobbik, per la prima volta in Parlamento, - in Finlandia il partito populista euroscettico dei "Veri finlandesi" diventa la terza forza del Paese, a un solo punto percentuale dai conservatori che hanno vinto le elezioni dello scorso aprile. E' pur vero, però, che in Italia non vincono di certo i moderati. Il miracolo del ballottaggio a Milano, ad esempio, è avvenuto grazie a un candidato, Pisapia, che non proviene dall'area moderata, ma dall’aera post-comunista, pur piacendo alla borghesia meneghina per le sue origini non certo proletarie e i discorsi "gauche caviar".
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I risultati particolarmente incoraggianti riportati dal Movimento 5 stelle di Beppe Grillo,inoltre, che ha sbancato le elezioni bolognesi sfiorando il 10%, dovrebbero far riflettere sull'assoluta crescita del cosiddetto voto di protesta, espressione di un elettorato che ha voglia di una democrazia non soltanto teorica, ma che parta realmente dal basso, dai bisogni dei cittadini. La politica dei politici di professione, insomma, impregnata di sofismi e di propaganda, sempre più lontana dalle vere esigenze delle numerose famiglie che non arrivano a fine mese, sembra avere i giorni contati.
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