Quando la realtà diventa un film dell'orrore
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Monica Raffaele AddamoDopo il secondo posto conquistato da un film ungherese alla Berlinale 2012, anche noi di cafebabel.com abbiamo scoperto un piccolo capolavoro del cinema magiaro. Pochi film si prestano a così tante interpretazioni come la seconda pellicola del regista trentatreenne György Pálfi, "Taxidermia", realizzata nel 2006.
Secondo alcuni si tratta di una black comedy, secondo altri di un horror, in ogni caso è una critica della storia dell’Ungheria moderna, vista attraverso gli occhi degli uomini di tre generazioni.
Taxidermia, film intrigante sotto l’aspetto visivo, può essere considerato un capolavoro estetico di 91 minuti con rimandi stilistici al lavoro del britannico (ma americano di nascita) Terry Gilliam e del ceco Jan Svankmajer, per non parlare delle allusioni al lavoro di un altro regista britannico, Peter Greenaway. Il film segue la discendenza maschile di una famiglia che sopravvive per tre generazioni. Vendel Morosgovanyi (Csaba Czene), il capostipite, è un militare ottuso, di stanza in una base sperduta del paese, che si lascia tiranneggiare dai propri superiori perché ha la mente costantemente occupata dal sesso. Quando non è impegnato a eseguire le mille consegne ricevute, si diletta in fantasie erotiche o si masturba guardando qualsiasi donna gli passi davanti.
"Dagli appartamenti traboccanti alle vene occluse e ai pori intasati"
Durante il periodo comunista, il rampollo di Morosgovanyi, Kálmán (Gergõ Trócsányi), partecipa a gare di velocità con mangiatori di tutto il mondo. Mangia così tanto che non fa che aumentare di peso, e quando infine si ritira dalle gare non è più in grado di muoversi liberamente. Il figlio di Kálmán, Lajos (Marc Bischoff), è il terzo e ultimo rappresentante della famiglia. È un uomo scarno e allampanato che per vivere fa il tassidermista, ossia imbalsama animali. Un giorno dimentica aperta la gabbia degli enormi felini del padre ormai immobile, così il vecchio viene divorato dalle bestie. Lajos allora imbalsama sia il padre sia gli animali, e alla fine decide di imbalsamare anche se stesso, servendosi di una macchina che lo tiene in vita mentre imbalsama ogni singolo arto del proprio corpo.
György Pálfi è stato ospite di cafebabel Budapest durante il festival Sziget del 2007.
Proiettato per la prima volta in Europa al Festival del Cinema di Cannes nel 2006, il film, una produzione franco-austro- ungherese, è un’allegoria della società contemporanea. La prima generazione, che cerca di piantare il proprio seme ovunque possibile, è paragonabile alla mentalità miope del maschio colonialista: dove questo seme vada a finire non ha alcuna importanza, purché la sfrenata espansione coloniale possa continuare. La seconda generazione rappresenta alla lettera la società consumista ungherese, che divora tutto ciò su cui riesce a mettere le mani (in genere prodotti importati dalle vecchie colonie), incurante delle conseguenze della propria ingordigia. In un certo senso questo consumismo diffuso ripete la vecchia mentalità coloniale europea, istigando ad accumulare oggetti anziché continenti. A poco a poco la seconda generazione passa dal consumo di beni materiali, che ormai invadono appartamenti e garage stracolmi, al consumo di beni commestibili, dalle pillole agli hamburger. Dagli appartamenti traboccanti si arriva così alle vene occluse e ai pori intasati.
La generazione finale, dei giorni nostri, rappresenta il crollo inevitabile della precedente, che ha perso la capacità di alimentare i propri appetiti e non sa più in che direzione espandersi (se non a ritroso, verso la cellula). Poiché i nostri predecessori hanno consumato così tanto da esaurire ogni possibilità di espansione ulteriore, a noi, come a Lajos, non resta che contrarci in noi stessi. Come Lajos siamo finiti dentro a una macchina che ci permette di amputare i nostri stessi arti (attraverso le misure di austerità economica, con quali conseguenze, s'è visto ad Atene), mentre ricuciamo le ferite in un macabro esperimento consumistico.
Vivo o morto che sia, insistiamo nel volere preservare questo sistema per un’altra generazione ancora, anche se poi, con ogni probabilità, i nostri discendenti ci esporranno nei musei come delle rarità, così come Lajos nel film.
Distribuito in Francia, Belgio, Paesi Bassi, Ungheria, Norvegia e Germania nel 2006; in Austria, Spagna, Portogallo, Regno Unito e Grecia nel 2007; in Finlandia nel 2008.
Foto: (cc) sito ufficiale di Taxidermia.
Translated from 'Taxidermia': Hungarian horror film or historical allegory?