Quella sera in Francia tutti gli occhi erano puntati su Berlino
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Giulia NarcisoIl 9 novembre 1989, avevo 5 anni. Non sono tanti. Ma abbastanza per ricordarmi di qualche immagine vista in tv. La televisione era infatti rimasta accesa tutta la sera, cosa insolita in casa mia. I miei genitori erano come ipnotizzati da quelle immagini piene di colori e di gente immersa nella notte.
Quella notte non capii cosa stesse succedendo, ma mi resi conto che per i miei genitori era qualcosa di molto importante. Allora ho chiesto loro di testimoniare.
«Il 9 novembre 1989, eravamo a Berlino, o perlomeno era quella l'impressione che avevamo. Staccammo gli occhi dal televisore soltanto per telefonare ai nostri amici in Germania (dell'Ovest). Presentivamo che quel momento sarebbe stato unico e volevamo viverlo insieme a loro, sapere cosa provavano, loro che erano così vicini. Se i nostri figli fossero stati un po' più grandi saremmo corsi lì per vivere quel momento storico».
La Cortina di ferro ci dava i brividi
«Quando siamo nati il muro esisteva già o era stato costruito da poco per cui non conoscevamo nulla della Germania dell'Est, isolata da quel muro. Durante uno dei nostri soggiorni a Lüneburg, i nostri amici ci avevano portati vicino alla frontiera, sulle sponde dell'Elba e ciò che avevamo visto lì ci aveva fatto venire i brividi. A soltanto 1000 chilometri da casa nostra c'erano del filo spinato e dei cavalli di Frisia; più lontano, al di là di un vasto terreno abbandonato, potevamo distinguere dei militari armati e dei cani. I nostri amici ci hanno detto che sparavano a tutto spiano. Le uniche persone che conoscevamo dall'altro lato, erano i loro campioni del mondo dal fisico straordinario, soprattutto quelli di nuoto».
«Allora, il 9 novembre, siamo rimasti sintonizzati sino a quando il sonno non ha avuto la meglio. Inizialmente diffidenti, dato che conoscevamo il severo regime di controllo della Repubblica democratica, abbiamo creduto che l'apertura delle frontiere fosse un tranello ma invece no, era vero, potevano essere oltrepassate senza alcun rischio, senza pericolo che i militari sparassero. Il Muro crollava. Ovviamente eravamo felici che le famiglie potessero riunirsi, che si potesse circolare liberamente ma, egoisticamente, abbiamo anche pensato: finalmente! Potevamo visitare quei Paesi dell'Est così difficilmente accessibili ai turisti, la Germania dell'Est patria di Johann Sebastian Bach, la Polonia, quello Stato il cui nome non esiste più: la Cecoslovacchia e la sua bella capitale Praga. E così è stato. Di recente abbiamo scoperto gli Stati Baltici e le loro capitali Riga, Talinn et Vilnius. In queste cittàle guide spiegano che il crollo del muro di Berlino è stato l'inizio della liberazione anche per loro.
La cosa più incredibile di quella sera fu che la maggior parte dei canali televisivi non sapeva se inviare immediatamente le proprie troupe oppure no. L'indomani fu altrettanto esaltante in quanto la luce del giorno confermava che quanto era apparso durante la notte era reale. E tutti i mass media inviavano i loro esperti per commentare e soprattutto cercare di immaginare quello che sarebbe successo durante i giorni e le settimane successive. La libera circolazione non era ancora sinonimo di riunificazione tedesca, quella sarà un'altra bella storia».
Beyond the Curtain: e la cortina sull'Europa è caduta
Venticinque anni fa, la cortina di ferro è caduta. Dieci anni fa, otto Stati post-comunisti diventavano membri dell'Unione Europea. Ma cosa sappiamo sui nostri vicini?
Translated from Chute du Mur : Ce soir-là, tout le monde regardait Berlin