Romania: Aby, il mecenate degli artisti
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Piera FiammenghiIn Romania non tutti conoscono Elazar, alias Aby. Come suo padre, grande mecenate durante la Seconda Guerra mondiale, colleziona le opere dei più grandi artisti rumeni, specialmente ebrei. Incontro tra arte, religione e umanesimo.
La sua casa non è diversa dalle altre case di Bucarest. Un grande edificio dai muri color arancio, nascosto da alberi e un portale di ferro. È qui che vive Elazar, lontano da sguardi indiscreti. Dopo essersi divincolati tra gatti e cani e oltrepassata la porta d’ingresso, rimaniamo colpiti dalla quantità di sculture e quadri disseminati ovunque. Una decina appesi ai muri del salone, altrettanti nelle camere da letto. «Stiamo pensando di trasferirci nella casa accanto dal momento che qui non c’è più spazio per appendere quadri alle pareti. Ce ne sono già 180», afferma Aby, sorridendo. Non si tratta di semplici tele di artisti emergenti, acquistati in fretta e furia in qualche galleria. Luchian, Darascu, Maxy Max, Arnold, Tibor e Erno sono solo alcuni dei nomi dei più illustri artisti rumeni che tappezzano le pareti del salone.
«Nel 90% dei casi si tratta di artisti rumeni, soprattutto ebrei», sottolinea Elazar. Per i suoi quadri, Aby è pronto a fare migliaia di chilometri. «Questo l’ho preso in Ungheria», spiega indicando un quadro di un artista degli anni '30 del Novecento. Shaï, 14 anni, interrompe timidamente suo padre mentre gli mostra qualche acquarello del suo artista preferito: Alex Ivanov. Possiede migliaia di opere del pittore russo. Non a caso, Elazar, medico e proprietario di alcune cliniche, è uno dei pochi clienti dell'artista.
Aby è un mecenate di pittori: una pratica poco diffusa in Romania dove gli artisti devono dividersi le magre sovvenzioni dello Stato. «Ci sono pochissimi mecenati rumeni. Gli artisti ricevono aiuti economici da agenti di arte contemporanea, gallerie, musei o collezionisti stranieri. Gli aiuti concessi dallo Stato, comunque, sono quasi insignificanti se paragonati ad altri paesi come la Francia», precisa Lucia Popa, critica d’arte contemporanea e ricercatrice in storia dell’arte rumena.
Aby ha deciso di collezionare quadri spinto dall’amore per l’arte, una passione che lo guida fin da quando era ragazzo. Il suo sguardo si sofferma su alcune navi arenate. Si accarezza la barba bianca, mentre è immerso nei pensieri. Tutte quelle navi pronte a partire per l’orizzonte raffigurano in parte la storia della sua vita; una vita iniziata 68 anni prima e fatta di esìli, voluti e non. Aby è ebreo e di famiglia agiata. Tuttavia, con l’ascesa dell’antisemitismo all’inizio del ventesimo secolo, la sua famiglia attraverserà un periodo difficile. Si troverà ad affrontare molte difficoltà al momento dell’ingresso della Romania nell’URSS alla fine del 1940.
Opere sottratte dal regime comunista
All’epoca, suo padre è ingegnere, appassionato di arte e soprattutto, grande proprietario terriero. Ospita quotidianamente artisti nelle sue dependance. Un’abitudine mal vista dal regime comunista, espressamente antisemita. «Sottraevano tutto agli ebrei. Dal 1958 al 1964, avevamo solo tè e pane nero da mangiare. Abbiamo resistito ma alla fine siamo emigrati in Israele nel 1964», aggiunge Aby. Non sono gli unici. Negli anni '50 e '60 del Novecento, centinaia di migliaia di ebrei partiranno per la terra santa. Oggi, la comunità rumena conta solo circa 6000 persone contro le 146 000 del 1952.
La sua famiglia sceglie dunque l’esilio. Possono portare con loro non più di un bagaglio a testa di venti chili. «Siamo stati costretti a lasciare le foto di famiglia. Ne abbiamo nascoste alcune incollandole sul fondo delle valigie», ricorda commosso Elazar. Prima di partire, devono firmare un documento con cui legano i loro beni allo Stato rumeno. Il governo fa pagare il diritto di emigrare in proporzione al livello di studio e di istruzione di ognuno. Per quanto riguarda i quadri nascosti a casa di amici, invece, ben pochi saranno restituiti quando si è alzata la cortina di ferro.
Dipingere la posterità
Nel 1964, Aby ha 18 anni: l'età del servizio militare in Israele. Trascorsi tre anni, Elazar parte alla scoperta di altri paesi. Studia medicina in Francia, lavora in Italia, poi a Londra. Può visitare la Romania solo alla caduta del regime comunista. «Non pensavo una rivoluzione fosse possibile. A novembre del 1989, un amico me ne ha dato notizia. Avevo scommesso 100 libri che non sarebbe mai successo ma ho perso la scommessa.» confessa il medico.
Il ritorno in patria apre a un periodo felice. Aby sposa Danielle, una giurista rumena, come lui amante dell'arte. Dal loro matrimonio nascono tre figli: Shaï, Carole e Margot. I ragazzi rispettivamente di 12, 13 e 14 anni crescono in un ambiente caloroso dove l'amore per l'arte si unisce a quello per gli animali. «Abbiamo sette cani e dodici gatti. È più forte di noi: quando vediamo un animale in difficoltà, lo prendiamo con noi e lo accudiamo.»
Aby torna ad osservare le navi che popolano i suoi quadri. Senza dubbio, pensa alla sua patria e agli artisti che mettono l'anima nelle loro opere. Dopo di lui, il testimone passerà ai suoi figli che diventeranno portavoce di una storia dove arte, religione e umanesimo sono legati indissolubilmente.
Translated from Roumanie : Aby, le protecteur d’artistes