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Sahel: tra terrorismo e traffico di cocaina, l’Europa deve reagire

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Adeline

Translation by:

Elena

Politica

Terra di terroristi, zona di transito intenso di cocaina verso l'Europa, spazio di povertà endemica e di controversie di frontiera, il Sahel, striscia di terra situata al sud del Maghreb, è per l’Unione Europea una prioritaria sfida per la pubblica sicurezza.

Questa l’analisi di Adeline Taravella, responsabile dell’area Studi e Ricerca alla Securymind, e Antonin Tisseron, ricercatore associato presso l'Institut Thomas More.

Non conosciamo bene le frontiere dell’Unione Europea: sono geografiche, culturali o storiche? Una cosa è certa, le frontiere della politica di sicurezza si estendono oltre il Mediterraneo. Il 25 febbraio 2010, i ministri dell’Interno dell’Unione Europea hanno adottato la prima Strategia di Sicurezza Interna per l'Ue. Il documento insiste sull’”interdipendenza tra sicurezza interna e sicurezza esterna” e sulla necessità di elaborare “un approccio di sicurezza globale nei confronti di paesi terzi”, tra i quali quelli del Maghreb.

Maghreb e Ue, stessa battaglia

Dal 2004 la Spagna e il Marocco effettuano dei controlli comuni per combattere il fenomeno

I “paesi terzi” del Maghreb sono quelli che costituiscono le sfide più grandi per la sicurezza ma anche il più grande potenziale di cooperazione. Queste ex colonie sono diventate una postazione avanzata per la lotta all’immigrazione clandestina, in particolare quelle dei migranti dell’area sub sahariana, che attraverso il Maghreb cercano di raggiungere l’Europa. Il Marocco e la Spagna hanno cominciato nel febbraio del 2004 pattugliamenti congiunti, e dal 2007 hanno rinforzato la collaborazione perfezionando i controlli nei dintorni dei porti di Tangeri e Algeciras. Stando a quanto dichiarato dalle autorità spagnole, grazie a questi provvedimenti, il flusso migratorio proveniente dal Marocco è diminuito del 60% tra il 2007 e il 2008.

Sahel: luogo del non diritto

Ma il problema della stabilità del Maghreb riguarda sempre più ciò che sta al di là delle rive del Mediterraneo, nel Sahel, dove prosperano e s’incontrano trafficanti e gruppi terroristi. La corruzione ancora diffusa, la debolezza delle frontiere, l’assenza di preparazione di polizie locali e l’inadeguatezza dei sistemi giudiziari di molti paesi dell’Africa occidentale costituiscono dei veri e propri problemi di sicurezza. Questi squilibri hanno permesso lo sviluppo di una “strada africana della cocaina”, dalle giungle del Sudamerica fino alle strade europee. Secondo l’Interpol, circa 50 tonnellate di cocaina ogni anno arrivano in Senegal, Nigeria o Guinea e circa un terzo della droga consumata oggi in Europa transita dall’Africa occidentale e dal Maghreb. Parallelamente, sotto la pressione della lotta antiterroristica condotta dall’Algeria, Al-Qaeda Maghreb Islamico (AQMI) ha spostato l’obiettivo dei suoi attacchi per rifugiarsi nella zona del Sahel dove sviluppa le proprie attività criminali, in particolar modo i sequestri di persone occidentali che servono a finanziare il terrorismo. Adesso l’insediamento nella zona-rifugio del Sahel minaccia non solamente la sicurezza di tutta l’Africa del Nord, ma anche quella dell’Europa e degli Stati Uniti, i cui residenti e i cui interessi sono presi di mira.

L’urgenza di collaborare

Un rafforzamento della zona del Sahel si rende dunque necessaria per lo sviluppo di una sicurezza durevole per i magrebini e di conseguenza per gli europei. L’assenza di una collaborazione regionale pone dunque dei problemi, nonostante la nascita nel 1989 dell’Unione del Maghreb Arabo (UMA), che raggruppa i cinque paesi della regione (Mauritania, Marocco, Algeria, Tunisia e Libia). Ad esempio, il conflitto del Sahara Occidentale pesa fortemente sullo sviluppo economico e sul futuro della sicurezza nella regione. Questo conflitto oppone il Marocco, che ha sempre considerato il Sahara Occidentale come parte integrante del Regno, il Fronte Polisario (movimento indipendentista che si è sviluppato negli anni '70 e reclama l'indipendenza), e l'Algeria che sostiene il Polisario. Per la proposta sicurezza, l'Europa deve aiutare le parti in gioco a superare la loro diffidenza e a dialogare tra loro. La proposta di autonomia presentata dal re del Marocco, Mohammed VI, potrà gettare dunque le basi per la risoluzione di un conflitto rimasta per molto tempo insabbiata. Una proposta che aveva già ricevuto approvazione di molti governi europei, dal Portogallo alla Gran Bretagna.

"Per una sicurezza durevole nel Maghreb, una possibilità alla regione, l'impegno dell'Unione EuropeaLa recente Conferenza contro il terrorismo organizzata dall’Algeria lo scorso 16 marzo, che ha riunito sette paesi della zona sahelo-sahariana, è un segno incoraggiante. Ma al di là dell’iniziativa, l’importante assenza del Marocco, della Tunisia e del Senegal, che non erano invitati, fa capire che la collaborazione è ancora lontana. Al momento, solo una coordinazione completa che associa tutte le parti implicate nella zona permetterà di gestire al meglio le frontiere, lottare contro i traffici e lottare contro la violenza nel Sahel, e così controllare le ripercussioni nel Maghreb e in Europa.

Le ONG presenti sul posto avvisano che dietro le questioni di sicurezza della regione del Sahel, c’è un dramma umanitario annunciato. Oxfam Francia ritiene che circa dieci milioni di persone rischiano di essere colpite dalla carestia nei prossimi mesi nell'area orientale del Sahel. Poiché oltre alla corruzione e al traffico di droga, la popolazione del Sahel è colpita dal problema della siccità, un'altra buona ragione per l'Ue per impegnarsi al più presto.

Adeline Taravella, responsabile dell’area Studi e Ricerca alla Securymind, e Antonin Tisseron, ricercatore associato presso l’Institut Thomas More, coautore del rapporto “Per una sicurezza durevole: un’opportunità per la regione, un impegno per l’Unione Europea” pubblicato dall’Institut Thomas More.

Foto: deepchi1/flickr;  Giorgio/flickr; Institut Thomas More

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Translated from Le Sahel : entre terrorisme et trafic de cocaïne, l’Europe doit réagir