Road trip al… Mont Saint-Michel!
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Racconto semi-serio di un weekend entusiastico alla scoperta del celeberrimo Mont Saint-Michel, motivo di orgoglio per la Francia e posta in gioco della rivalità tra Bretagna e Normandia.
Unico e incomparabile, una delle «meraviglie del mondo occidentale» come vantano varie guide turistiche, il Mont Saint-Michel è imperdibile. Nonostante questo, c'è chi, da diversi anni, abita a poche ore di viaggio e non l'ha mai visitato. Confesso: ero una di questi scandalosi turisti mancati, fino alla decisione di organizzare un breve road trip, direzione Normandia, dove, indifferente alle proteste dei bretoni, il Mont Saint-Michel si trova.
Rotta verso Saint-Malo
L'equipaggio: due italiane, un'ucraina, una cinese e un francese, unico uomo, costretto alla guida. Il mezzo: una Citroen Berlingo, ottenuta in prestito con lusinghe e promesse dal direttore di tesi di uno dei viaggiatori. La partenza: all'alba di un sabato mattina, e quando dico alba intendo prima che la metropolitana riapra e i bar di Oberkampf chiudano (Bien sûr, la sottoscritta, come il resto della banda di avventurieri, abita a Parigi). La musica: Röyksopp ad alto volume, per tentare di tenere gli occhi aperti. Unici intrepidi a percorrere le autostrade ad ora tanto mattiniera, arriviamo in Normandia per colazione e, come da meteo e da pronostico, nuvole grigie fanno ombra al nostro passaggio. In tarda mattinata approdiamo a Saint-Malo. Prima passeggiata sulla spiaggia durante la bassa marea e sulle mura della cittadina ricostruite interamente dopo gli sfaceli della seconda guerra mondiale.
Dalla spiaggia alle crêpes
Accantoniamo presto il nostro interesse storico per far spazio a quello gastronomico, avventandoci su un'adeguata dose di vongole. Usciti dal ristorante, un vago e pallido sole fa la sua comparsa: tutti i piani di visita di Saint Malo e di shopping sono immediatamente posticipati, per precipitarci in spiaggia. Gli sportivi giocano a badminton, gli altri assumono un'elegante posizione a stella distesi in riva al mare. Stupiti e ammirati, la sera scopriamo il nostro ostello, spazioso, pulito e con accoglienza simpatica, oltre che economico: tutti pregi che Parigi ci ha aiutato a dimenticare. In serata, crêpes d'ordinanza - in fondo siamo o non siamo nella patria delle crêpes? - e stramazziamo a letto prima di mezzanotte. In fondo, il nostro obiettivo è il mitico Mont Saint-Michel, è quindi richiesta una forma perfetta l'indomani per affrontare la visita.
All’assalto del Mont Saint-Michel
E in effetti, la domenica, dopo nemmeno un'ora di panoramica strada costiera, lo vediamo erigersi – non dirò «simile a un miraggio in mezzo al mare», è già scritto in tutte le guide – davanti a noi.
Sfoderiamo le macchine fotografiche, dribbliamo l'orda di turisti, e arriviamo all'ingresso dell'abbazia. Spieghiamo a un bigliettaio oltremodo comprensivo che siamo minori di 26 anni, insegnanti, disoccupati... poveri diavoli che hanno diritto all'ingresso gratuito insomma. In ogni caso, sarebbero stati dieci euro ben spesi: l'architettura imponente e la vista ancora più impressionante che si gode dall'alto meritano davvero lo spostamento. Leggiucchiamo la storia secolare, fatta di guerre e prosperità, rivoluzioni e restauri che hanno portato l'edificio alla composizione attuale, mentre penso che il chiostro vista oceano facilita senza dubbio la meditazione.
Suona l'ora del rientro, non prima che la mia vena kitsch abbia trovato piena espressione nell'acquisto di un orribile magnete. Ma, d'altra parte, devo ben dimostrare il mio ingresso nel gruppo «quelli che sono stati al Mont Saint Michel».