Rifugiati: Cipro, sola al mondo
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Silvia Spolaore MergaertMentre i richiedenti asilo si scontrano con l’incertezza e la complessità della burocrazia, la Repubblica di Cipro si sente sopraffatta dal flusso di migranti. Al punto da esserne sommersa?
A Kofinou, dove si trova il centro di accoglienza per i richiedenti asilo, dei containers prefabbricati spaccano le colline in due. A mezz’ora di strada a sud di Nicosia, la capitale, immersi in praterie dense e lussureggianti, stridono con le loro strutture coperte di tag e disegni di bambini. Dentro, degli stranieri si ammassano per dormire. È là infatti che il governo cipriota ha deciso di ospitare i rifugiati in provenienza per lo più dal Medio Oriente e dall’Africa.
I limiti di un’isola
Quella mattina la pioggia martella sui tetti. In uno dei container arriva una giovane somala, 18 anni appena compiuti, uscita da un campo per minori non accompagnati situato in un’altra città, Larnaca. Nello stesso momento, delle tensioni scoppiano a causa di un gruppo di dieci persone che protestano contro il rifiuto della loro richiesta d’asilo e dello status di rifugiato. La polizia cipriota è dovuta intervenire per riportare la calma. Il personale sembra sopraffatto. Non è la prima volta. Nel campo ci sono già stati dei disordini. Nel febbraio 2018, una quindicina di rifugiati politici si sono ribellati contro le condizioni di accoglienza e il mancato pagamento della loro allocazione e hanno appiccato il fuoco in diversi punti del centro.
Da allora il centro non accoglie più degli uomini celibi, ma predilige le famiglie e le donne sole. Sono stati fatti considerevoli sforzi per migliorare le condizioni a Kofinou. Benché non si conoscano con esattezza i costi, le misure adottate dal governo cipriota sono consistite principalmente nel migliorare e riparare le infrastrutture oltre che aumentare il personale amministrativo. Ogni anno vengono sborsati per Kofinou circa 1,7 milioni di euro di sovvenzioni europee. Il centro, gestito dallo Stato dal 2004, poteva accogliere inizialmente 120 persone al massimo. Dieci anni dopo, davanti all’arrivo massivo di rifugiati, le autorità hanno dovuto allargare il perimetro per creare un centro che oggi accoglie ormai più di 400 migranti. Ovvero, uno dei più grandi campi d’Europa in rapporto alla superficie del paese.
A causa della sua prossimità con il Medio Oriente, l’isola del Mediterraneo vive oggi una crisi migratoria crescente. Le reti dei trafficanti approfittano della divisione di Cipro. Secondo l'Asylum Information Database (AIDA) il numero dei richiedenti asilo a Cipro è considerevolmente aumentato in questi ultimi anni, erano 2871 nel 2016, 4459 nel 2017 e 7761 nel 2018, facendo di Cipro il primo paese per numero di richieste per abitante (per una popolazione di circa un milione di abitanti, N.d.R.) tra i 28 Stati membri dell’UE, seguito dalla Grecia, Malta e Lussemburgo. L’aumento si è confermato all’inizio del 2019. A gennaio, 1090 persone hanno fatto richiesta mentre erano 440 nel gennaio 2018. Cipro ritiene di aver ampiamente raggiunto i limiti in termini di accoglienza rispetto agli altri paesi europei. Del resto il governo è ormai più severo quando deve accordare l’asilo. L’anno scorso ha rifiutato oltre la metà delle richieste.
Cipro si discosta molto dalle situazioni infernali dei paesi vicini come la Grecia. Eppure visitare Kofinou solleva questioni di dignità umana. Nei containers l’odore è nauseabondo. Oltre a condividere i sanitari, i rifugiati dormono a volte in 4 in una camera di 5 metri quadrati. Nina (i nomi sono stati modificati per proteggere l’identità delle persone intervistate, N.d.R), una giovane camerunese di 25 anni, condivide da un anno questa piccola stanza con altre tre donne, crescendo qui il suo bambino di 4 mesi.
In fuga dai militari in Camerun, Nina ha vissuto terribili rappresaglie. «Sono stata violentata due volte, una volta dai militari e una volta in un hangar abbandonato in Libia dove tutti i rifugiati bianchi e neri erano ammassati in condizioni atroci. Ho camminato dal Camerun al Niger poi dal Niger alla Libia, ho attraversato il deserto a piedi, sono partita in barca dalla Tunisia e sono arrivata a Cipro. Mio figlio è nato qui a Cipro, in questo campo», racconta guardando teneramente il bambino. Nina confida di aver pensato molte volte al suicidio. «Mi chiedo sempre cosa potrò dire a mio figlio quando mi vorrà sapere chi è suo padre», dice con gli occhi pieni di lacrime.
L’aiuto che riceve corrisponde alla modica somma di 150 euro al mese. I lavori accessibili ai richiedenti asilo sono spesso molto precari. Trascurati dai servizi pubblici, i rifugiati sono abbandonati a sé stessi e non hanno altra scelta che lavorare nel settore agricolo o nella gestione dei rifiuti. Nina, lei, ha un’unica opzione: lavorare come aiuto domestico permanente, ma con un bambino piccolo è impossibile. Si considera fortunata. Spesso le donne più fragili cadono nella prostituzione.
