Riserve naturali in Vallonia: una risposta alla questione climatica in Belgio?
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Fernanda LignanoTroppo spesso le politiche concernenti ambiente e natura vengono marginalizzate e trattate in maniera differente. Eppure gli ecosistemi naturali offrono numerose soluzioni per attenuare il cambiamento climatico, o, quanto meno, per adattarsi ad esso. Perché non considerare queste politiche alla stregua delle altre e trarre profitto dalla loro sinergia?
Il 10 maggio 2015, Natagora, associazione per la salvaguardia della natura, ha lanciato un accorato appello al ministro dell’ambiente della Vallonia, René Collin, affinché vengano istituite nuove riserve naturali in Vallonia, la regione francofona situata nel sud del Belgio. L’appello segue la decisione della regione Vallone di mettere fine al cofinanziamento delle riserve naturali, gestite e talvolta possedute da organizzazioni private, come per esempio la stessa Natagora.
Con oltre 400 siti naturali annoverati in Vallonia, le riserve ci circondano, ma quali informazioni abbiamo su di esse?
Spesso sottovalutiamo l’importanza di queste aree protette che, oltre ad essere custodi del nostro patrimonio naturale, forniscono un’ampia gamma di servizi a costo zero che potrebbero apportare benefici alla società e all’economia. La rete europea Natura 2000 che copre all’incirca 27000 siti naturali di “interesse comune” in UE (clicca qui per una mappa interattiva del network) genera annualmente introiti pari a circa 200-300 miliardi di euro, approssimativamente il 2-3% del Pil della Ue.
Secondo la Relazione del 2015 sullo “Stato della natura nell’Unione Europea”, pubblicata il 20 maggio dall’ Agenzia Europea dell'Ambiente, Natura 2000 si è rivelata un efficace strumento per proteggere le specie minacciate, poiché la salvaguardia è più effettiva sui siti protetti rispetto a quelli non protetti. La Relazione riporta che, in Belgio, circa il 70% degli habitat si è rivelato ostile o in pessime condizioni. Purtroppo a queste cifre fanno eco le pessime statistiche in merito alla biodiversità in Vallonia, dove il 31% delle specie sono in pericolo o vulnerabili e il 9% sono già sparite.
Ad ogni modo, al di là del loro valore intrinseco e culturale, è necessario preservare e rafforzare la biodiversità dell’ecosistema vallone, per meglio affrontare la sfida relativa al cambiamento climatico.
Stando all’Unione Mondiale per la Conservazione della natura (IUCN), la rete globale di aree protette mette a disposizione circa il 15% del carbone terrestre. Essa fornisce anche una serie di servizi per l’ecosistema che facilitano l’adattamento della società al cambiamento climatico oltre a garantire riserve di cibo ed acqua, e ridurre il rischio disastri. La torbiera di “Les Hautes Fagnes” nel Belgio occidentale, per esempio, ricopre un ruolo fondamentale nella mitigazione climatica e riesce a catturare dieci volta la CO2 rispetto ai suoli minerali. Uno studio del 2004 sull’impatto del cambiamento climatico in Belgio, ha fatto suonare il campanello d’allarme già nel 2004, asserendo che gli ultimi terreni torbosi rimasti incontaminati potrebbero sparire nei prossimi 20-50 anni.
Inoltre, la presenza di paludi ed altri terreni acquitrinosi nei pressi di corsi soggetti ad alluvioni, permette di ridurre non solo il rischio alluvioni, ma anche la probabilità di secche, favorendo, al contempo tempo, una biodiversità più ricca e florida. In ultimo, l’aumento del numero di riserve naturali urbane e l’incremento di aree verdi in città, gioverebbero alla riduzione delle temperature urbane mitigando gli effetti delle cosiddette “isole di calore urbane”. Una natura in buona salute, caratterizzata da una ricca biodiversità facilita l’ecosistema a resistere e ad adattarsi meglio all’impatto del cambiamento climatico.
