Quanto costa un'istruzione di valore?
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2014: tempi di crisi e di tagli all'istruzione. Mentre sempre più genitori iscrivono i figli alle scuole private, sorge spontanea una domanda: questo tipo di investimento rappresenta davvero la chiave per un futuro migliore?
Beauzelle, periferia di Tolosa. In un soleggiato pomeriggio autunnale una folla di genitori si raggruppa, come di consueto, al cancello della scuola primaria “Mes Anges” in attesa del suono della campanella. Mentre le risate e gli schiamazzi dei bambini si fanno via via più intensi fino a coprire il canto degli uccelli, mi fermo un attimo ad osservare le mamme, i papà e i nonni che, a fatica, si fanno largo tra biciclette, monopattini e passeggini nel tentativo di raggiungere i propri figli e nipoti. Una distinta signora in tailleur maneggia il suo iPhone all’ombra di un platano. Poco più in là una donna velata culla il suo neonato mentre un gruppetto di giovanissime madri ricoperte di tatuaggi discute animatamente. Ecco arrivare anche i ritardatari, per lo più padri in giacca e cravatta appena usciti dall’ufficio che, nella fretta, hanno posteggiato il SUV in seconda fila.
Questa moltitudine colorata di persone, diverse sul piano culturale, religioso, sociale e, a volte, anche linguistico è accomunata dalla scelta di iscrivere i propri figli in una scuola pubblica. In un certo senso, quel portone verde acido su cui campeggia la scritta “école publique” simboleggia la soglia oltre la quale i bambini sono liberi di esprimersi, confrontarsi e mescolarsi, lasciandosi alle spalle le divisioni del mondo degli adulti.
Pubblico o privato?
Pubblico, gratuito, misto e laico il sistema educativo francese rappresenta sicuramente un’avanguardia a livello europeo. Tuttavia, negli ultimi anni, come testimoniano le cifre del rapporto OECD del 2012, anche nella repubblica d’oltralpe il numero degli alunni inseriti nella formazione privata risulta in crescita. Questa tendenza, lungi dall’essere una peculiarità francese, coinvolge l’intero vecchio continente dove l’eterno dibattito tra l’istruzione pubblica e privata ha recentemente riconquistato le prime pagine dei giornali.
Complice la crisi economica, molti governi hanno deciso di decurtare la propria spesa pubblica applicando tagli anche drastici, come nel caso di Cipro e della Grecia, ai fondi destinati alla cultura e all’istruzione con inevitabili ripercussioni per le scuole pubbliche che, soprattutto nei Paesi del Sud Europa, non godono di ottima salute. La diminuzione dei posti per docenti, la riduzione del loro orario di lavoro e gli accorpamenti degli insegnamenti sono solo alcune delle più eclatanti conseguenze di queste restrizioni budgetarie che hanno limitato la competitività dell’istruzione pubblica. A queste carenze strutturali vanno poi sommate le incapacità gestionali, gli sprechi e le problematiche locali che incidono negativamente sulla performance degli istituti statali.
Di fronte a questo ritratto è difficile biasimare quei genitori, sempre più numerosi, che, nel tentativo di dare ai propri figli una migliore preparazione, si affidano alle scuole private. Ma davvero l’investimento economico rappresenta la chiave d’accesso a un futuro migliore?
Questione di parametri (fuorvianti)
Tralasciando per un attimo le considerazioni di ordine morale, è opportuno dare uno sguardo alle statistiche che rivelano una realtà decisamente complessa. I dati rilevati dal P.I.S.A. (Program for International Student Assessment) e diffusi dall’OECD nel 2012, rivelano infatti che molto spesso i parametri secondo cui l’insegnamento privato viene preferito a quello pubblico sono fuorvianti. Nell’immaginario comune, gli istituti privati sono percepiti come più appetibili sul piano contenutistico, su quello numerico (meno alunni per classe) e sono inoltre rinomati per la loro capacità di offrire una vasta gamma di attività extracurriculari che stimolano l’apprendimento degli studenti.
Per quanto queste considerazioni non siano totalmente smentite dai dati dell’OECD, è fondamentale ricordare che, nell’area OCSE, i migliori risultati raggiunti dagli alunni della scuola privata sono in gran parte riconducibili al background personale di ogni allievo piuttosto che alla qualità del servizio offerto. In generale le strutture private attirano una popolazione studentesca più avvantaggiata sotto il profilo socio-economico che, crescendo in un ambiente familiare e sociale mediamente più colto e stimolante, è facilitata nel percorso di apprendimento.
In sintesi, come confermano i ricercatori, iscrivendo i propri figli a una scuola privata i genitori selezionano la più alta probabilità che questi frequentino classi con compagni di pari o superiore estrazione sociale e crescano quindi in un ambiente più protetto, elitario.
Indubbiamente, sia nel pubblico che nel privato esistono approcci pedagogici differenti, che non si adattano a priori a tutti gli alunni. Tuttavia, nel momento in cui un genitore decide di pagare per ciò che dovrebbe essere un diritto garantito, nega al proprio figlio la possibilità di crescere e imparare all’interno della propria comunità. E implicitamente interpone una distanza tra il bambino e la realtà sociale che lo circonda.
Uno dei migliori insegnamenti che si possa impartire ai propri figli è aver fiducia nelle loro capacità, nella loro intelligenza, nella loro adattabilità al mondo esterno. E la scelta della scuola pubblica rappresenta un attestato di questa fiducia, che non ha nulla a che vedere con il costo dell’istruzione ma con il valore che ognuno di noi le attribuisce.