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Quel giorno in cui la Lega venne a Palermo

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societàPalermo

Chi l'avrebbe mai detto che un giorno il leader leghista Matteo Salvini sarebbe sceso a Palermo per convertirsi e battezzare un movimento politico tra cannoli e pentimenti?

Cafébabel Palermo c'era.  

Nelle sale eleganti dell'Hotel delle Palme ci sono stati proprio tutti: da Francesco Crispi, che impartiva lezioni di politica, a Richard Wagner che terminava il Parsifal, dalla grande abbuffata del gotha mafioso dell'ottobre 1957 sino alla direzione regionale del Pd siciliano. Ma un leghista, quello no. 

Se si riavvolgessero di quache anno i nastri della storia, pensare che il leader di un partito nato e cresciuto con il dna antimeridionalista potesse scendere a sciacquare i panni in una delle capitali della "Terronia", avrebbe fatto strabuzzare gli occhi a chiunque. Eppure la storia siciliana è ancora una commedia teatrale in cerca di autore e dunque Matteo Salvini non solo è venuto e ha assaggiato estasiato i cannoli, ma si è persino pentito pubblicamente delle angherie contro i nuovi amici del Sud. 

L'occasione era la presentazione del progetto politico "Noi con Salvini", in una regione dove da secoli c'è sempre qualcuno pronto saltare sul carro di chi arriva da lontano per portare una ventata di freschezza (o qualche potenziale poltrona in più). 

Non solo cannoli... 

Ma non c'erano solo cannoli e "vasate" ad accogliere "il Capitano". In una grigia domenica di un febbraio padano, un nutrito gruppo di ragazzi (il grosso erano dei giovani) hanno dato il "benvenuto" al segretario con il colore e il folklore che solo questa terra spesso sa offrire. Bandiere siciliane, cori da stadio riadattati per l'occasione e un campionario di fantasia, condito da qualche frase spesso impronunciabile, hanno ribadito che il leader di un partito al governo per 20 anni, che ha ripetutamente insultato i meridionali e ogni forma di diversità non è un uomo nuovo né un ospite gradito. 

Poi, verso le 15.3o, mentre il vento e la pioggia facevano sentire il segretario a casa, lui è arrivato come una star, attorniato da un nugolo di giornalisti locali e nazionali accorsi per raccontare la giornata campale dello sbarco leghista in Sicilia. E i "picciotti" che avevano organizzato #orgoglioterrone, hanno cominciato a tirare, uova, arance e pomodori verso l'asfalto, ghiotto pasto domenicale di qualche "cane di mannara" che ha fiutato l'affare. 

Nello stesso momento, nel bel mezzo di un'antropologia completamente diversa, con un una felpa con la scritta "Sicilia", Salvini arringava pezzi sparsi di una destra in cerca di autore che, tra i curiosi e le adesioni, riuniva ex lombardiani, vecchie conoscenze della politica siciliana con il cuore a destra, esponenti di Casapound e alcuni giovani folgorati sulla via del lepenismo all'italiana. Tutti guidati dal deputato nazionale e coordinatore regionale Angelo Attaguile, leghista dal marzo 2013. Da ricordare la stilettata contro la mafia, "nemico pubblico numero uno" insieme all'euro di cui parlava l'economista Claudio Borghi, uno degli ospiti più attesi. E la promessa di non raccattare "un voto in più da gente chiacchierata". 

Come si concluderà questa ennesima storia siciliana lo sapremo nei prossimi mesi, ma la "Fiuggi leghista" di Palermo sarà ricordata a lungo.