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Romanzo di sola andata

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A chi non è mai capitato di sentire, o magari di affermare in prima persona, che leggere un libro equivale ad intraprendere un viaggio? A nessuno, credo. Altrettanto spesso capita che il viaggio fisico e la lettura siano due dimensioni strettamente intrecciate, quasi l'una non potesse esistere senza l'altro.

Quello che suppongo accada più raramente è la perfetta, e al contempo casuale, corrispondenza tra l'uno e l'altra: il viaggio e la lettura sono la stessa cosa, si equivalgono.

Talmente chiara a livello percettivo quanto ardua da esprimere a parole, la faccenda ha acquistato un senso, per me, in relazione ad un Erasmus che sto trascorrendo nella capitale britannica e "La famiglia Winshaw" di Jonathan Coe. 

Dire che questa entusiasmante lettura è stata una vera e propria compagna di viaggio equivale a dire che il romanzo di Coe è soltanto un buon romanzo e nulla di più. Lo è, certamente, ma è anche molto altro!

Pubblicato nell'Aprile del 1994 dalla Viking Press, "What a Carve Up!" (un titolo che, anche se analizzato brevemente, basta a garantire la brillantezza e la complessità dell'opera) è stato un vero e proprio successo letteraria in Patria, ma che purtroppo in Italia, edito per la prima volta nel 1995 per i "Canguri" di Feltrinelli, è passato sostanzialmente sotto silenzio.

Circoscritto in un lasso di tempo che, da conflitto a conflitto, copre in maniera disomogenea quasi mezzo secolo (dal 1942, nel pieno della seconda Guerra Mondiale, al 1991, coi i primi bombardamenti ai danni dell'Iraq nella prima Guerra del Golfo) la trama costruita da Coe si presenta al lettore come un puzzle temporale e narrativo fatto di presenze, assenza e ritorni in scena, impreziosito da citazioni, riferimenti culturali e misteriosi rimandi interni che, soltanto alla fine, vengono svelati nella loro completezza, fornendo la chiave di volta di un testo che, anche sul piano formale, non lascia assolutamente a desiderare.

Dipinto dalla critica inglese attraverso un effluvio di aggettivi a cui si accompagnano altrettanti tentativi di inserirlo in una specifica categoria letteraria, il merito principale dell'opera è quello di riportare con l'Esattezza propria dell'incisore (e del citato Calvino, nella postfazione), il clima culturale, economico e soprattutto politico dell'epoca storica dominata dal Thatcherismo, in cui la politica nazionale veniva comunemente vista quale esclusivo appannaggio di spudorati lobbisti che, nel testo, prendono le parti dei numerosi componenti della famiglia Winshaw.

Romanzo di contorno e romanzo di caratteri, romanzo documentaristico, satirico, furibondo e allo stesso tempo impegnato civilmente... Un romanzo che mi ha fatto letteralmente arrivare a destinazione prima ancora di calpestare il suolo di Sua Maestà.

Alla conclusione, raggiunto in un balzo l'ultimo punto del romanzo, l'ingenua domanda mi è sorta spontanea: “Ma sarà una storia vera?”. Questa volta la risposta la posso trovare da me: mi sarà sufficiente interrogare l'Esperienza.