Ritorno al futuro: le metropoli europee si rifanno il look all'insegna dell'ecologia
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Nino CoricaIl grattacielo Burj Khalifa, alto 828 metri e inaugurato a Dubai all’inizio di Gennaio, è già fuori moda. Oggi, infatti, il dibattito sulle città verte più sulla questione dell’espansione in orizzontale che in verticale. Con quattro parole chiave: allegria, ecologia, materia grigia ed economia. L’esempio di Parigi e Cracovia in Europa.
Sul terreno, in assetto da combattimento, architetti, politici e sociologi preparano grandi piani di sviluppo per le metropoli europee. Un esempio è il caso del progetto “La Grande Parigi” (“Le Grand Paris”) in Francia. Ma l’abbondanza d’idee in materia non è limitata alla regione parigina o alle frontiere europee. Quest’anno l’esposizione universale avrà luogo a Shangai (sono previsti 70 milioni di visitatori) ed avrà un solo slogan: “Città migliore, vita migliore”. Partiamo, dunque, sulle tracce di una città più amichevole.
Un indice di felicità
Incontro Antonio Duarte, energico architetto urbanista, a Montmartre, il quartiere boemo e turistico di Parigi. In quanto presidente dell’associazione Grand Paris è molto competente sul tema della città come specchio della società. A tale proposito ha uno sguardo critico sul “concetto” scelto per la capitale francese dal governo e dal presidente Nicolas Sarkozy . Per Antonio l’importante è vedere scomparire i ghetti che rinchiudono i soggetti svantaggiati e le loro difficoltà, come la disoccupazione, all’interno di realtà ingessate. Per fare ciò, un bozzetto futurista: la legge francese chiamata SRU (relativa alla solidarietà ed al rinnovamento urbano), che impone il 20% di alloggi sociali ad ogni comune, deve essere rispettata. È un primo obiettivo concreto. Ma per un avvenire migliore una delle piste da seguire sarà quella dell’”indice di felicità”. All’insegna di una città moderna e di una metropoli “dolce”.
In un laboratorio temporaneo alcuni specialisti in urbanismo, architettura, ecologia e clima, mobilità e filosofia, hanno cooperato fianco a fianco a dei laboratori di ricerca del MIT dell’università di Oldenburg e della TU («Technische Universität») di Berlino, per sviluppare la visione di una metropoli dell’era post-Kyoto (sotto la direzione dell’equipe di architetti urbanisti LIN). Parigi pioniera in questa materia? Di certo questa è la volontà di Nicolas Sarkozy, che sta facendo analizzare 10 progetti diversi. Nonostante qualche divergenza, gli specialisti sono d’accordo nell’aumentare la superficie abitabile e gli spazi verdi. Si va dunque verso una città vegetale?
L'ecologia? D'obbligo
La città del futuro sarà forzatamente ecologica. Per vedere le implicazioni che si nascondono dietro questa etichetta bisogna andare a Cracovia. Jan Machowski è l’addetto stampa della “cancelleria del presidente della città di Cracovia”. Per lui la strategia da portare avanti in una delle più antiche città polacche, situata al Sud del paese, sarà in futuro «fare concorrenza alle auto private». L’accento è posto sui trasporti pubblici, sulla costruzione di parcheggi pubblici nel centro della città, e di strade periferiche, oltre all’investimento per lo sviluppo di un tramvia rapido. Ciliegina sulla torta: esiste anche una rete pubblica di biciclette in affitto e nel 2010 saranno disponibili 50 terminali per ricaricare le autovetture elettriche. «Attualmente tutti gli autobus della città di Cracovia rispondono alle norme di emissione di anidride carbonica, ed il numero di veicoli a gas naturale compresso (VGNC) è in aumento di anno in anno» aggiunge fiero il portavoce. Cracovia smetterà d’inquinare la Vistola? Una stazione di depurazione ecologica è in costruzione nella zona est della città ed entrerà in funzione nel 2014. Siamo sulla buona strada.
I poli scientifici
Dietro questi costosi progetti c’è della materia grigia. Chi ha concepito delle città futuristiche l’ha ben compreso: dal punto di vista della tecnologia le città si fanno concorrenza ed investono nell’educazione e nella ricerca. Il primo polo scientifico e tecnologico della Francia si è formato, a poco a poco, nel Plateau de Saclay, a sud di Parigi, ed il suo slancio internazionale fa parte integrante del progetto "LeGrand Paris”.
Ritorno in Polonia: all’università di Silésie, a Katowice, una grigia città d’eredità industriale, un centro d’innovazione scientifico ed una biblioteca accademica sono in costruzione, con l’ambizione di diventare tra i luoghi più moderni del paese in termini di ricerca ed accessibilità.
Ma non si fa niente senza i soldi dell’Europa: il sostegno finanziario dell’Ue è divenuto essenziale al progresso delle città che guardano al di là delle loro frontiere. Si può vedere ad est del continente, dove si creano dei legami tra Vienna, che rafforza la sua collaborazione con Bratislava, in Slovacchia, viva e cosmopolita, o con altre città più piccole come Brno in Repubblica Ceca. In questa direzione va l’interrelazione delle culture e dello sviluppo economico. Questi nuovi centri geopolitici rientrano in quel gruppo di città che si augurano di avere una caratura europea e, in particolare, sopranazionale.
Foto di: benromberg/flickr; AlphaTangoBravo / Adam Baker/flickr; smif/flickr; dalbera/flickr.
Translated from Retour vers le futur: les métropoles européennes à la pointe ?