La strategia Belga di adattamento al cambiamento climatico approvata nel 2010, mira alla preservazione della diversità genetica delle nostre foreste ed alla conservazione degli ecosistemi contaminati dall’attività umana, con il fine di migliorarne la resistenza. La suddetta strategia, che dà un’idea del quadro generale delle politiche ambientali per l’adattamento in Belgio, insiste sull’importanza di mettere in relazione, per quanto possibile, clima e biodiversità, per ciò che concerne la legiferazione. Inoltre, essa propone che la protezione degli ecosistemi rientri nei cinque punti del prossimo piano d’azione per l’adattamento climatico in Belgio.
L’ultima Relazione sull’Adattamento al Cambiamento Climatico in Vallonia, commissionata dall’Agenzia della Vallonia per l’Aria e il Clima, è d’accordo con la Strategia e ricorda che la biodiversità costituisce la principale fonte di capitale naturale dalla quale traiamo le risorse necessarie per l’adattamento al cambiamento climatico, per ciò che concerne agricoltura, foreste e salute. Viene inoltre asserito che è impellente preservare la biodiversità per coadiuvare la nostra capacità di adattamento.
Perché dunque la Vallonia è così lenta nell’attuazione di misure precauzionali adeguate, così cruciali per la futura prosperità della nostra regione?
In Vallonia, solo lo 0,7% del territorio beneficia dello status di riserva naturale, mentre gli esperti affermano che la cifra più adatta dovrebbe garantire la copertura di circa il 5-10% dei territori per favorire il successo della preservazione. In aggiunta, il territorio Vallone è particolarmente colpito dalla frammentazione dell’habitat, a causa dei sui alti livelli di urbanizzazione e di svariate pratiche agricole o forestali nocive. Questa frammentazione minaccia la biodiversità della Vallonia impedendo ad alcune specie la migrazione, pratica necessaria a garantire l’adattamento al cambiamento climatico da parte della fauna selvatica.
Nonostante la decisione del governo vallone di creare 18 nuove riserve naturali e di ampliare 3 tra quelle già esistenti, la regione ha ancora molta strada da fare per aumentare il suo impegno ed essere più attiva nel preservare la propria natura. Il Belgio ha recentemente ricevuto un avviso dalla Commissione Europea, che denuncia il lungo ritardo accumulato dalla regione nell’effettiva messa in opera dei siti Natura 2000 in Vallonia. Le misure richieste dall’Unione Europea sono, infatti, state applicate solo su 57 dei 240 siti richiesti.
Bisogna riconoscere che la Vallonia è ancora lontana dal realizzare gli obiettivi contenuti nella Strategia per la Biodiversità Nazionale in Belgio, redatta a seguito dell’impegno che il paese ha preso nella negoziazione della Convenzione per la Biodiversità delle Nazioni Unite. Con questa strategia, il Belgio si è impegnato a proteggere il 17% dei suoi territori e dei suoi interni, con la creazione di una rete di zone protette. La strategia afferma: “attualmente, solo un numero limitato di siti sul territorio sono effettivamente controllati ed è fondamentale che, con urgenza, vengano elaborati e messi in pratica piani di gestione appropriata”. Si insiste, inoltre, sull’importanza di preservare anche i più piccoli elementi del paesaggio. Questi ricoprono un ruolo cruciale per assicurare la connessione tra le zone naturali e aumentarne la resistenza. Nel frattempo, in assenza di una cartografia esaustiva del patrimonio naturale vallone e della sua rete ecologica, la protezione del suo territorio ristagna.
È con massima urgenza che, la regione della Vallonia, attraverso il Ministero dell’ambiente, in carica per il clima, e del Ministero dell’agricoltura in carica per la natura, deve mettere fine alla compartimentazione di questi due settori prendendo, con urgenza, misure per meglio coordinarli. Considerare questi due aspetti come le facce di una stessa medaglia ottimizzerebbe la loro sinergia favorendo un’azione effettiva ed efficace, che possa favorire lo sviluppo della sostenibilità della nostra regione.
Translated from Belgium's climate solution: nature reserves in Wallonia?