
Realtà contrastanti: percezione vs. dati empirici
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Sul finire dell' ottobre dello scorso anno, il Guardian, uno dei più rispettati quotidiani d'oltremanica pubblicava un sondaggio basato su una indagine IPSOS-MORI che riguardava tutti i paesi del mondo.
Oggetto dell'indagine era il verificare quanto la cittadinanza fosse realmente informata su alcuni temi, perlopiù statistici ed economici, per capire se e quanto la percezione della realtà da parte dei cittadini risultasse allineata o meno con la realtà dei fatti. (Il sondaggio completo è disponibile qui).
Una breve analisi dei risultati del sondaggio
Estrapolando i risultati e focalizzando la nostra attenzione sull'Italia, emerge chiaramente come nel Belpaese, la percezione della realtà sia ben lontana da quello che fonti e dati ufficiali suggeriscono. Secondo i risultati di questo sondaggio, gli italiani credono per esempio che il 20% della popolazione totale (quindi una persona su 5) sia musulmana, quando in realtà la presenza musulmana si attesta intorno al 4% del totale. Stessa cosa per quanto riguarda il numero degli immigrati residenti in Italia che secondo il Guardian rappresentano circa il 7% del totale a fronte di un dato percepito di addirittura il 30%, (in pratica una persona su 3). Per chiarezza, secondo l'Istat, il dato aggiornato è dell'8,3%, una cifra comunque ben lontana dal dato percepito.
Un altro esempio riguarda la percezione distorta dell'affluenza elettorale, in calo un po' ovunque ma pur sempre considerevole dato che in Italia si sono recati alle urne il 75% degli aventi diritto contro il solo 57 % percepito dalla popolazione stessa.
Confrontando la situazione italiana con il resto del mondo scopriamo, purtroppo, che non siamo i soli. Per citare alcuni casi, ad esempio il dato sul numero di immigrati residenti in ogni paese, è facile notare come questo non corrisponda alla realtà, sia in paesi europei come ad esempio la Francia (10% ufficiali vs 28% percepiti) ed il Belgio (10% ufficiali vs 29% percepiti), ma anche extraeuropei, come gli Stati Uniti (13% ufficiali vs 32% percepiti). Curiosamente questo dato si registra anche in paesi come Ungheria e Polonia che in realtà hanno una presenza di immigrati quasi nulla - 2% la prima e 0,4% la seconda - ma che viene percepita come se fosse rispettivamente del 16% e del 14%.
In questo clima di confusione si capisce come i nuovi populismi trovino terreno fertile, sia per quanto riguarda il problema dell'immigrazione, sia per quanto riguarda lo scontento prodotto dalla crisi finanziaria, citando spesso dati non supportati da fonti che finiscono per influenzare il dibattito politico e confondere le idee.
Un nuovo tipo di giornalismo
Quali sono dunque le informazioni corrette di cui i cittadini di una democrazia necessitano per formarsi un'opinione e quindi poter esprimere liberamente il loro voto? Cosa possiamo fare per difenderci da tutto questo rumore fatto di notizie non veritiere, o magari distorte?
Sicuramente le fonti delle notizie rivestono un ruolo fondamentale, ed è proprio in base alla loro affidabilità che sono valutate. Ovviamente il miglior modo per verificare un'informazione è ottenere prove della veridicità dell'informazione. In pratica, analizzando e confrontando i dati che si hanno a disposizione, è possibile, anche grazie alle tecnologie oggi presenti, provare la veridicità o meno di una determinata notizia. Questo modo di operare è proprio del Data Journalism ovvero di quel giornalismo che si basa sempre sul confronto fra dati forniti da più fonti e che poi trae conclusioni a partire dai dati stessi. Come spiegava Stephen Doig, uno dei padri fondatori: «Il giornalismo di precisione (o Data Journalism) consiste nell'uso del computer e dei metodi delle scienze sociali, per acquisire e analizzare informazioni, per raccontare storie che altrimenti sarebbe difficile o impossibile raccontare».
Accanto a questa pratica è emerso anche il cosiddetto fact checking, ovvero il confronto fra le dichiarazioni di alcuni personaggi politici ed i dati effettivi. Azione che, in effetti, potrebbe essere concepita come attività critica cooperativa. Infatti, attraverso il social networking è possibile collaborare con altri lettori (o telespettatori) per verificare la veridicità dei dati e delle notizie che vengono messe in circolazione.
Il ruolo di Neodemos
Proprio in questo contesto si colloca l'associazione Neodemos, vero e proprio think tank indipendente che raccoglie i maggiori esperti italiani di sociologia e demografia, nato a Firenze oramai 7 anni fa. Attraverso il loro sito internet l'associazione si propone di divulgare ricerche e analisi a partire da un approccio scientifico e basato sui dati, per provare a influenzare i decisori politici e a smontare i luoghi comuni e le bufale più diffuse presso l’opinione pubblica.
Oltre all'attività on-line, l'associazione si fa promotrice di incontri e dibattiti aperti a tutti, come quello che si terrà il prossimo 23 aprile all' Auditorium Stensen di Firenze a partire dalle ore 16.30 dal titolo: “L’integrazione delle comunità immigrate e l’imprenditoria straniera”, dove gli esperti di Neodemos risponderanno direttamente a domande quali: «Qual è l’impatto economico dell’immigrazione in Italia? Quanto è solida la crescita dell’imprenditoria straniera registrata dai dati Istat?».
Un'occasione da non perdere per conoscere la verità basata sui numeri, quelli veri, oltre che per comprendere meglio le necessità, ma anche l'organizzazione e le proposte dell'imprenditoria straniera in Italia, che sempre secondo Neodemos produce addirittura l'8,8% del PIL e che è destinata a crescere.