Rinasce il Kino, cinema d'essai nel cuore del Pigneto
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Roma, Pigneto, via Perugia 34.
Dai primi di febbraio di quest’anno ha aperto i battenti un nuovo cinema che ha già molto fatto parlare di sè: il , una vera e propria bomba culturale scoppiata in una Capitale che chiude le sue sale cinematografiche storiche (il Metropolitan a via del Corso, per dire l'ultimo), ma che cela avamposti di ostinati e caparbi che non si arrendono allo strapotere delle multisale.
Kino
Testo di Aida Antonelli
Foto di Ciro Meggiolaro e Valeria Correale
Il Kino è nato grazie alle idee e all'operato di circa 60 giovani, talentuosi e coraggiosi, senza finanziamenti pubblici nè sponsor privati, sulle ceneri del vecchio cineclub Grauco chiuso dopo 35 anni di attività: un passato glorioso e una ventata d'innovazione e d'energia, voglia di cambiamento che hanno portato fortuna al Kino, oggi definito “tempio romano del cinema indipendente”. Ma chi sono questi sessanta temerari? Marco Bellocchio li ha definiti affettuosamente “gli sbandati”, termine che li ha riempiti d'orgoglio: sono un gruppo di trenta–quarantenni che lavorano nel cinema (sceneggiatori, produttori, registi, montatori), che hanno messo insieme le loro forze e dato fondo all'immaginazione per creare un luogo “nuovo”. E magico.
“Era un'occasione che non potevo lasciarmi scappare”, ha detto Cristiano Gerbino, presidente del Kino, 35enne, produttore, professore di storia del cinema all'università di Teramo. “Quando ho saputo che il Grauco stava per chiudere, uno dei presidi romani dei film d'autore come il Film Studio, il Detour, l'Azzurro Scipioni, ho chiesto aiuto a produttori più grandi di me, per poterlo riaprire in seguito”. I primi “no” non l'hanno scoraggiato. “Tutti dicevano: non è il momento giusto per cimentarsi in un'impresa simile”. Allora, la pazza idea: “Mettere ciascuno una quota e costruire noi, una nuova realtà”. Prima in pochi, via via sempre di più. Tutti soci, tutti insieme a lavorare sodo.
Il Kino è un posto speciale perché è un atto d'amore appassionato. Chi l'ha rimesso a nuovo, ristrutturando con le proprie mani il vecchio Grauco, ha rifondato quell'antica sala romana creando uno spazio caldo e accogliente: una sala sotterranea ad alta tecnologia, con 40 posti a sedere; al piano di sopra, un bistrot di qualità, con un'accurata selezione di vini e cibi a chilometro zero che è anche uno spazio per seminari, incontri, presentazioni. I 60 promotori del Kino, attraverso l'autofinanziamento e un impegno serio e costante, hanno dimostrato che solo lo sforzo comune e l'unità d'intenti possono smuovere il panorama culturale attuale. Con buona pace di chi li ha definiti “parassiti” e “bamboccioni”...
Il cinema, come tutte le arti, ha bisogno di ossigeno e vitalità, per non finire schiacciato dall'immobilismo e la noncuranza del settore di cui l'Italia soffre. E allora questi giovani si sono rimboccati le maniche, sicuri della loro formazione – quasi tutti professionisti usciti dal Centro Sperimentale di Cinematografia – e delle loro intenzioni, e senza prospettive immediate: e così il vecchio e polveroso Grauco, a due passi dai bar che furono set di “Accattone”, è diventato il luogo, la sala cinematografica in grado di accogliere i loro sogni.
“Il Kino – racconta Gerbino - “ è diverso dal cineclub, didattico e di nicchia; noi vogliamo uno spazio dove circolano le idee e si lavora sul contemporaneo: per questo al Kino si vedono pellicole di tutto il mondo che non arrivano in Italia, per colpa di un sistema di distribuzione allucinante”.
“Abbiamo scelto di chiamare Kino il nostro cinema, perché volevamo che rimandasse all'Europa”, continua Gerbino “anzi, il nome l'abbiamo preso in prestito da un cinemino off LichtBlick Kino di Berlino Est”. E in questi mesi davvero la piccola sala è diventata un luogo di scambio, di cultura e di apertura verso il mondo. Una finestra verso l'Europa: il Kino vuol essere una sorta di festival permanente in città. Per questo la programmazione è del tutto particolare. Film proiettati nei grandi festival, nelle intenzioni dei suoi promotori, come il Tribeca, il Sundance, Berlino che altrimenti non vedrebbero la luce; e anche quelle piccole produzioni del nostro Paese che nelle multisale non riuscirebbero mai ad arrivare.
Altra bella idea è la Carte Blanche, da anni appuntamento consueto nei cinema parigini: ogni mese, per tre giorni, un personaggio della cultura, del cinema, dello spettacolo, sceglie la programmazione del Kino. Ogni protagonista insomma, racconta se' stesso attraverso cinque film, un modo nuovo di giocare con l'autobiografia. Il prossimo appuntamento con la Carte Blanche è previsto per il 10 giugno e sarà dedicato allo scrittore Alessandro Baricco.