Radicale: terrorista o ghandiano?
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Non è facile spiegare a un anglosassone che il volto di Ghandi è il simbolo del Partito Radicale. In Inghilterra dopo gli attentati americani dell’11 2001 settembre si considerano islamisti “radicali” personcine come Al Zarqawi e Bin Laden: che niente hanno in comune con la vecchia ala radicale del partito liberale inglese della belle epoque né con i radicali italiani, che negli ultmi cinquant’anni – tra diritti civili e lotte per la legalità - incarnano il partito della nonviolenza.
In Francia la quinta repubblica ha decimato i radicali che continuano ad essere quelli che stanno a destra della sinistra e a sinistra della destra, senza comunque essere di centro. A Parigi, essere radicale significa avere lo stesso sapore del radicchio: rosso fuori e bianco dentro, ottimo da intingere nel burro fuso. C’è un solo senso della parola radicale che mette tutti d’accordo a Roma, Londra e Parigi: secondo i medici i radicali liberi fanno male e sono tra le principali cause del cancro. Ma tutti sanno che gente come Gandhi e Bin Laden non muore per mano di invisibili radicali liberi.