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Redeye: un americano a Parigi

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Default profile picture Camilla Trombi

Cultura

Redeye, al secolo Guillaume Fresneau, lancia il suo nuovo album End of the Season. Adattatosi perfettamente all’esilio, l’artista mette a punto la perfetta colonna sonora per un viaggio. Preferibilmente per gli Stati Uniti.

Leggere anche lo speciale sull'artista su cafebabel.com : Redeye : Paris-Texas, versione folk

Nel luglio del 2011, quando ho incontrato per la prima volta Redeye, lasciavo, dopo un’ora di intervista, un ragazzo timido, sincero, fresco di EP brillante, intitolato Be the one, dove definiva in cinque pezzi l’universo decisamente pieno di sorprese in stile “Americana”. Poi ci siamo incontrati di nuovo a una sessione acustica in un parco, a un concerto di Veronica Falls e a un piccolo showcase senza pretese il cui semplice intento era deliziare la quindicina di membri di un’associazione del decimo arrondissement di Parigi. Infagottato, con un sorriso abbozzato ma visibilmente appagato, annunciava ogni ballata con un piccolo gesto della mano. Entusiasmando i presenti a ogni accordo di chitarra.

Pur vivendo in un’epoca in cui la maggior parte dei gruppi francesi che cantano in inglese hanno la stessa intensità dei partecipanti a un concorso a premi, Redeye è in grado, nel giro di un solo accordo in settima, di catapultarvi allegramente lì dove non avreste mai immaginato di ritrovarvi. Se Guillaume Fresnau può dire di essere autentico, è perché non ha bisogno di mascherarsi. Nato in Texas da un padre ossessionato da Chuck Berry e dai Fats Domino, il passo è breve fino ad arrivare ai virtuosismi di Woody Guthrie o dei The Head and The Heart.

Davanti a un bicchiere nel dopo-concerto, mi racconta che non c'è niente di più entusiasmante del partire per gli States in tournée su un furgone polveroso. Tuttavia, dopo aver calpestato il suolo americano, Redeye torna oggi in Francia con un album intitolato End of the season. Probabilmente entusiasta di aver lanciato i dieci nuovi titoli negli USA, l’artista franco-americano propone, quindi, il suo secondo lavoro a un paese sull’orlo del panico. In ogni caso, questo album è senz’altro ciò che c’è di meglio in Francia per prendere finalmente la decisione di bruciare la propria valigetta da lavoro, dire no alla metro quotidiana e partire alla volta della campagna bretone.

In End of the season, in cui l’artwork questa volta è firmato da un carboncino diverso da quello dell’interessato (Guillaume è anche grafico, ndlr), Redeye evoca talvolta l’oscillazione delle stagioni (Season’s Eading), altre volte la strada assolata (Sunny road) o bagnata (River roads) di un viaggio senza destinazione e fatto di cose semplici come la pioggia e il bel tempo. Un disco da viaggio, dunque, di una semplicità – dichiarata dall’uscita del suo primo album ThIsIsReDeYe – che conversa con qualche ottone (tra cui la tromba di Herman Dune), il violino delicato di Lucille Vallez e le armonie vocali di Suzanne Thoma (Suzanne The Man). Tutto questo è stato mixato a Chicago sulla consolle di Neil Strauch (Bonnie Prince Billy, Ezra Furman et Gomez).

Per concludere, se vi sentite d’umore vagabondo, affittate una Ford Fuego con un lettore cd integrato, inserite End of the season e fate come se fosse l’autoradio. Una tappa al Burger King prima di partire farà il resto.

Redeye è in concerto il 20 febbraio 2013 al Divan du Monde a Parigi. Un documentario sulla tournée americana di Redeye è attualmente in fase di realizzazione. Cliccate qui per sostenere il progetto "Sunny Roads - RedEye American trip" attraverso il crowdfunding.

Foto: Illustrazione © Adrien Le Coarer; testo © pagina Facebook di Redeye (copertina © Renaud de Foville)

Story by

Matthieu Amaré

Je viens du sud de la France. J'aime les traditions. Mon père a été traumatisé par Séville 82 contre les Allemands au foot. J'ai du mal avec les Anglais au rugby. J'adore le jambon-beurre. Je n'ai jamais fait Erasmus. Autant vous dire que c'était mal barré. Et pourtant, je suis rédacteur en chef du meilleur magazine sur l'Europe du monde.

Translated from Redeye : l’exil sans Lexomil