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Quale significato ha il SI degli irlandesi per la Repubblica Ceca?

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Ottavio Di Bella

Nel testo seguente, vorrei dare uno sguardo al risultato del referendum irlandese con riguardo alle sue conseguenze sul processo di allargamento dell’UE, specialmente su quelle che ineriscono il mio paese – la Repubblica ceca.

Sabato 19 ottobre, 906.292 irlandesi hanno votato 'sì' al trattato di Nizza, solamente in 534.887 han risposto 'no'. Nell'ultimo referendum sulla stessa questione solo 453.461 (il 46%) approvarono la ratifica al trattato, mentre ben 529.478 (il 54%) elettori irlandesi non si trovarono d'accordo.

Guardiamo i fatti. Il numero degli oppositori al trattato di Nizza restano allo stesso livello, come nell’aprile dell'anno scorso. Quello che è aumentato, è il numero di chi ha votato per il si, risultato di un’astenzione più bassa (2001: 65,21%; 2002: 50,53%).

L’Irlanda vota per l’allargamento

Mentre mi trovavo in Irlanda questa estate, ho parlato con parecchia gente nelle città maggiori e anche in altre parti del paese. In media mi dissero che votarono l'anno scorso 'no' perché parecchi ra loro non erano sicuri che il trattato di Nizza non rappresentasse una minaccia alla neutralità irlandese. Altri invece, avevano paura di un abbassamento dei sostegni europei all'agricoltura irlandese. Su una cosa tuttavia non ho avuto dubbi, sulla gente che in queste tre settimane ho incontrato in Irlanda: che l’allargamento dell'Unione europea è necessario - e che gode dell'appoggio della maggioranza degli irlandesi.

Gli elettori irlandesi hanno rimosso uno degli ultimi ostacoli, con il loro 'sì' al trattato di Nizza, per far entrare il mio paese nell’UE. Ma alcuni ostacoli sussistono e verranno qui di seguito presi in considerazione.

Il summit di Brussels

Il tema principale del summit era verteva sul finanziamento dell’allargamento riguardo sopattutto ai punti più problematici, come la politica agricola comune.

In generale ci sono due approcci principali al problema: quello tedesco e quello francese. La Germania vuole una riforma integrale della politica agricola comune, perché contribuisce maggiormente al bilancio dell’UE, e quel che riceve indietro è ancora assai poco. Questa discrepanza è molto visibile nel fatto che la Francia trae grandi benefici dalla politica agricola. La Germania sta insistendo per sostegno inferiore per i coltivatori dei paesi nuovi, in parte come un modo per riformare la politica agricola comune, in parte per paura della competizione dei coltivatori polacchi e cechi. La Francia non è favorevole ad alcuna riforma della politica non per generosità e amore verso i paesi nuovi, ma perché lo status quo le va molto bene.

La posizione ceca in questo dibattito è da qualche parte a metà strada. L'agricoltura ceca non rappresenta un settore particolarmente importante dell'economia (diversamente dalla Polonia ad esempio). Meno del 2% della forza lavoro si occupa di agricoltura, e i redditi dei coltivatori cechi sono assai sotto la media nazionale. Nel corso dei negoziati il governo ceco chiede soltanto le stesse condizioni per coltivatori cechi rispetto a quelle riservate ai 'vecchi' paesi UE – dal momento in cui aggiungeremo l’UE. Una riforma radicale della politica agricola comune è necessaria, ma senza fare delle distinzioni tra paesi nuovi e vecchi. Tutti i paesi dovrebbero essere trattati ugualmente e tutti dovrebbero essere d'accordo nel negoziare un abbassamento dei sussidi agricoli nel bilancio UE. Il governo ceco è d'accordo – abbiamo lobbiy agricole molto deboli…

Gli altri negoziati

Attualmente solamente 4 dei 31 capitoli del processo di negoziati bilaterale fra il governo di ceco e l'Unione europea sono ancora aperti. Il 24 ottobre, dopo che l’Olanda ha ritirato le sue obiezioni, anche il il capitolo relativo alla competizione economica fu archiviato. Il governo olandese non concordava con il sostegno del governo ceco all’industria metallurgica, poiché temevano un nuovo e competitivo concorrente sul mercato UE.

Fra i capitoli restanti, due risultano problematici: l’agricoltura (veda sopra) e le istituzioni. Nel secondo capitolo vi è uno specifico problema: secondo il trattato di Nizza la Repubblica ceca avrebbe diritto solamente a 20 seggi nel Parlamento europeo. Noi vogliamo invece, almeno 22 seggi, come i paesi di simili dimensioni (Belgio, Portogallo, Grecia).

Le negoziazioni dovrebbero terminare in dicembre.

Il summit di Copenaghen

La decisione definitiva su quali paesi si congiungeranno all'Unione europea, dovrebbe esser presa a dicembre al summit di Copenaghen. Oggi, il governo ceco non ha dubbi che il nostro paese farà aprte del primo gruppo dei paesi che entreranno, - nonostante i problemi finora insoluti. C'è una forte convinzione che questi ultimi dovrebbero essere risolti molto preto.

La Commissione europea ha pubblicato un rapporto annuale sullo stato di preparazione dei paesi candidati raggiungere l'UE fin dal 1997. Da allora in poi abbiamo raddrizzato molti dei problemi che avevamo, e la Repubblica ceca ha anche accettato l'aquis communautaire, eppure alcuni nodi restano insoluti.

Una delle questioni più complicate è problema della minoranza zingara. Quest’istanza si è guadagnata la scena europea a causa dell'emigrazione di massa di zingari in Gran Bretagna e nei paesi Scandinavi. Il governo ceco e le ONG stanno tentando di risolvere questo problema, ma certamente la cosa avrà tempi lunghi. Il modo di migliorare la posizione sociale della minoranza zingara passa dal sostegno all’istruzione e al lavoro dei membri di questa minoranza.

La seconda grande istanza, per come la vedo io, è rappresentato dal lento progresso nello sviluppo di una coscienza ecologica nella società ceca. Il che si connette fortemente al disinteresse della maggioranza dei cittadini cechi e dei suoi statisti, all'idea di uno sviluppo sostenibile. Ad esempio, il partito dei verdi nella Repubblica ceca ha l'appoggio soltanto del 3% degli elettori. L'accettazione della legislazione europea ha costretto il nostro governo a considerare questi problemi nell’ambito delle sue decisioni. Ma è necessario che tutta la società ceca interiorizzi il pensiero ecologico.

Referendum

In aprile o nel maggio del 2003, avrà luogo un referendum nel paese. I cittadini cechi dovranno rispondere alla domanda se vogliono congiungersi all'Unione europea oppure no. Un sondaggio sull’opinione pubblica mostra che la maggioranza di coloro che intendono di prender parte al referendum si esprimerà per il sì (approssimativamente il 60%).

Io sono un ottimista, e spero che il processo di ratifica all’interno dei paesi membri attuali dell’UE avrà luogo senza particolari problemi.

Si sa bene che oggi, il processo di allargamento non gode di un consenso molto alto fra i paesi UE. Più del 50% degli intervistati in un sondaggio eseguito quest’anno, non era in grado di citare un solo paese candidato!

Se vogliamo costruire un nuovo concetto europeo di cooperazione tra tutte le nazioni democtratiche, è necessario conoscersi vicendevolmente.

Translated from What does the Irish YES mean for the Czech Republic?