Salario minimo: l'arma dei populisti?
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Eugenio CollinassiLe leggi che hanno introdotto un salario minimo, benché benintenzionate, hanno veramente migliorato gli stantard di vita dei lavoratori? Seconda la teoria economica neoliberalista la risposta è un chiaro "no". Ecco perché.
“Oggetto imprevisto nella zona di deposito”, mi rimprovera la macchina automatica. Una luce lampeggia e un forte “bip” risuona mentre procedo con le istruzioni in sovra-impressione. Non sto tentando di rubare nulla; semplicemente, la macchina non funziona. Vista la completa mancanza di reazione da parte dei commessi e degli altri clienti capisco che questa è la norma. Macchinari come questi sono la conseguenza di una politica economica ben precisa e sbagliata: quella del salario minimo. Lasciate che mi spieghi.
Un'idea geniale
È difficile essere testimoni della povertà e delle difficoltà che certi individui affrontano per sbarcare il lunario. I nostri cuori vanno spesso ai nostri fratelli, ma non ai loro portafogli. È per questo che alcune persone urlano a gran voce: “Alzate il salario minimo!”.
All'inizio, può sembrare una grande idea: si alza il salario minimo e la gente povera ottiene un miglioramento delle condizioni di vita da un giorno all'altro. Le grandi e ingorde aziende vengono colpite nei loro margini di profitto e il mondo diventa un posto migliore. Magari fosse così semplice! Ragionamenti simili danno per scontato il motivo per cui la gente ha un lavoro. Gli stipendi sono un prezzo; la paga di qualcuno è stabilita nel mercato della domanda e dell'offerta, in congiunzione con la produttività della singola persona.
Stabilendo un salario minimo, il governo sta effettivamente esigendo un livello minimo di produttività. Ma se un tale livello non esiste, non ha alcun senso pagare una persona 8 euro l'ora: dopo tutto, l'unica ragione per cui qualcuno si crea un impiego è perché ci possa essere un guadagno. Se un impiegato costa più di quello che vale, il datore di lavoro non può permetterselo.
Il datore di lavoro scaricherà i suoi costi sul consumatore. Alcune aziende potrebbero farci un sacco di soldi, ma la concorrenza non lascerebbe scampo. Eppure, le aziende non possaono assorbire un rialzo obbligatorio dei salari, senza scaricare il costo sui consumatori: il conseguente aumento dei prezzi dei prodotti lascia quindi meno soldi nelle tasche delle persone. Ancora una volta sono i poveri a rimetterci di più.
Non c’è fine al peggio. Con un salario minimo, molte persone senza esperienza richierebbero di non entrare nel mercato del lavoro. Immaginate un ragazzo che abbia deciso di lasciare la scuola: supponiamo che lavori come benzinaio e che pulisca il parabrezza. È un lavoro poco dignitoso? Niente affatto. In realtà sta affinando molte capacità: questa persona sta imparando a svegliarsi presto e a presentarsi in orario. In più, aggirandosi per la stazione di servizio, potrebbe imparare abbastanza per diventare un meccanico. Inoltre, con un costo del lavoro troppo elevato (ovvero con un salario minimo fissato per legge, ndr.) i datori di lavoro sarebbero incentivati a cercare nuovi metodi per ridurre il numero di lavoratori da assumere. Macchine automatiche, come quelle che si vedono nei supermercati, diventerebbero un investimento attrattivo.
– Guarda il video che difende il salario minimo –
Mercato nero
I lavori che non hanno un livello di produttività minima richiesta esistono ancora nell'economia sommersa e sono illegali. Ogni politica che fissi un prezzo al di fuori delle dinamiche della domanda e dell'offerta – esattamente come il salario minimo – crea un mercato nero. Potreste comunque ribattere: come si può mettere su famiglia guadagnando meno di 8 euro l'ora? Come si può pagare l'affitto?
Queste difficoltà sono reali, ma far guadagnare qualche euro in più a queste persone non cambierebbe molto, se non aggravare la situazione di altri. Inoltre, perché dovremmo dare per scontato che chiunque cerchi un lavoro voglia creare una famiglia? Cosa dovremmo dire dei giovani senza esperienze, che vivono ancora con i genitori e che non hanno bisogno di pagare l'affitto?
Guardando indietro nel tempo, i difensori del salario minimo ricordano l'esperienza di minatori, portuali e lavorati di fabbrica. Persone che hanno subito uno sfruttamento, il quale, benché reale, era preferibile all'alternativa rappresentata da una vita di sussistenza agricola. Investimenti in capitale (nuove tecnologie per esempio, ndr.) e una maggiore produttività hanno portate moltissime persone fuori dalla povertà: si è assistito a un aumento costante delle remunerazioni e le fabbriche dove si sfruttavano i lavoratori sono scomparse ben prima che fosse istituito il salario minimo.
In fin dei conti allora, cosa ha portato di positivo l'introduzione di questa misura? I politici possono prendersi il merito di aver reso illegale lo sfruttamento, ma in realtà stanno soltanto strumentalizzando le dinamiche generali del progresso economico.
Comunque, l’aspetto più importante da ricordare rimane quello della "libertà". Perché un uomo non dovrebbe essere libero di scegliere da sé, se valga la pena, o meno, di accettare un lavoro? Chi ha il diritto di ostacolare due persone che scelgono liberamente di scambiare denaro per lavoro? Insomma, state alla larga dai politici populisti e dagli oggetti inaspettati nella zona di deposito.
Translated from Why the minimum wage hurts the economy