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Raccogliere i pezzi: l'enigma del patrimonio culturale

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Cultura

In un'Europa in continua evoluzione, molti credono che portare avanti una lotta per la valorizzazione del patrimonio culturale è fondamentale. Ma cosa succede quando proteggendo il nostro patrimonio culturale con tanto impegno, ci rimette il patrimonio di qualcun’altro?

Il paesaggio culturale europeo sta attraversando una forte metamorfosi, e la prova è la sottrazione di opere d'arte da collezioni private perpetrata da alcune istituzioni governative, attraverso il vantaggioso utilizzo delle leggi sui beni culturali di interesse nazionale.

In Romania il diritto di prelazione dello Stato limita la libertà di proprietà privata di opere d'arte appartenenti al Patrimonio Nazionale, mentre nel Regno Unito molti musei sono governati da leggi che vietano loro di trasferire opere d'arte dalle collezioni ai loro legittimi proprietari.

Cimeli in palio

Nel 2012 la scultura di Constantin Brancusi "Wisdom of the Earth" è stata finalmente restituita ai legittimi proprietari, la tenuta dell'architetto Gheorghe Romaşcu. Secondo la testimonianza della sua famiglia le autorità comuniste rumene, durante il regime, avevano astutamente messo le mani sulla scultura con il pretesto di prenderla in prestito per una mostra al National Art Museum, rifiutandosi poi di restituirla.

«Il National Art Museum ha prodotto una serie di documenti unilaterali per attestare un prezzo di acquisto, nessuno dei quali però è un vero e proprio contratto di vendita», afferma l’avvocato di famiglia Bogdan Grabowski. Dopo la rivoluzione del 1989 il caso andò avanti per 12 anni in tribunale prima che gli eredi di Romaşcu riuscissero a recuperare l'opera. Tuttavia la loro rivincita fu di breve durata: appena due anni dopo lo Stato invocò il diritto di prelazione sull’acquisto della scultura, iniziando a negoziare un prezzo di vendita con la tenuta, sulla base del fatto che l’opera faceva parte del Patrimonio Nazionale ed il suo posto fosse al National Art Museum. «Questo è, a mio avviso, un atto legislativo abbastanza perverso, poiché impedisce anche ai collezionisti di portare le opere provenienti dall'estero, poiché esse rischiano di essere rivendicate come Patrimonio dello Stato», aggiunge Grabowski.

Questo ha suscitato accesi dibattiti: il diritto dello Stato romeno di rivendicare un'opera d'arte in possesso privato, acquistata da un membro della famiglia Brancusi e poi presa in ostaggio dai comunisti, definisce sicuramente il livello di "equità" della situazione.

Il ritratto perduto

I casi di opere d'arte prelevati dai loro proprietari in vari modi sono abbastanza frequenti nel corso della storia. Da poco è infatti stata reso noto un fatto molto somigliante alle vicende della "Wisdom of the Earth". Si tratta del "Ritratto di Greta Moll” di Matisse.

Acquistato dallo stesso pittore Henri Matisse, "Greta Moll" intraprese un viaggio discretamente tumultuoso, passando tra le mani di collezionisti d'arte e musei vari, fino a finire alla National Gallery di Londra, nel 1979.. Gli eredi di Greta Moll stanno ora cercando di recuperare il dipinto dichiarando che l'acquisizione iniziale, da parte di un collezionista d'arte svizzero, era stata avviata senza il consenso del proprietario. La National Gallery si rifiuta di rispettare questa decisione, invocando il divieto di legge ed insistendo sul fatto che l'acquisto era stato fatto in buona fede.

Il fine giustifica i mezzi?

Il leitmotiv ricorrente degli scontri ufficiali in entrambi i casi è che le opere sono di grande valore storico e culturale nei loro rispettivi Paesi.

Mentre in Romania la mancanza di libertà d'azione dei proprietari è stata generata da una serie di circostanze sfavorevoli ed anche dalla legislazione, nel Regno Unito sembra che gli eredi si trovino ad affrontare le conseguenze di un groviglio di transazioni commerciali che rende lo status dell'acquisto della National Gallery giuridicamente poco chiaro.

Inoltre, l'ambizione dello stato romeno nel recupero del "Wisdom of the Earth" è in netto contrasto con il loro agire in altri casi, in cui altri siti del suddetto Patrimonio necessitavano un urgente intervento di restauro. Mircea Diaconu, ex Ministro della Cultura ed attuale deputato europeo, ha espresso la sua delusione nella «sconcertante mancanza di preoccupazione per la cultura di Brancusi in Romania», così come per il fatto che «il denaro speso per l'acquisto della sola statua sarebbe stata più che sufficiente per investire efficientemente nel restauro di molti altre opere di Brancusi, per non parlare del luogo in cui è nato: sono tutte in uno stato vergognoso».

Dalle parole di Diaconu trapela l'ipocrisia delle autorità rumene. Essi sostengono di curare a fondo il Patrimonio Nazionale, mentre in realtà è il proprio interesse che prevale. D'altra parte, la National Gallery è molto più tenace nel preservare il proprio patrimonio. Mentre in Romania c'è molto da lavorare sulla sensibilizzazione dei beni culturali, nel Regno Unito tali situazioni sono prese con maggiore orgoglio nazionale.

In mezzo alle incertezze giuridiche tuttavia una cosa è chiara: i governi non potranno mai rischiare un precedente in casi di patrimonio culturale . Possiamo solo sperare che avranno buona fede nel restituire ciò che non è loro di diritto, ma realisticamente le opere di proprietà degli Stati servono uno "scopo più grande": suggeriscono un primato storico e trasudano potere. Ma se il Patrimonio Nazionale è la spina dorsale di un Paese, perché dovrebbe paralizzare il patrimonio di altri per guadagni quantomeno discutibili ?

Translated from Picking up the pieces: The conundrum of cultural heritage