Questi pazzi, pazzi tedeschi del Carnevale di Colonia
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lorenzo erroiRoccaforte del Carnevale tedesco è Colonia. Dove, per festeggiare la cosiddetta “quinta stagione” dell’anno, scendono in piazza migliaia di maschere. Pronte a festeggiare. Con tanto cibo, fiori e fiumi di birra.
“Quando il tamburo suona, tenetevi pronti…”. Già: è con un rullo di tamburi che si dà il via al Carnevale di Colonia, la cosiddetta “quinta stagione” dell’anno. E a scendere in campo sono gli Jacken, i “buffoni” locali: una folla variopinta di pazzi in costume, che invade la piazza del mercato, nella città vecchia, per iniziare i festeggiamenti con musica e birra. Un allegro viavai che non manca, però, di organizzazione: sono 160 le associazioni che si occupano dei circa 500 incontri, balli e sfilate culminanti nella grande parata del “Lunedì delle Rose”.
Scusi è una panettiera o un clown?
Diversamente da quelli di Magonza e Düsseldorf, il Carnevale di Colonia non ha particolari connotazioni politiche, anche se i festeggiamenti sono sempre segnati da temi di interesse comune. Quest’anno, in concomitanza con l’arrivo in Germania dei Mondiali di Calcio, gli abitanti della città renana hanno scelto il calcio come leitmotiv della manifestazione.
Fa eccezione la stunksitzung (letteralmente “riunione di discussione”), introdotta nel 1984 da studenti desiderosi di dare al Carnevale una qualche serietà politica. Si tratta di una forma di cabaret satirico ideato per dare una bella strigliata ai potenti, locali e non: una rappresentazione nata per fare da contraltare alle classiche Prunksitzungen (letteralmente: “riunioni del fasto”), divenuta in seguito un evento autonomo imperdibile, sia per i carnevalisti di lungo corso che per i buffoni di passaggio.
Gli appuntamenti più importanti del Carnevale di Colonia si tengono nella settimana che va dal giovedì grasso al mercoledi delle ceneri (quest’anno, quindi, dal 23 febbraio al primo marzo).
È in quei giorni che la città proclama un giocoso “stato d’emergenza”, durante il quale le osterie restano aperte tutta la notte, le cassiere salutano i clienti suonando trombette, le panetiere indossano nasi da clown e già in ufficio si butta giù qualche bicchiere di spumante. Un consiglio ai neofiti e ai turisti: il costume è d’obbligo. È malvisto chiunque non esibisca almeno un paio di occhialoni appariscenti, o una parrucca dai colori improbabili.
Tutta colpa del nubbel
Il mood giusto per fare festa viene da sé, o al massimo con l’aiuto di qualche kölsch (la birra locale), servita in pratici bicchieri da trasporto. C’è tempo per abituarsi alla lingua degli indigeni, e cantare con loro in perfetto Kölsch (il dialetto locale, da non confondere con l’omonima birra), senza stupirsi più di nulla: nemmeno delle salsicce di sanguinaccio sottovuoto, che le “guardie” del Carnevale lanciano dai loro carri alle folle affamate.
Il perdono di tutti i peccatucci commessi durante la festa è rimandato al Mercoledì delle Ceneri. La colpa, tanto, è di uno solo: il nubbel, un pupazzo di paglia posto all’ingresso di ogni osteria: sorta di capro espiatorio, al mercoledì il nubbel viene portato in processione e bruciato, insieme alle colpe dei giorni precedenti.
Adesso, per festeggiare come si deve, vi manca solo la giusta parola d’ordine ripetuta a iosa durante la festa: «Kölle Alaaf!», «Viva Colonia!»
Translated from Kölsch, Kamelle und Gesang - Der Kölner Karneval