« Siamo su un’isola. I rifugiati partono più difficilmente. E noi subiamo tutta la pressione. »
A Cipro i richiedenti asilo possono registrarsi presso le autorità solo se hanno una residenza fissa e un contratto d’affitto. In questo modo la procedura di richiesta d’asilo può durare anni. Come Nina, Mohammed, sua moglie Armena e i loro due figli di sette e otto anni aspettano da più di un anno di avere una vita migliore. Sognano di vivere in Germania o in Canada, che moltissimi rifugiati considerano degli eldorado.
Come la maggior parte dei Siriani richiedenti asilo a Cipro, ma a differenza di quelli che arrivano in Grecia, i migranti sbarcati sull’isola non hanno lo statuto di rifugiati. Beneficiano solo di una protezione sussidiaria. Risultato? Non hanno ancora un passaporto e non possono viaggiare all’estero. «Non abbandoneremo l’idea di andare a vivere all’estero. Abbiamo bisogno dell’aiuto del governo cipriota», protesta Mohammed. Non riescono neanche a pagare un alloggio. Per Mohammed e la sua famiglia, l’aiuto corrisponde a 1000 euro in tutto. Molti rifugiati siriani si sono integrati nella società cipriota ma gli affitti a Cipro per un alloggio decente possono arrivare a 600 euro al mese. Aspettando che la situazione migliori, i loro figli vanno nelle scuole dei dintorni e parlano perfettamente greco.
Lo spettro dell’estrema destra
Mohammed e la sua famiglia sono dovuti fuggire a piedi da Idlib, in Siria, e poi hanno raggiunto la frontiera turca. Una volta in Turchia, sono restati due mesi in un campo e il padre ha dovuto sborsare 10 000 dollari per pagare dei trafficanti e raggiungere una destinazione che inizialmente non doveva essere Cipro. «I trafficanti ci hanno imbrogliato. L’imbarcazione, un vecchio arnese, si è fermata tre volte in mare. A bordo c’erano cinque bambini e una donna incinta», racconta Armena. Dopo due giorni di paura al largo, la barca che doveva arrivare a Paphos, a sud dell’isola, ha deviato verso nord a causa di una tempesta.
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Per il capo del servizio d’asilo della Repubblica di Cipro legato al Ministero dell’Interno, Stavros Christofi, «se si osserva una diminuzione del numero degli arrivi nel resto dell’Europa, l’isola di Cipro è sempre piena». Continua: «Non ci sono miglioramenti nella ridistribuzione dei richiedenti asilo. I flussi sono così importanti che cerchiamo di fare qualcosa. Ma dire che siamo preparati davanti alla crisi è una bugia, manchiamo seriamente di mezzi. Siamo su un’isola. I rifugiati partono più difficilmente. E noi subiamo tutta la pressione.»
Secondo il servizio d’asilo, il 60% dei richiedenti asilo che arrivano a Cipro raggiunge per via aerea o marittima il Nord dell’isola. Ossia una parte del paese che è sotto il controllo esclusivo di Ankara. Vista la situazione politica dell’isola e l’occupazione del Nord da parte dell’esercito turco, l’accoglienza di persone in provenienza da questa regione costituisce un’operazione delicata per le autorità cipriote. Poiché la Repubblica di Cipro non ha più nessuna relazione diplomatica con il suo vicino del Bosforo dall’invasione del 1974, Cipro non è in misura di intavolare delle negoziazioni ed esorta dunque l’Unione Europea a fare pressione sul governo turco. «Mentre l’accordo UE-Turchia del 2016 sui migranti è stato rispettato con la Grecia, la Turchia non l’ha applicato a Cipro. L’Unione Europea deve controllare il flusso in questo paese», osserva Stavros Christofi.
La Repubblica di Cipro è determinata a rinnovare la richiesta di aiuto presso l’UE per l’anno 2019 e a stanziare dei fondi per un nuovo centro di accoglienza. E questo perché la crisi dei rifugiati a Cipro ha già suscitato numerose ostilità, come nel novembre del 2018 quando gli abitanti del villaggio di Zygi si sono opposti alla decisione del governo di creare un centro per minori rifugiati non accompagnati in un campo militare abbandonato. I residenti si preoccupavano che dei bambini immigrati potessero frequentare la scuola locale. Gli abitanti di Zygi, così come i membri del consiglio della comunità, avevano ricevuto l’appoggio del partito neo nazista Elam, noto per la sua posizione estremamente dura nei confronti dei migranti. All’avvicinarsi delle elezioni europee, il partito, che sfiora il 10% e che secondo i sondaggi potrebbe perfino ambire a un seggio al Parlamento europeo, intende cavalcare l’onda. Un’onda che potrebbe sommergere tutto un paese.
Foto di copertina : (cc)dimitrisvetsikas1969/flickr
* I nomi sono stati cambiati.
Translated from Réfugiés : Chypre, seule au monde